Nostalgia di un vecchio cortile

La tendenza a rinchiudersi nel proprio guscio rischia di creare, tra i giovani, un pericoloso distacco dalla realtà

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La solitudine è una condizione umana che si impadronisce sempre di più dei giovani. Tanti ragazzi, purtroppo, si ritrovano intrappolati in un mondo fatto di silenzi, di gusci e di barriere. Le solitudini di oggi sono figlie dei nostri tempi e ne rispecchiano tutti i difetti. Pensiamo, ad esempio, alla solitudine che nasce da un cattivo uso della televisione.

Negli anni ’50, quando nacque la TV, le persone uscivano di casa e si riunivano nei bar per vederla. Era un piacevole momento di incontro, da consumare tutti insieme di fronte alle immagini in bianco e nero di trasmissioni fatte con poesia e buon gusto.

Ma i tempi sono cambiati. In ogni casa ci sono più televisori. Spesso i giovani si ritrovano soli, nella loro cameretta, di fronte ad uno strumento che li bombarda con messaggi discutibili, urla, violenza e spot pubblicitari infiniti.

Un’altra grande solitudine è quella del gioco. Sembra scomparire l’antica cultura del cortile e della piazza, luoghi all’aperto in cui i bambini  praticavano tradizionali giochi di gruppo, allegri e creativi.

Erano parentesi di svago positive, in cui si stava insieme e ci si confrontava l’uno con l’altro. Non rappresentavano soltanto un’occasione di divertimento, ma soprattutto momenti educativi in cui ci si abituava ad avere delle regole e a rispettare l’avversario.

Oggi, purtroppo, si diffonde sempre di più la moda dei videogiochi, in cui il bambino vive immerso in “fantasie già pronte” e si ritrova solo di fronte allo schermo freddo di un computer.

Un analogo meccanismo di solitudine è quello che caratterizza il mondo di internet. Tanti giovani trascorrono ore navigando da un sito all’altro o parlando attraverso chat e social network.

A volte le persone che intervengono in questi mondi virtuali non sono sincere ed indossano delle maschere. Il risultato è quello di una falsa comunicazione, che rischia di degenerare nell’incapacità di sostenere un autentico rapporto con gli altri.

Un’altra solitudine piuttosto frequente è quella della discoteca. Molti ragazzi, durante il fine settimana, si recano nei locali da ballo cercando un momento d’incontro. Ma la loro voglia di comunicare viene soffocata da ambienti che ostacolano qualunque tipo di dialogo.

Il volume della musica è troppo alto. Di conseguenza le discoteche si trasformano in un disperato insieme di solitudini che ballano, rinchiuse nel proprio guscio.

Sono tante, per i ragazzi di oggi, le occasioni di rinchiudersi in nuove, potenziali celle di isolamento. Tutto questo, purtroppo, comporta molti rischi dal punto di vista educativo. Non dimentichiamo che strumenti come internet o la televisione trasmettono costantemente messaggi, a volte anche ingannevoli. E quando si è soli, di fronte ad uno schermo, è facile essere indottrinati e strumentalizzati.

Come combattere le nuove trappole legate alle solitudini? Prima di tutto è necessario educare i giovani ad un uso più responsabile dei mezzi di comunicazione. Bisogna abituarli a non subire in modo passivo i tanti messaggi che giungono dal web o dalla televisione.

Poi è importante offrire ai ragazzi le occasioni e gli spazi per stare insieme davvero, in modo comunicativo e creativo. I locali da ballo, ad esempio, dovrebbero essere ricondotti alla loro funzione originale di luoghi di incontro, limitando il volume della musica e creando ambienti più adatti al dialogo.

Infine è necessario alimentare nei giovani un’autentica cultura dell’impegno. Trascorrere troppo tempo nei social network e nelle chat significa rifiutare di confrontarsi con altri esseri umani. Significa rinunciare ad impegnarsi, perché il rapporto con il prossimo rappresenta anche un impegno, uno sforzo per uscire dal proprio guscio.

E’ importante cercare le persone vere, vivere con loro, imparare a comprenderle e ad amarle sul serio. Non attraverso la barriera di uno schermo.

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Carlo Climati

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