"Non siamo cristiani se non siamo nella Chiesa"

A Santa Marta, papa Francesco ha spiegato che un cristiano fuori dalla Chiesa “non si può capire”, così come non si potrebbe capire Gesù fuori dalla storia del suo popolo

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Non si può capire Gesù Cristo senza storia. È la prima Lettura di oggi a confermarlo, laddove vi è scritto: “Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù” (At, 13). Gesù si inserisce dunque nel cammino del suo popolo, e ne rappresenta il fine. Pertanto, allo stesso modo, non si può capire un cristiano fuori dal popolo di Dio, fuori dalla Chiesa.

È questo il concetto che ha espresso stamattina papa Francesco, nel corso della canonica omelia di Santa Marta. Partendo dalla prima Lettura, nella quale San Paolo spiega che Gesù proviene dalla discendenza di Davide e che la sua storia incomincia da quella del suo popolo, il Santo Padre ha detto che Gesù “non si capisce senza questa storia”. Così come, ha aggiunto, “non si può capire un cristiano fuori dal popolo di Dio”. Il cristiano, del resto, “non è una monade”, ma “appartiene ad un popolo: la Chiesa. Un cristiano senza Chiesa è una cosa puramente ideale, non è reale”.

Gesù Cristo, che “non è caduto dal cielo come un eroe che viene a salvarci”, ci dimostra che “non si può capire un cristiano solo”. Ci conforta in tal senso, ha proseguito il Papa, che “Dio ha storia, perché ha voluto camminare con noi”. Quindi, ha ribadito, “un cristiano senza storia, un cristiano senza popolo, un cristiano senza Chiesa non si può capire”. Il cristiano “fai-da-te” è qualcosa da “laboratorio”, “artificiale”, qualcosa “che non può dar vita”.

Alla luce di queste considerazioni, nel cammino di un cristiano, si rivela fondamentale “la dimensione della memoria”, ciò che papa Francesco definisce “una promessa”. Infatti, “un cristiano è un memorioso della storia del suo popolo, è memorioso del cammino che il popolo ha fatto, è memorioso della sua Chiesa”.

Solo con questo bagaglio di memoria si può procedere “verso la definitiva promessa”, verso “la pienezza”. E per questo, “un cristiano nella Chiesa è un uomo, una donna con speranza: speranza nella promessa”. Promessa da non confondere – l’ammonimento del Papa – con la “aspettativa”, poiché solo “la speranza” è “quella che non delude”.

Chi ha memoria ha anche gli strumenti per guardare al futuro, e per vivere bene il presente. “Guardando indietro – ha detto il Papa – il cristiano è una persona memoriosa: chiede la grazia della memoria, sempre. Guardando in avanti, il cristiano è un uomo e una donna di speranza. E nel presente, il cristiano segue il cammino di Dio e rinnova l’Alleanza con Dio”.

Alleanza con Dio che si rinnova mediante la gioia di poter dire costantemente al Signore: “Sì, io voglio i comandamenti, io voglio la tua volontà, io voglio seguirti”. Alleanza con Dio che si celebra tutti i giorni nella Messa: il cristiano è dunque “una donna, un uomo eucaristico”.

Papa Francesco ha perciò invitato i fedeli: “Pensiamo – ci farà bene pensare questo, oggi – come è la nostra identità cristiana. La nostra identità cristiana è appartenenza ad un popolo: la Chiesa”. Perché “non siamo cristiani” se non siamo nella Chiesa, ove “siamo entrati con il battesimo”. Il Pontefice ha poi sollecitato a sviluppare “l’abitudine di chiedere la grazia della memoria, e la memoria del cammino che ha fatto il popolo di Dio; anche della memoria personale: cosa ha fatto Dio con me, nella mia vita, come mi ha fatto camminare…”. Al contempo, ha invitato a chiedere “la grazia della speranza”, che non “è ottimismo”.

Infine, la sua preghiera, è stata “chiedere la grazia di rinnovare tutti i giorni l’Alleanza con il Signore che ci ha chiamato”. Tre grazie, ha concluso papa Francesco, “che sono necessarie per l’identità cristiana”.

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Federico Cenci

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