Nutrire il mondo con la bellezza

Al via a Brescia la mostra Arcabas: 40 opere di un maestro dell’arte contemporanea, cristianamente ispiratoelisa

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“La Bellezza è il volto di Dio. E Arcabas ci offre di vederlo con le sue tele. Che siano dedicate a un soggetto tratto dai Vangeli o dalla vita quotidiana, le sue opere rispondono tutte a questa domanda: farci vedere il volto di Dio. La sfida è immensa, ma che fortuna abbiamo, quando, davanti ad una delle sue tele così forti, l’emozione ci serra la gola”. (Manuelle-Anne Renault-Langlois) .
Per questo è approdata a Brescia Nutrire il mondo con la bellezza, la mostra con 40 opere di Arcabas, nome d’arte di Jean-Marie Pirot, considerato dai critici “uno dei maestri dell’arte contemporanea”.
Un evento eccezionale e un “regalo” durante il giubileo della Misericordia, fortemente voluto da mons. Alfredo Scaratti, parroco del Duomo, e realizzato con la Diocesi di Brescia, l’Unità Pastorale del Centro Storico e Gruppo Aeper.
“Un atto d’amore” questa mostra, spiega don Alfredo, “perché Arcabas ama la scrittura e la sa tradurre attraverso i colori. È un autore che non si ferma a quello che legge, è molto di più, è capace di dare vita a cose semplici dietro una lettura spirituale e questo non credo sia da tutti”.
“Il suo modo di dipingere è figurativo e al tempo stesso evocativo e molto simbolico, per esempio il colore oro, ha tante sfumature non solo di colore ma di angolazione… Ha la capacità di cogliere il segreto dell’incarnazione, ama la scrittura e la sa tradurre in forma pittorica”, prosegue il monsignore.
“Questa azione spirituale è al tempo stesso precisa e pertinente, teologicamente giusta, ineccepibili, perché sa trasportare dalla parola scritta alla parola colorata – spiega ancora il parroco del Duomo -. Questo riesce ad entrare nel cuore. Il suo uso dei colori in varietà ed armonia non è solo estetica, ma esprime una ricchezza dello spirito”.
“Chi avrà la gioia di visitare la mostra non può che rimanere stupefatto e intimamente arricchito da questa bellezza, non per niente il titolo è Nutrire il mondo con la bellezza”, conclude don Scaratti.
L’esposizione è stata inaugurata oggi pomeriggio presso il Duomo Vecchio e durerà fino al 5 giugno prossimo. Durante l’inaugurazione è intervenuta Rosella Ferrari, guida artistica di Bergamo, che nutre una passione per l’arte in generale e per Arcabas in particolare, per la sua capacità di dare dei criteri e delle modalità con cui approcciarsi all’opera dell’artista francese, spiega Attilio Rossi del team organizzativo, membro della Consulta Diocesana per l’Educazione, la Scuola e l’Università.
La Ferrari è stata scelta non solo “per il suo approccio di carattere scientifico, ma anche per la sua capacità di mostrare, molto bene, quanto la pittura, l’opera di Arcabas abbia un forte valore emotivo, crei un approccio di carattere quasi sensoriale, vivo”.
“L’utilizzo di colori molto forti e dell’oro ricorda molto la tradizione nostra opera trecentesca-quattrocentesca della nostra rappresentazione del divino”, continua Rossi. “Rosella unisce entrambe queste competenze di carattere artistico e di lettura molto empatica dell’opera di Arcabas”, conclude.
Entriamo dunque dentro la mostra, proprio con Attilio Rossi che si è “innamorato” di Arcabas grazie al Ciclo di Emmaus dipinto nella chiesa della Risurrezione a Torre de’ Roveri (BG).
 
Oltre alla mostra ci sono una serie di eventi nell’evento che da qui a giugno accompagneranno le immagini: un ricco banchetto di bellezza?
L’idea di eventi correlati alla mostra è di creare intorno alla mostra di Arcabas un vero e proprio “laboratorio di bellezza”. Si tratta di un banchetto di varie riflessioni, concerti, spettacoli teatrali che, con stili e tagli differenti, concorrono a vedere e a trasmettere l’esperienza della bellezza.
Laboratori, anche se fattivamente con le mani non si farà nulla, perché l’idea di bellezza che soggiace alla mostra è l’idea di un’esperienza, non solo estetica o concettuale, ma di una Bellezza cristianamente incarnata e quindi che trasfigura l’uomo. Trasfigurati dalla bellezza sarà tra l’altro il titolo dell’ultimo “laboratorio”, del 3 giugno prossimo, con mons. Giacomo Canobbio, teologo e Delegato vescovile per la pastorale della Cultura.
Laboratori di bellezza soprattutto dal versante artistico, ma anche da quello spirituale, biblico-esegetico. Il vescovo di Brescia, mons. Luciano Monari, il 10 maggio parlerà a partire da un versetto dell’Apocalisse: “E vidi la Gerusalemme nuova scendere dal cielo” (Ap 21).
Dal punto di vista amministrativo, ad esempio, vi sarà un intervento del Sindaco che parlerà della Bellezza della città intesa come città terrena il 17 maggio; dal punto di vista teologico è atteso l’intervento di don Raffaele Maiolini, teologo, Direttore dell’Ufficio diocesano per l’Educazione, la Scuola e l’Università, il 4 aprile, Quando la bellezza si fa carne, e del teologo don Giuliano Zanchi il 14 aprile, La bellezza non salva: promette.
Si tratta di interventi sul crinale dell’esperienza artistica a sottolineare fondamentalmente che quella della bellezza è un’esperienza umana totale che non riguarda un campo specifico dell’esistenza umana, ma un’esperienza che investe tutto l’uomo nella sua essenza, morale, nel suo godimento estetico e nella sua vita spirituale.
Quello che si voleva sottolineare con la creazione di questi laboratori diversi e simili era far cogliere che la bellezza è un’esperienza unitaria e unificante dell’uomo.
 
