"Non si è cristiani a tempo, ma in ogni momento! Totalmente!"

Nell’Udienza generale, Papa Francesco indica la via per avvicinarci a Cristo: pregare lo Spirito Santo “tutti i giorni!”. E prima della catechesi fa volare due colombe bianche

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Due colombe bianche che, dalle mani del Papa, volano per tutta piazza San Pietro, accarezzando la testa dei circa centomila fedeli presenti. È un’immagine bellissima quella dell’Udienza generale di oggi. E diventa ancora più significativa dopo aver ascoltato la catechesi di Papa Francesco tutta incentrata sullo Spirito Santo, questo dono di Dio che dalle mani di Cristo Risorto si effonde sull’umanità intera per “guidare la Chiesa e ciascuno di noi alla Verità”.

Proprio sul concetto di verità si è soffermato il Pontefice, osservando come nell’epoca attuale si sia “piuttosto scettici nei confronti della verità”. Un richiamo naturale quindi con il pensiero del predecessore Benedetto XVI, che più volte ha parlato di relativismo, della tendenza cioè a ritenere che nulla sia definitivo e che sia l’uomo stesso a stabilire la verità.

Se due Papi si sono interrogati sulla stessa problematica, sorge allora un quesito: esiste veramente “una” verità? Come si può conoscere, dove si trova? Papa Francesco ricorda la domanda di Ponzio Pilato quando Gesù “gli rivela il senso profondo della sua missione: Che cos’è la verità?” (Gv 18,37.38). “Pilato – ha spiegato il Santo Padre – non riesce a capire che ‘la’ Verità è davanti a lui, non riesce a vedere in Gesù il volto della verità, che è il volto di Dio”. La verità, infatti, “non si afferra come una cosa, la verità si incontra. Non è un possesso, è un incontro con una Persona”.

Com’è possibile, quindi, non cadere nello stesso inganno di Pilato e “riconoscere che Gesù è ‘la’ Parola di verità?”. Il Papa riprende le parole di Paolo quando, nella I Lettera ai Corinzi, afferma: «Nessuno può dire: ‘Gesù è il Signore!’ se non sotto l’azione dello Spirito Santo» (1Cor 12,3)”.

Solo lo Spirito Santo ci fa riconoscere la Verità, afferma il Pontefice. Gesù stesso lo definì il “Paraclito”, cioè “colui che ci viene in aiuto” e, come disse nell’Ultima Cena, “insegnerà ogni cosa” (Gv 14,26).  Esso – ha spiegato il Papa – “ricorda e imprime nei cuori dei credenti le parole che Gesù ha detto, e, proprio attraverso tali parole, la legge di Dio viene inscritta nel nostro cuore e diventa in noi principio di valutazione nelle scelte e di guida nelle azioni quotidiane, diventa principio di vita”.

Lo Spirito Santo – ha aggiunto il Santo Padre – “ci guida non solo all’incontro con Gesù, pienezza della Verità, ma ci guida anche ‘dentro’ la Verità, ci fa entrare cioè in una comunione sempre più profonda con Gesù, donandoci l’intelligenza delle cose di Dio”. Un dono che, ha sottolineato il Papa, “non possiamo raggiungere con le nostre forze. Se Dio non ci illumina interiormente, il nostro essere cristiani sarà superficiale”.

Tuttavia, “saranno pochi, pochi, pochi” quelli che pregano ogni giorno lo Spirito Santo, ha osservato Papa Francesco. E rivolgendosi ai credenti ha detto: “Proviamo a chiederci: sono aperto all’azione dello Spirito Santo, lo prego perché mi dia luce, mi renda più sensibile alle cose di Dio?”.

L’esortazione è, quindi, a pregarlo “tutti i giorni”. La preghiera l’ha suggerita il Papa a braccio: “Spirito Santo fa che il mio cuore sia aperto alla Parola di Dio, che il mio cuore sia aperto al bene, che il mio cuore sia aperto alla bellezza di Dio”. In tal senso, l’esempio è Maria che con il suo “sì”, si è resa totalmente disponibile a ricevere il Figlio di Dio nella sua vita. Lo Spirito Santo, secondo il Papa, è quindi la chiave di accesso perché il Padre e il Figlio possano prendere dimora presso di noi.

“In quest’Anno della Fede – ha concluso Francesco – chiediamoci se concretamente abbiamo fatto qualche passo per conoscere di più Cristo e le verità della fede, leggendo e meditando la Sacra Scrittura, studiando il Catechismo, accostandoci con costanza ai Sacramenti”. Allo stesso tempo, chiediamoci “quali passi stiamo facendo perché la fede orienti tutta la nostra esistenza”.

Perché “non si è cristiani ‘a tempo’” ha affermato il Santo Padre, non si è cristiani “in alcuni momenti, in alcune circostanze, in alcune scelte: no, non si può essere cristiani cosi! Si è cristiani in ogni momento! Totalmente! La verità di Cristo, che lo Spirito Santo ci insegna e ci dona, interessa per sempre e totalmente la nostra vita quotidiana”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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