Nuovi documenti testimoniano l'affetto di Pio XII per gli ebrei

A scoprirli di recente è stata la Fondazione Pave the Way

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di Inma Álvarez

NEW YORK, venerdì, 20 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Alcuni documenti scoperti di recente provano che Papa Pio XII ha avuto gesti di amicizia e protezione nei confronti del popolo ebraico prima, durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Lo ha reso pubblico questo giovedì attraverso un comunicato la Fondazione Pave The Way (PWTF), che si dedica a promuovere il dialogo tra le religioni.

Le scoperte sono state compiute dallo storico tedesco Michael Hesemann, autore dell’opera “The Pope Who Defied Hitler. The Truth About Pius XII” (“Il Papa che sfidò Hitler. La verità su Pio XII”). Hesemann rivela di aver trovato una serie di documenti nell’Archivio Segreto Vaticano che accreditano numerosi interventi di Papa Pacelli a favore degli ebrei.

Uno di questi è quello dell’Arcivescovo Pacelli, allora Nunzio Apostolico in Baviera, datato 1917, attraverso il Governo tedesco, per chiedere che gli ebrei della Palestina fossero protetti davanti all’Impero Ottomano della Turchia.

Il dottor Hesemann spiega anche che nel 1917 il futuro Pio XII sfruttò la sua influenza perché l’allora rappresentante dell’Organizzazione Sionista Mondiale Nachum Sokolov fosse ricevuto personalmente da Papa Benedetto XV per parlare di una patria ebraica in Palestina.

Nel 1926, monsignor Pacelli esortò i cattolici tedeschi a sostenere il Comitato Pro Palestina, che appoggiava gli insediamenti ebraici in Terra Santa.

Queste scoperte si uniscono alle prove apportate dallo stesso presidente della Fondazione, Gary Krupp, che al congresso su Pio XII celebrato a Roma nel settembre 2008 ha presentato oltre 300 pagine di documenti originali che contengono dettagli su come siano stati attuati gli ordini del Papa durante la guerra di nascondere gli ebrei a Roma.

I documenti, che possono essere scaricati dalla pagina web della Fondazione, comprendono un manoscritto di una monaca, datato 1943, che spiega dettagliatamente le istruzioni ricevute dal Papa, così come una lista di ebrei protetti.

Un altro documento è un rapporto dello US Foreign Service del console americano a Colonia, che informa sul “nuovo Papa” nel 1939. Il diplomatico si mostra sorpreso per l’“estrema avversione” di Pacelli nei confronti di Hitler e del regime nazista, e per il suo sostegno ai Vescovi tedeschi nella loro opposizione al nazionalsocialismo, anche a costo della soppressione delle Gioventù Cattoliche tedesche.

Viene inoltre riportato un documento del 1938, firmato dall’allora Segretario di Stato Eugenio Pacelli, in cui si oppone al disegno di legge polacco di dichiarare illegale il sacrificio kosher, visto che questa legge “presupporrebbe una grave persecuzione contro il popolo ebraico”.

Come Papa, durante la guerra, Pio XII scrisse un telegramma all’allora reggente dell’Ungheria, l’ammiraglio Miklós Horthy, perché evitasse la deportazione degli ebrei, e questi acconsentì, il che si stima abbia salvato circa 80.000 vite umane. Al Governo brasiliano chiese di accettare 3.000 “non ariani”.

Un altro documento è un’intervista a monsignor Giovanni Ferrofino, segretario del Nunzio a Haiti, monsignor Maurilio Silvani. Il presule afferma che due volte l’anno riceveva telegrammi cifrati da parte di Pio XII che inoltrava al generale Trujillo, Presidente della Repubblica Dominicana, per chiedergli a nome del Papa 800 visti per gli ebrei, con cui si stima che si siano salvati almeno 11.000 persone.

Si apportano anche prove che il Vaticano falsificò segretamente i certificati di Battesimo per permettere a molti ebrei di emigrare come cattolici.

Una scoperta personale

L’impegno della Fondazione Pave the Way obbedisce alla determinazione del suo presidente, Gary Krupp, ebreo americano, che riconosce di essere cresciuto “disprezzando Pio XII” fino a quando ha letto il libro di Dan Kurzman “A Special Mission: Hitler’s Secret Plot to Seize the Vatican and Kidnap Pope Pius the XII” (“Una missione speciale: il piano segreto di Hitler per impossessarsi del Vaticano e rapire Papa Pio XII”).

Nel testo si raccoglie la testimonianza del generale Karl Wolff, che parla dettagliatamente del piano di Hitler di attaccare il Vaticano e sequestrare il Pontefice. Si sa che c’erano spie in Vaticano, e franchi tiratori tedeschi a 200 metri dalle finestre papali.

La stessa limitazione delle dichiarazioni pubbliche del Papa, che ha suscitato molte critiche nei suoi confronti, si spiega per l’aumento delle pene nei campi di concentramento, testimoniata da ex prigionieri, ogni volta che alte cariche ecclesiastiche parlavano contro il regime nazista.

Un’altra scoperta che ha fatto cambiare idea a Krupp, secondo quanto egli stesso ha dichiarato, è stata la prova che “Il Vicario”, la famosa opera del comunista tedesco Rolf Hochhuth, si è basata su documenti vaticani manipolati, come parte di un complotto segreto del KGB per screditare la Santa Sede. Queste informazioni sono state rivelate dal Tenente Generale Ion Mihai Pacepa, l’agente del KGB di più alto rango ad aver disertato.

Gary Krupp afferma di essere rimasto “sorpreso cercando personalmente gli articoli del NY Times e del Palestine Post tra il 1939 e il 1958. Non sono riuscito a trovare neanche un solo articolo negativo su Pio XII”.

La chiarificazione della figura del Pontefice è stata assunta come obiettivo dalla PWTF per “eliminare un ostacolo” alla comprensione tra ebrei e cattolici. “Nell’interesse della giustizia, noi ebrei dobbiamo essere consapevoli degli sforzi di quest’uomo in un periodo in cui il resto del mondo ci aveva abbandonato”.

“E’ il momento di riconoscere Pio XII per ciò che ha fatto, non per ciò che non ha detto”, ha aggiunto Krupp, per il quale il motivo della persistenza di questa “leggenda nera” è, da un lato, “il rifiuto da parte dei critici di Pio XII a consultare e rivedere i documenti recentemente tratti dall’Archivio Segreto Vaticano”, dall’altro “la mancanza di disponibilità della maggior parte dei mezzi di comunicazione a dare copertura alle informazioni positive su Pio XII”.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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