I laboratori di bellezza sono una parte forte della mostra…
L’intenzione di tutti gli incontri è di essere parte integrante della mostra, quasi un naturale completamento, una sorta di commento-provocazione che nasce dalla mostra stessa; sono anche un percorso che va in direzione inversa, cioè partendo da una riflessione si approda ad una dimensione concreta, reale, vera di opere che cercano tradurre la trasfigurazione che la bellezza porta nella vita di un uomo, in questo caso dell’artista, ma che proprio perché è bellezza viene data a tutti gli altri uomini, non è trattenuta egoisticamente per sé.
 
Arcabas: contemporaneo e sacro, con Chiara Gafforini e Quando la bellezza si fa carne, con don Raffaele Maiolini è il primo laboratorio di bellezza della mostra che è un corso di formazione per gli insegnanti, in particolare per quelli di religione: perché questa scelta? 
La mostra inaugura il 2 aprile, abbiamo fissato il 4 aprile questo corso di formazione perché ci sembrava un’occasione unica a Brescia l’esposizione di un autore che riesce a tradurre in arte in maniera così profonda il messaggio biblico. Ci pareva molto interessante coinvolgere in un percorso di formazione i docenti di religione, ma non solo perché l’incontro è aperto a tutti i docenti. Lo abbiamo posto all’inizio del percorso perché ci piacerebbe che i docenti che partecipano potessero far fare un’esperienza di contemplazione di questa bellezza agli studenti. Per questo era necessario fare incontrare gli insegnati con questa mostra, per permettere loro di coinvolgere le scuole. Iniziare con gli insegnati perché il sogno è quello che non solo gli adulti ma anche i ragazzi possano approcciarsi ad un autore così forte ed interessante dal punto di vista artistico e dell’interpretazione della scrittura e del messaggio evangelico. La pittura di Arcabas è una vera propria esegesi del testo biblico o del volto di Dio che si cela nella vita quotidiana.
 
Chi ha curato l’allestimento della mostra? 
La mostra non ha un curatore ufficiale. È stata ideata da Arcabas, da sua moglie Jaqueline e da don Emilio Bruzzoni, il sacerdote di Bergamo che stabilì il primo contatto con l’artista negli anni ’90 e che lo invitò a Bergamo a dipingere la cappella con il Ciclo di Emmaus. La mostra di Brescia è nata da un’idea di don Alfredo Scaratti. L’allestimento è stato pensato e confezionato dal gruppo Aeper, una società cooperativa, legata a don Emilio Brozzoni, che si occupa di educazione, di aiuto alla disabilità, con finalità sociale. Don Brozzoni fu il primo a pensare ad una mostra di Arcabas che infatti approdò per la prima volta a Bergamo e poi a Seveso. Nella lettura evangelica che Arcabas fa attraverso le sue opere, il gruppo Aeper trova un po’ il senso della sua azione educativa e sociale ed evangelica. Non solo il gruppo ha pensato la mostra, ma anche ne cura l’allestimento fisico e materiale. La sinergia tra impegno sociale, riflessione spirituale, artistico- culturale per noi è stata molto importante ed interessante.
 
Arcabas, autore importate nel panorama contemporaneo, poco conosciuto perché?
Rispondo da incompetente… Il fatto che la sua opera si sposi così fortemente con questa interpretazione della parola sicuramente può essere un ostacolo alla popolarità. A livello di “arte sacra”, termine fortemente inesatto, i luoghi deputati per così dire all’“arte sacra”, forse non hanno fatto un grande servizio, a volte spingendo su opere e produzioni poco feconde, poco interessanti, o forse per una sorta di non coraggio, ritraendosi in una scelta iconografica molto datata, come se l’esegesi del messaggio evangelico attraverso l’arte avesse avuto un periodo d’oro, e poi non ci sia più la possibilità di dire altro. Questa forse è una concezione dell’arte un po’ povera che conosce poco e rispetta poco l’idea che l’arte di ogni tempo dice e indirizza la sensibilità di quel tempo. Arcabas ha comunque avuto grandi riconoscimenti.
 
Quella di Arcabas è un’esperienza di fede…
Assolutamente sì. Non è semplicemente l’atto estetico, ma c’è l’uomo, Jean- Marie Pirot, che fa sua la parola, che combatte con la parola e il suo modo di combatterla, interpretarla e viverla sono i colori e il pennello… È un’esperienza mistica la sua che apre squarci inediti.
 
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Dal 3 aprile al 5 giugno 2016
Duomo Vecchio di Brescia (Piazza Paolo VI)
Ingresso gratuito
Titolo: Nutrire il mondo con la bellezza
www.arcabas.cattedraledibrescia.it
 

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Elisabetta Pittino

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