"Non si può avere pace senza dialogo"

Nell’udienza ad un gruppo di studenti giapponesi, il Papa esorta a ricercare sempre un confronto “mite” con le altre persone, culture e religioni, per maturare e instaurare la pace

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Li ha accolti con il consueto sorriso, Papa Francesco, gli studenti del Collegio Seibu Gakuen Bunri Junior High School di Saitama di Tokyo. Ricevuti stamane in Udienza, insieme ai loro professori, nel Cortile San Damaso del Palazzo Apostolico Vaticano, il Pontefice ha parlato ai giovani nipponici di “quell’avventura tanto bella” che è il dialogo che ci permette di uscire fuori da noi stessi e abbracciare “altre persone, altre culture, altri modi di pensare, altre religioni”.

Abbiamo bisogno di tutto questo, ha sottolineato il Santo Padre, “perché se noi siamo isolati in noi stessi, abbiamo soltanto quello che abbiamo, non possiamo crescere culturalmente”. Il “dialogo” è quindi una spinta fondamentale alla “propria maturità”, ha aggiunto Bergoglio, poiché “nel confronto con l’altra persona” e “con le altre culture”, ma anche “nel confronto sano con le altre religioni”, si “cresce”.

Certo, avverte il Papa, il pericolo c’è sempre: “Se nel dialogo uno si chiude e si arrabbia, può litigare”; ma questo “non va bene”, perché “noi dialoghiamo per trovarci, non per litigare” ha rimarcato. Dunque “qual è l’atteggiamento più profondo che dobbiamo avere per dialogare e non litigare?” ha chiesto il Pontefice. È “la mitezza”, ovvero “la capacità di trovare le persone, di trovare le culture, con pace”; “la capacità di fare domande intelligenti” del tipo: “Ma perché tu pensi così? Perché questa cultura fa così?”.

“Sentire gli altri e poi parlare. Prima sentire, poi parlare”, questa, secondo il Papa, è la formula per essere persone e cristiani ‘miti’. E nel momento in cui, come naturale nel confronto umano, si verifica il “tu non la pensi come me”, “io la penso in maniera diversa”, “tu non mi convinci” e via dicendo, cosa succede? Per Francesco la risposta è elementare: “Siamo amici lo stesso, io ho sentito come pensi tu e tu hai sentito come penso io”.

In chiusura, il passaggio più importante di questo breve discorso: “Una cosa importante è che questo dialogo è quello che fa la pace” ha detto Papa Bergoglio, aggiungendo: “Non si può avere pace senza dialogo. Tutte le guerre, tutte le lotte, tutti i problemi che non si risolvono, con cui ci scontriamo, ci sono per mancanza di dialogo”.

“Quando c’è un problema, dialogo: questo fa la pace” ha concluso, augurando a studenti e insegnanti del Seibu Gakuen Bunri Junior High School un viaggio “fruttuoso” a Roma che possa insegnar loro a dialogare: “…Come pensa questa cultura, che bello questo, questo non mi piace, ma dialogando. E così si cresce” .

Portavoce dei sentimenti del gruppo si è fatta una bambina che, ringraziando il Papa “per averci concesso un po’ del Suo prezioso tempo”, ha detto: “Siamo felici di avere la possibilità di incontrarLa e ascoltare le Sue parole; d’ora in poi metteremo in pratica nella nostra vita quello che abbiamo ascoltato da Lei”. La risposta di Francesco è stata, come sempre, simpatica e spontanea: “Grazie tante! Ma tu sei nata a Napoli? Ma parli bene l’italiano”.

L’incontro si è concluso con un momento musicale in cui tutti gli studenti hanno intonato l’inno della loro scuola per il Santo Padre; il quale, divertito, ha detto: “Siete bravi, eh? Cantando!”. “C’è il principio di reciprocità anche nel dialogo: quando uno dice una cosa, l’altro deve dire un’altra” ha affermato. Tuttavia ha rivelato: “Ma io non so cantare: non posso”.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione