"Nota verbale" della Santa Sede alle ambasciate per la pace in Medio Oriente

Nel testo inviato dalla Segreteria di Stato sono contenuti i recenti appelli del Papa rivolti al termine degli Angelus

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La Segreteria di Stato della Santa Sede interviene per sollecitare la comunità internazionale ad un maggiore impegno per la pace in Medio Oriente. Lo ha fatto attraverso l’invio di una “Nota verbale” alle ambasciate accreditate presso il Vaticano, richiamando i recenti appelli affinché cessino i conflitti rivolti dal Papa al termine degli ultimi Angelus.

Conflitti di cui pagano spesso le peggiori conseguenze le comunità cristiane. Mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, ha dichiarato alla Radio vaticana che “la Segreteria di Stato segue la situazione delle comunità cristiane in Medio Oriente con grandissima preoccupazione. Le comunità cristiane stanno soffrendo ingiustamente, hanno paura e molti cristiani sono stati costretti ad emigrare. Solo a Mosul circa 30 chiese e monasteri sono stati occupati e danneggiati dagli estremisti e la croce è stata tolta. Per la prima volta in tantissimi anni non si è potuta celebrare la Santa Messa la domenica”.

La Santa Sede, spiega ancora mons. Mamberti, sta agendo “a diversi livelli”. In primo luogo, papa Francesco “ha manifestato in varie occasioni e in modo commosso la vicinanza alle comunità cristiane”, incoraggiando “ad essere forti nella speranza”. Lo stesso Santo Padre ha mandato anche “un aiuto economico alle famiglie tramite il Pontificio Consiglio Cor Unum, per venire incontro ai bisogni umanitari”.

Dal canto suo, la Segreteria di Stato – prosegue mons. Mamberti – “attraverso i suoi canali diplomatici, continua a stimolare l’attenzione delle autorità internazionali e dei governi alla sorte di questi nostri fratelli ed è stata inviata, proprio ieri e oggi, una ‘Nota verbale’ a tutte le ambasciate accreditate presso la Santa Sede con il testo degli ultimi appelli del Santo Padre concernenti anche più in generale la situazione in Medio Oriente, con la richiesta di far presente il messaggio ai rispettivi governi”.

Il presule auspica quindi che “la comunità internazionale prenda a cuore la questione, giacché sono in gioco principi fondamentali per la dignità umana, il rispetto dei diritti di ogni persona, per una convivenza pacifica ed armoniosa delle persone e dei popoli”.

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ZENIT Staff

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