Non siamo in paradiso!

La riposta della “Lumen Gentium” e di sant’Agostino alle incongruenze dei cristiani

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Davanti alle incongruenze dei cristiani, compresi coloro che sono chiamati ad essere pastori, c’è un atteggiamento di indignazione. Pur tenendo conto delle esagerazioni mass mediatiche – ad esempio nei confronti della Curia romana sembra esserci quasi un “tiro al piattello” nel modo con cui viene demonizzata – è bene ricordare che ci troviamo nella condizione di viatori, ossia nella Chiesa pellegrinante e non ancora nella gloria del Paradiso. Per questo è utile rileggere quanto scritto nella “Lumen Gentium” e il brano di sant’Agostino citato in essa.  

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Lumen Gentium, n. 8

Cristo, unico mediatore, ha costituito sulla terra e incessantemente sostenta la sua Chiesa santa, comunità di fede, di speranza e di carità, quale organismo visibile, attraverso il quale diffonde per tutti la verità e la grazia. Ma la società costituita di organi gerarchici e il corpo mistico di Cristo, l’assemblea visibile e la comunità spirituale, la Chiesa terrestre e la Chiesa arricchita di beni celesti, non si devono considerare come due cose diverse; esse formano piuttosto una sola complessa realtà risultante di un duplice elemento, umano e divino. Per una analogia che non è senza valore, quindi, è paragonata al mistero del Verbo incarnato. Infatti, come la natura assunta serve al Verbo divino da vivo organo di salvezza, a lui indissolubilmente unito, così in modo non dissimile l’organismo sociale della Chiesa serve allo Spirito di Cristo che la vivifica, per la crescita del corpo (cfr. Ef 4,16).

Questa è l’unica Chiesa di Cristo, che nel Simbolo professiamo una, santa, cattolica e apostolica e che il Salvatore nostro, dopo la sua resurrezione, diede da pascere a Pietro (cfr. Gv 21,17), affidandone a lui e agli altri apostoli la diffusione e la guida (cfr. Mt 28,18ss), e costituì per sempre colonna e sostegno della verità (cfr. 1 Tm 3,15). Questa Chiesa, in questo mondo costituita e organizzata come società, sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui, ancorché al di fuori del suo organismo si trovino parecchi elementi di santificazione e di verità, che, appartenendo propriamente per dono di Dio alla Chiesa di Cristo, spingono verso l’unità cattolica. Come Cristo ha compiuto la redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni, così pure la Chiesa e chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza. Gesù Cristo «che era di condizione divina… spogliò se stesso, prendendo la condizione di schiavo » (Fil 2,6-7) e per noi «da ricco che era si fece povero» (2 Cor 8,9): così anche la Chiesa, quantunque per compiere la sua missione abbia bisogno di mezzi umani, non è costituita per cercare la gloria terrena, bensì per diffondere, anche col suo esempio, l’umiltà e l’abnegazione. Come Cristo infatti è stato inviato dal Padre «ad annunciare la buona novella ai poveri, a guarire quei che hanno il cuore contrito» (Lc 4,18), «a cercare e salvare ciò che era perduto» (Lc 19,10), così pure la Chiesa circonda d’affettuosa cura quanti sono afflitti dalla umana debolezza, anzi riconosce nei poveri e nei sofferenti l’immagine del suo fondatore, povero e sofferente, si fa premura di sollevarne la indigenza e in loro cerca di servire il Cristo. Ma mentre Cristo, «santo, innocente, immacolato» (Eb 7,26), non conobbe il peccato (cfr. 2 Cor 5,21) e venne solo allo scopo di espiare i peccati del popolo (cfr. Eb 2,17), la Chiesa, che comprende nel suo seno peccatori ed è perciò santa e insieme sempre bisognosa di purificazione, avanza continuamente per il cammino della penitenza e del rinnovamento. La Chiesa «prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio», annunziando la passione e la morte del Signore fino a che egli venga (cfr. 1 Cor 11,26). Dalla virtù del Signore risuscitato trae la forza per vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà, che le vengono sia dal di dentro che dal di fuori, e per svelare in mezzo al mondo, con fedeltà, anche se non perfettamente, il mistero di lui, fino a che alla fine dei tempi esso sarà manifestato nella pienezza della luce.

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S. Agostino, Della Città di Dio, XVIII, 51, 2: PL 41, 614.

Non si deve pensare però che in qualche tempo possa non verificarsi quel che ha detto lo stesso Apostolo: Coloro che vogliono vivere piamente nel Cristo subiscono la persecuzione. Infatti quando sembra che da parte di quelli che sono al di fuori e che non infieriscono vi sia tranquillità e la si ha veramente e apporta molto conforto, soprattutto ai deboli, tuttavia non mancano, anzi ve ne sono molti all’interno che tormentano, col comportamento depravato, il sentimento di coloro che vivono religiosamente, poiché per colpa loro viene oltraggiato il nome cristiano e cattolico. E se questo nome è molto caro a quelli che vogliono vivere religiosamente nel Cristo, essi si dolgono molto del fatto che per colpa dei cattivi cristiani lo si ami di meno di quanto desidera la coscienza dei devoti. Anche gli eretici, poiché si pensa che abbiano di cristiano il nome, i sacramenti, la Scrittura e la professione, causano un grande dolore nel cuore dei devoti perché molti, che vorrebbero essere cristiani, sono costretti a esitare a causa del loro dissenso e anche per colpa loro molti maldicenti trovano materia d’insultare il nome cristiano, perché anche essi in qualche modo sono considerati cristiani. A causa di questi e simili costumi depravati ed errori degli uomini subiscono persecuzione coloro che vogliono vivere religiosamente in Cristo, anche se non v’è chi affligge e tormenta il loro corpo. Subiscono infatti questa persecuzione non nel corpo ma nel cuore. Da qui quel grido: Quando ero oppresso da tanti dolori nel mio cuore. Non ha detto “nel mio corpo”. Ma si sa che le promesse divine sono immutabili e che è vero ciò che dice l’Apostolo: Il Signore conosce i suoi, perché non può andare perduto alcuno di quelli che da sempre ha conosciuto e predestinato a esser conformi all’immagine del Figlio suo. Perciò nel Salmo citato si ha di seguito: Il tuo conforto mi ha consolato. Anche il dolore che si verifica nel cuore dei devoti, perseguitati dal comportamento dei cristiani malvagi o falsi, giova a coloro che lo sopportano, poiché proviene dalla carità con cui desiderano che i malvagi non vadano perduti e che non impediscano la salvezza degli altri. Inoltre grande conforto deriva anche dalle loro conversioni che inondano l’anima dei devoti di tanta gioia, pari al dolore che li tormentava per la loro perdizione. Ma in questo tempo, in questi giorni malvagi, non solo dal periodo della presenza corporale del Cristo e dei suoi Apostoli, ma dallo stesso Abele, il primo giusto ucciso dal fratello scellerato, e di seguito fino alla fine del tempo la Chiesa si evolve pellegrina fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio.

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ZENIT Staff

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