Man and wife united in marriage

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Nozze gay. Giudici contro i sindaci: "Trascrizioni illegittime"

L’Autorità giudiziaria ha ricordato che il matrimonio prevede la differenza tra i sessi. Plauso dai centristi in Senato: “Ora Renzi rifletta sul ddl Cirinnà”

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Brusca frenata sul terreno dei cosiddetti “nuovi diritti”. A spazzare via i cotillon e a rimettere i tappi di sughero sulle bottiglie di champagne ci pensano i giudici del Consiglio di Stato. I quali in punta di diritto hanno bocciato le trascrizioni delle nozze omosessuali contratte all’estero nel registro di stato civile di Roma Capitale.

Si chiude così, con una sconfitta per l’ex sindaco capitolino Ignazio Marino, la battaglia intentata nei suoi confronti dall’ex prefetto Giuseppe Pecoraro. Era il 18 ottobre 2014 quando in Campidoglio andò in scena una fastosa cerimonia nell’ambito della quale il primo cittadino di Roma aveva registrato sedici coppie composte da persone dello stesso sesso.

L’iniziativa, che si è svolta anche in altre città italiane, aveva trovato la ferma condanna del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e quegli atti erano stati annullati con un decreto dal prefetto Pecoraro.

Alcune coppie “sposate” da Marino si erano allora rivolte al Tar del Lazio per fare ricorso contro il decreto del prefetto. Nel marzo scorso il giudice amministrativo, pur precisando che era insussistente il diritto alla trascrizione di tali matrimoni, aveva dato loro ragione, stabilendo che il Ministero dell’Interno e le Prefettura non possono intervenire per annullare le trascrizioni nel registro di stato civile. Intervento di questo tipo – la decisione del Tar – è consentito soltanto all’Autorità giudiziaria ordinaria.

Marino accolse con giubilo la decisione. “Per me – disse l’ex sindaco – non è assolutamente una sorpresa, non credo ci sia stato mai un momento in cui ho mostrato un minimo dubbio sulla mia certezza”. Forse oggi, a sette mesi di distanza e con tanti cambiamenti avvenuti in Campidoglio, anche quella certezza si è sgretolata sotto il martello dei giudici del Consiglio di Stato.

L’Autorità giudiziaria ordinaria ha infatti sentenziato: a una coppia omosessuale manca un requisito essenziale, che gli ermellini hanno definito “ontologico”: la diversità tra i sessi. Pertanto, due persone omosessuali non possono vedersi riconosciuta la loro unione. “Il corretto esercizio della potestà – scrivono i giudici – impedisce all’ufficiale dello Stato civile la trascrizione di matrimoni omosessuali celebrati all’estero”. Di qui l’indicazione del Consiglio di Stato ai legislatori: “Il dibattito politico in corso in Italia sulle forme e sulle modalità del riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali sconsiglia all’interprete qualunque forzatura, sempre indebita ma in questo contesto ancora meno opportuna”.

Le coppie omosessuali che avevano fatto ricorso contro l’annullamento delle trascrizioni voluto dalla prefettura si erano appellate a un presunto diritto europeo superiore a quello italiano. Argomentazione spazzata via dal Consiglio di Stato : “Non appare in definitiva configurabile allo stato del diritto convenzionale europeo e sovranazionale un diritto fondamentale al matrimonio omosessuale”. Respinta anche l’obiezione di chi aveva parlato di una violazione delle libertà di circolazione e di soggiorno. Non c’è – sottolineano le toghe – “alcuna previsione degli stati europei in merito”.

La sentenza dell’Autorità giudiziaria rappresenta anche – dopo la sconfitta di marzo al Tar del Lazio – una rivincita dell’allora prefetto Pecoraro nei confronti di Marino. Si legge infatti nella sentenza che tra le prerogative di un Prefetto c’è anche quella “generale di autotutela sugli atti adottati contra legem dall’organo subordinato”.

Se da ciò che rimane della Giunta Marino il primo commento ufficioso alla decisione dei giudici è che si tratta di una “sentenza conservativa”, le prime parole del ministro dell’Interno Alfano sono state le seguenti: “Molto bene”. Il leader di Nuovo Centrodestra ricorda che dopo la sua circolare in cui vietava questo tipo di trascrizioni, erano arrivate “aggressioni talvolta violente e una pioggia di ricorsi”. Ma adesso – rileva con soddisfazione – “il Consiglio di Stato mi dà ragione su tutta la linea”. Soddisfatto anche il Forum delle associazioni familiari, che rileva come “la verità, il buon senso, la certezza del diritto alla fine hanno avuto la meglio”.

Il capogruppo di Ncd al Senato, Alessandro Pagano, parla di “legalità ripristinata” e auspica che questa sentenza possa incidere sul dibattito riguardo il ddl Cirinnà sulle unioni civili. “Dovrebbe portare il premier Renzi, proprio nel dibattito sul riconoscimento dei diritti civili alle coppie conviventi, a un supplemento di riflessione”, chiosa Pagano.

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Federico Cenci

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