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Norvegia. Finito l'incubo della famiglia Bodnariu, si apre il dibattito sulla libertà religiosa

Dopo sette mesi, quei genitori definiti “troppo cristiani” possono riabbracciare i loro figli. Aperte indagini all’Europarlamento sul comportamento delle autorità norvegesi

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È durata quasi sette mesi la kafkiana vicenda della famiglia Bodnariu. La coppia di profonda fede cristiana, lui romeno e lei norvegese, ha potuto finalmente riabbracciare i cinque figli che erano stati sottratti dalla Barnevernet, ossia i servizi sociali di Oslo.
Un incubo a cui è stata messa la parola fine, dopo che iniziative legali, pressioni a governo norvegese ed Unione europea, nonché manifestazioni di piazza, veglie e preghiere avevano provato a squarciare quel velo di reticenza delle autorità che ha accompagnato sin dagli inizi la storia.
In una sera di novembre come tante, i coniugi Bodnariu furono inopinatamente arrestati. Interrogati e poi rilasciati, ai due malcapitati, di nome Marius e Ruth, non venne data nessuna spiegazione approfondita da parte della polizia su quanto stesse loro accadendo. Intanto, i servizi sociali si occuparono di portar via loro la prole, tra cui un lattante.
Solo successivamente, grazie all’intervento di un avvocato, i Bodnariu riuscirono a sapere che la misura era stata presa a seguito di una segnalazione da parte della scuola frequentata da due loro figlie, le maggiori. La preside dell’istituto sospettava infatti che i due coniugi usassero metodi d’educazione troppo drastici verso i figli.
La testimonianza del loro dispotismo, secondo la donna, risiederebbe nel fatto che i due coniugi sono “molto cristiani”, a tal punto da credere in un Dio che “punisce i peccati”. Pur convinta che i due genitori non abbiano usato violenza nei confronti dei figli, l’opinione della preside è che questo clima religioso abbia inibito i piccoli.
Motivazioni che i servizi sociali del Paese scandinavo hanno ritenuto sufficienti per strappare i figli alla famiglia. Solo ad inizio aprile il più piccolo è stato restituito alle cure della madre che lo stava allattando.
Un gesto di clemenza, anticamera di quanto sarebbe accaduto due mesi più tardi. Lo scorso 7 giugno, infatti, anche gli altri sono potuti tornare tra le braccia dei genitori. L’avvocato della famiglia, Peter Costea, presidente di Alliance for Romania’s Family, ha definito l’epilogo “un miracolo”.
Contattato da Tempi, il legale spiega che “normalmente i servizi sociali norvegesi, una volta sottratti i figli alle famiglie, li fanno adottare da altre coppie, mentre i pochi bambini che tornano a casa, lo fanno dopo anni”. Ad ogni modo Costea sottolinea che “la vicinanza della comunità cristiana di tutto il mondo” ha consentito ai Bodnariu di non disperare durante tutti questi “giorni terribili”.
Il sostegno che la famiglia romeno-norvegese ha ricevuto nell’arco dei sette mesi non si esaurisce però ora. Fa sapere il portale Matchman-News che membri della delegazione parlamentare della Romania all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa hanno avviato un’indagine della Commissione per gli Affari Sociali, la Salute e lo Sviluppo Sostenibile.
Si tratta dei senatori Ben-Oni Ardelean, Titus Corlatean e Viorel Badea-Riceard, i quali con questo gesto vogliono approfondire la vicenda e porre eventuali rimedi a questa violazione dei diritti umani facendo concrete raccomandazioni legislative alle autorità di Oslo. Già il 4 maggio Valeriu Ghiletchi, europarlamentare della Moldavia, aveva chiesto al Comitato dei Ministri di intervenire nei confronti della Norvegia.
Nel gennaio scorso gli europarlamentari romeni avevano presentato in Commissione Affari Sociali un’analisi dalla quale emerge che nel 2013, su 53mila casi di indagine da parte della Barnevernet su famiglie norvegesi, “in 9mila di essi si è giunti alla fine alla decisione di ‘rimuovere’ i bambini dalle proprie famiglie naturali”.
Dati impressionanti, che dimostrano come il modus operandi dei servizi sociali norvegesi sia estremamente rigoroso, basato su un clima di diffidenza e che rischia di violare la priorità dei genitori nell’educazione dei figli.
Nel caso dei Bodnariu, inoltre, pesa il sospetto che la loro fede cristiana abbia inciso sulla decisione dei servizi sociali. Sospetto che diventa una certezza a sentire l’avvocato della famiglia e i nonni dei bambini, secondo i quali “l’educazione cristiana dei bambini è ciò su cui verte l’azione delle istituzioni norvegesi”.
In tal caso, Oslo avrebbe calpestato la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, garante del “diritto dei genitori di assicurare educazione e insegnamento secondo le loro convinzioni religiose e filosofiche”. E avrebbe dimostrato che la libertà di professare la fede cristiana sta diventando un miraggio anche nella civile Europa.

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Federico Cenci

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