Nuovi difensori del Crocifisso alla Corte Europea

Lo European Centre for Law and Justice sarà “amicus curiae” a Strasburgo

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STRASBURGO, giovedì, 13 maggio 2010 (ZENIT.org).- La Corte Europea dei Diritti Umani (ECHR) ha informato questo mercoledì lo European Centre for Law and Justice (ECLJ) che è autorizzato a diventare terzo (amicus curiae) nel caso “Lautsi vs Italia”, più noto come il “caso del crocifisso”.

Secondo quanto ha potuto apprendere ZENIT da questa istituzione, l’ECLJ sottoporrà le sue osservazioni scritte alla Grande Camera della ECHR il 26 maggio. La Grande Camera terrà l’udienza pubblica il 30 giugno. La sentenza finale verrà pubblicata alla fine dell’anno.

“Nelle sue osservazioni scritte, l’ECLJ dimostrerà che la presenza del Crocifisso nelle scuole italiane è legittima di per sé, che non è irrispettosa nei confronti degli altri credo e che nulla nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo può essere interpretato come un imporre il secolarismo nel contesto dell’istruzione pubblica”, ha spiegato a ZENIT il direttore dell’ECLJ, Grégor Puppinck.

Il caso Lautsi è stato riferito alla Grande Camera della Corte dopo che il Governo italiano ha presentato ricorso, il 28 gennaio scorso, contro una prima decisione emessa dalla Seconda Sezione della Corte il 3 novembre 2009.

In quella prima decisione, la Corte ha stabilito che la presenza del Crocifisso nelle classi è “contraria al diritto dei genitori di educare i figli in linea con le proprie convinzioni e al diritto alla libertà religiosa dei bambini”, perché gli studenti italiani si sentirebbero “educati in un ambiente scolastico che porta il segno di una certa religione”.

La Corte continuava affermando che la presenza del Crocifisso poteva essere “emotivamente inquietante” per il figlio della signora Lautsi, e che, aspetto più importante, la sua esposizione poteva non “promuovere un pensiero critico negli alunni” e non “servire il pluralismo educativo” essenziale per la preservazione di una “società democratica”.

La Corte concludeva affermando che c’era stata una violazione dell’Articolo 2 del Protocollo n. 1 (Diritto all’istruzione) considerato insieme all’Articolo 9 (libertà di religione) della Convenzione.

Questa sentenza è stata fortemente criticata dagli esperti legali e politici e denunciata da molti Stati europei come un’imposizione del “secolarismo” sulle varie società europee.

In particolare, è stato ribadito che la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo non ha mai richiesto che lo Stato debba “osservare la neutralità confessionale nel contesto dell’istruzione pubblica” o in qualsiasi altro settore pubblico.

Vari Stati membri del Consiglio d’Europa, infatti, sono “Stati confessionali” con una religione ufficiale o un riconoscimento di Dio nelle leggi e nelle Costituzioni.

Concedendo il 2 marzo scorso il rinvio davanti alla Grande Camera sulla decisione di novembre, la Corte ha riconosciuto che quella sentenza ha sollevato serie questioni legali e deve essere riconsiderata.

Il 29 aprile, il Governo italiano ha sottoposto il suo memorandum alla Corte spiegando che i giudici di Strasburgo non hanno competenza per imporre il secolarismo a un Paese, e soprattutto all’Italia, caratterizzata dalla sua identità e pratica religiosa a stragrande maggioranza cattolica.

Anche molti Stati membri, come Malta e la Lituania, così come 9 ONG, sono stati autorizzati a unirsi al processo davanti alla Grande Camera.

Questa partecipazione diretta degli Stati membri come terzi in un caso singolo è del tutto senza precedenti. Sono tutti a favore della legittimità dell’esposizione pubblica del Crocifisso. Eccezionale è anche l’ampio sostegno dato all’ECLJ da un elevato numero (79) di parlamentari europei di vari partiti.

Come ha dichiarato Puppinck, il vero pluralismo “inizierà rispettando le varie società europee in relazione alla cultura, all’identità e alle tradizioni religiose. Una decisione di una Corte sovranazionale che imponga il secolarismo in tutta Europa è l’esatto opposto dei valori del pluralismo, del rispetto e della diversità culturale”.

Hanno presentato alla Corte una richiesta formale di ammissione come “parte terza” nel procedimento anche le ACLI, il comitato centrale dei cattolici tedeschi (Zdk) e le Settimane sociali di Francia, rappresentanti della rete “Iniziative di Cristiani per l’Europa”.

L’ECLJ è un ente giuridico no profit internazionale che si concentra sulla difesa dei diritti umani e della libertà religiosa in Europa e nel mondo. I legali dell’ECLJ hanno agito in numerosi casi davanti alla Corte Europea per i Diritti Umani.

L’ECLJ ha inoltre uno status consultivo presso l’ECOSOC delle Nazioni Unite, ed è accreditato presso il Parlamento Europeo.

Per ulteriori informazioni, http://www.eclj.org

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ZENIT Staff

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