Non si placa la disputa sull’aborto

Attività legislativa intensa a livello statale in USA

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di padre John Flynn, LC

ROMA, domenica, 25 luglio 2010 (ZENIT.org).- Il tema dell’aborto è tornato alla ribalta tra le notizie dei giorni scorsi. Elena Kagan, nominata alla Corte suprema degli Stati Uniti, è stata criticata durante le sue recenti audizioni nel Senato USA per il suo sostegno all’aborto e in particolare per la sua opposizione ai disegni di legge diretti a vietare l’aborto a nascita parziale (“partial-birth abortion”) mentre era membro dell’Amministrazione Clinton.

Intanto, gli effetti della legge sulla sanità, approvata dal Congresso, continuano ad alimentare polemiche. L’organizzazione National Right to Life ha lanciato l’allarme sugli aborti che vengono pagati dai programmi sanitari statali, a loro volta finanziati dallo Stato federale. Il programma del New Mexico copriva anche l’aborto, che poi è stato depennato in seguito a un’inchiesta svolta da Associated Press, secondo quanto riferito dalla stessa agenzia il 14 luglio. Nel servizio si spiega che la legge federale vieta il finanziamento pubblico dell’aborto, salvo in casi di stupro, incesto, o di pericolo di vita della madre.

L’aspro dibattito sulla legge sanitaria, svoltosi nel Congresso lo scorso anno si è concluso solo quando i democratici hanno raggiunto i voti necessari per approvare il provvedimento, grazie alla promessa del presidente Obama di firmare un ordine esecutivo diretto ad imporre restrizioni alle sovvenzioni federali dell’aborto.

Successivamente il Dipartimento della salute e dei servizi umani ha annunciato l’esclusione dell’aborto da tali programmi. Il cardinale Daniel DiNardo di Galveston-Houston, presidente della commissione sulle attività pro-vita della Conferenza episcopale USA, ha accolto favorevolmente il comunicato per aver evitato un “grave precedente” e ha auspicato l’emanazione di norme che escludano definitivamente l’aborto da ogni programma pubblico, secondo il comunicato stampa della Conferenza episcopale USA del 15 luglio.

Queste notizie sono giunte in seguito alle proteste contro l’intenzione dell’Amministrazione Obama di consentire l’aborto negli ospedali militari. Il cardinale Daniel DiNardo ha scritto alla Commissione del Senato che aveva all’esame la questione, invitando i senatori a rigettare una proposta che avrebbe contrastato con politiche federali e militari di lunga data in tema di aborto, secondo un comunicato della Conferenza episcopale del 29 giugno.

Il cardinale DiNardo ha detto che l’attuale politica militare è in linea con quella federale: “Anche altre strutture sanitarie federali non possono essere usate per l’aborto volontario e molti Stati hanno leggi proprie che vietano l’uso di strutture pubbliche per questi aborti”.

Restrizioni alle cliniche

La controversia sull’aborto non è meno intensa a livello statale. Nel Missouri, il governatore Jay Nixon ha promulgato una legge che impone alle cliniche di offrire ecografie, anche sonore, dei feti, prima di operare un aborto, secondo l’Associated Press del 14 luglio.

La legge del Missouri già prescrive l’informazione alle donne sui rischi fisici e psicologici dell’aborto, almeno 24 ore prima dell’operazione. Le ulteriori prescrizioni che sono state approvate prevedono la consultazione di persona e non via telefono e che le donne ricevano una descrizione delle “caratteristiche anatomiche e fisiologiche del feto”, oltre a dover assicurare un’ecografia.

Nel 2008, sono stati effettuati circa 7.400 aborti nel Missouri, secondo le fonti citate da Associated Press.

Anche in Nebraska sono entrate in vigore recentemente nuove leggi sull’aborto, secondo quanto riferito dal quotidiano Washington Times del 13 luglio. La nuova legge sulla tutela della salute delle donne prevede che, a partire dal 15 luglio, le donne che chiedono di abortire siano esaminate dal punto di vista della salute mentale e che sia chiesto loro se abbiano ricevuto pressioni ad abortire. La legge dà inoltre alle donne il diritto di denunciare chi ha praticato loro l’aborto, nel caso sviluppassero in seguito problemi mentali o fisici.

Un’altra legge vieta l’aborto successivo alla 20° settimana di gravidanza, salvo il caso del rischio di morte della madre.

