"Non lasciatevi rubare il sogno di cambiare il mondo con il Vangelo"

Ricevendo in udienza i partecipanti al Convegno Missionario Nazionale, papa Francesco rilancia una Chiesa “in uscita”, che non ha paura di difficoltà e persecuzioni

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“Per Cristo la balena è il denaro”. È su questa metafora che papa Francesco ha introdotto stamattina in Aula Paolo VI l’udienza ai partecipanti al IV Convegno Missionario Nazionale (Sacrofano, 20-23 novembre 2014) promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana sul tema Va’ a Ninive, la grande città.

Riferendo di un colloquio preliminare avuto con monsignor Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione episcopale per la cooperazione missionaria tra le Chiese e l’evangelizzazione dei popoli, che ha aperto il convegno a Sacrofano, il Santo Padre si è soffermato sull’idolatria del denaro, simboleggiata dalla balena che inghiotte Giona.

Il profeta, inizialmente, non ascolta l’invito del Signore di andare a Ninive: “Ha paura di andare in quella grande città, preoccupato più di giudicare che della missione affidatagli. Ma poi va e a Ninive tutto cambia: Dio mostra la sua misericordia e la città si converte”.

L’invito rivolto a Giona, ha spiegato il Pontefice, è valido in ogni tempo ed “ogni generazione è chiamata a essere missionaria”, come avvenne con Andrea e Giovanni, che Gesù, nel giro di una giornata, rende missionari; e loro, colmi di entusiasmo, sono andati dai fratelli e dagli amici, dicendo: “Abbiamo trovato il Signore, abbiamo trovato il Messia!”.

Menzionando la Evangelii Gaudium, Francesco ha ricordato che la Chiesa missionaria non può che essere “in uscita”, senza paura “di incontrare, di scoprire le novità, di parlare della gioia del Vangelo” e di farlo “a tutti, senza distinzioni, non per fare proseliti, ma per dire quello che noi abbiamo e vogliamo condividere”.

Il Convegno Missionario Nazionale raduna “diverse realtà” della Chiesa italiana, ognuna delle quali ha “fatto tanto”, nel portare avanti lo “spirito della missione ad gentes”, ovvero “uscire, ascoltare il grido dei poveri e dei lontani, incontrare tutti e annunciare la gioia del Vangelo”.

Il Papa ha quindi raccontato dei tanti missionari, preti, suore e laici che è solito incontrare ogni mattina alla messa a Santa Marta, tutti con il “fidei donum nel sangue”, una “grazia di Dio” da conservare, far crescere e dare “in eredità alla nuove generazioni di cristiani”.

Ad emblema dello zelo missionario, Bergoglio ha citato un sacerdote da 60 anni in Brasile, ovvero da prima della sua ordinazione, e un cardinale brasiliano, che recandosi in Amazzonia, è solito visitare un cimitero con le tombe dei missionari che lo hanno preceduto, con il pensiero che “questi potrebbero essere canonizzati adesso”.

La missione, tuttavia, investe anche le diocesi italiane, ai cui rappresentanti, il Santo Padre ha ricordato che evangelizzare è un compito “di tutti i cristiani, non solo di alcuni”.

La nostra vocazione cristiana, dunque, “ci chiede di essere portatori di questo spirito missionario perché avvenga una vera conversione missionaria”, come il Papa stesso ha auspicato nella Evangelii Gaudium.

Ai missionari italiani che “scelgono di spendere la vita per edificare la Chiesa nelle periferie del mondo”, il Pontefice ha raccomandato di non lasciarsi “rubare la speranza e il sogno di cambiare il mondo con il Vangelo, con il lievito del Vangelo”.

Per “uscire”, è però necessario “superare la tentazione di parlarci tra noi dimenticando i tanti che aspettano da noi una parola di misericordia, di consolazione, di speranza”.

Del resto Gesù stesso fu un “uomo della periferia, di quella Galilea lontana dai centri di potere dell’Impero romano e da Gerusalemme”, che a sua volta, iniziò la sua predicazione dalle periferie del suo tempo: “poveri, malati, indemoniati, peccatori, prostitute”, imprimendo così “una svolta nella storia” ed “una rivoluzione spirituale e umana, la buona notizia di un Signore morto e risorto per noi”.

Durante il suo discorso, papa Francesco ha sottolineato che anche i bambini possono essere missionari, pertanto, “devono ricevere una catechesi missionaria”.

Ci sono poi il “pessimismo” e lo scoraggiamento che rischiano di “privare dell’annuncio del Vangelo tanti uomini e donne”. La storia cristiana, al contrario, ci ricorda di tanti missionari martiri della fede e della carità”, i quali “ci indicano che la vittoria è solo nell’amore e in una vita spesa per il Signore e per il prossimo, a partire dai poveri”.

I poveri, dunque, sono i primi destinatari del messaggio evangelico, i primi che la Chiesa incontra ma sono anche “i vostri evangelizzatori, perché vi indicano quelle periferie dove il Vangelo deve essere ancora proclamato e vissuto”, ha detto il Papa ai rappresentanti del Convegno Missionario della CEI.

“Uscire” è anche vincere l’indifferenza “alla miseria, alla guerra, alla violenza delle nostre città, all’abbandono degli anziani, all’anonimato di tanta gente bisognosa e alla distanza dai piccoli”; è “non tollerare che nelle nostre città cristiane ci siano tanti bambini che non sanno farsi il segno della croce”; è “essere operatori di pace, quella pace che il Signore ci dona ogni giorno e di cui il mondo ha tanto bisogno”.

A proposito di pace, il Santo Padre ha citato l’esempio dei missionari che agiscono anche “nelle difficoltà e nelle persecuzioni”, come i vescovi e i parroci del Medio Oriente da lui incontrati nei giorni scorsi, sofferenti per operare nelle “città più colpite dalla guerra in Medio Oriente”, eppure “gioiosi nel servizio a questa gente”, carichi della “gioia del Vangelo”.

“Anch’io devo essere missionario e vi chiedo, per favore, di pregare per me”, ha poi concluso papa Francesco.

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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