All’ultimo minuto, la prima legge è stata bloccata da un giudice federale, secondo l’Associated Press del 14 luglio. Il giudice distrettuale Laurie Smith Camp ha acconsentito alla richiesta di Planned Parenthood per un’ingiunzione preliminare, motivata dal fatto che ciò avrebbe potuto rendere impossibile ottenere un aborto in quello Stato.

Ma questo tipo di legislazione statale è sempre più diffusa, secondo il New York Times del 3 giugno. Solo quest’anno, 11 Stati hanno approvato leggi che regolamentano l’aborto. L’articolo ha citato dati di un’organizzazione pro-aborto, il Guttmacher Institute, secondo i quali, nella prima metà del 2010 sono stati presentati circa 370 disegni di legge in tema di aborto. Invece, in ciascuno dei cinque anni precedenti, i disegni di legge in materia sono stati circa 350. Almeno 24 dei disegni di legge presentati quest’anno sono già stati approvati.

“Il novanta percento della legislazione pro-vita è di livello statale”, ha riferito al New York Times Daniel S. McConchie, vice presidente per le relazioni istituzionali di Americans United for Life.

Canada

Subito a nord, in Canada, si è vista un’analoga attenzione sull’aborto. Qualche mese fa si è discusso se lo Stato debba finanziare l’aborto nell’ambito dell’aiuto destinato ai Paesi in via di sviluppo. Le autorità federali hanno deciso di non finanziare l’aborto. Mentre si discuteva della questione, Margaret Somerville, direttrice del Center for Medicine, Ethics and Law, presso la McGill University, ha pubblicato un articolo d’opinione sul quotidiano Ottawa Citizen del 30 aprile, in cui ha auspicato una decisione etica a difesa della vita umana, nel senso di non finanziare l’aborto.

Inoltre ha sottolineato che anche il cosiddetto “aborto sicuro” comporta rischi e danni per le donne.

Poco dopo, l’Arcivescovo di Quebec, il cardinale Marc Ouellet, ha riaperto la questione dell’aborto chiedendo un riesame della normativa, secondo quanto riferito da CBC news il 26 maggio. Il cardinale Ouellet, successivamente nominato dal Papa alla guida della Congregazione per i vescovi, ha condannato l’aborto come un crimine morale.

La sua dichiarazione è stata duramente criticata, ma egli ha detto che non giudica le donne sul piano individuale, ma che chiede al Governo di contribuire a ridurre il numero degli aborti.

“Il dibattito sull’aborto è aperto”, ha detto. “E noi non dobbiamo temere”, secondo la CBC.

Dall’altra parte dell’Atlantico, in Spagna, è entrata in vigore una nuova legge che consente di abortire senza alcuna restrizione, entro le prime 14 settimane di gravidanza, secondo l’Associated Press del 5 luglio. La legge è stata approvata dal Parlamento spagnolo, a maggioranza socialista, qualche mese fa. Essa inoltre consente alle sedicenni e diciassettenni di poter abortire senza il consenso dei genitori, sebbene questi debbano essere informati del fatto.

Il Partito popolare all’opposizione ha fatto ricorso alla Corte costituzionale contro la legge, e il 14 luglio questa ha deciso di non sospendere l’efficacia della legge durante il procedimento giudiziario, secondo l’Associated Press del 15 luglio.

Dolore

L’aborto è stato al centro del dibattito anche in Inghilterra, dove un rapporto sostiene che il feto umano non può sentire dolore prima della 24° settimana, secondo il quotidiano Times del 25 giugno.

Lo studio, svolto dal Royal College of Obstetricians and Gynecologists, è stato interpretato come una risposta al tentativo degli antiabortisti di ridurre la soglia temporale dell’aborto dalla 24° alla 20° settimana di gra
vidanza.

Christina Odone, commentando la notizia sul quotidiano Telegraph del 25 giugno ha detto: “il messaggio implicito è che il dolore dovrebbe essere il nostro criterio morale”. Ma accettare una tale impostazione significherebbe cambiare radicalmente il nostro sistema etico, secondo la Odone. In una tale prospettiva, giusto e sbagliato diventano concetti meramente relativi, misurati sul grado di dolore.

In questo senso, “comportamenti che non comportano dolore, come il portare avanti una relazione extraconiugale, diventano accettabili, così come quello di somministrare un’iniezione letale a un paziente in coma o anziano: Né il tradimento nascosto, né la morte prematura avrebbero rilevanza in quanto nessuno si sente ferito”, ha osservato. Una considerazione molto pertinente, che riporta l’attenzione sulla fondamentale necessità di difendere la vita umana. Una volta che quel principio è abbandonato, le conseguenze diventano enormi.

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ZENIT Staff

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