"Non lasciamoci rubare l'entusiasmo missionario!"

Il cardinale Fernando Filoni conclude le sue conferenze a Rio de Janeiro, nel corso di studio che vede riuniti 97 vescovi brasiliani

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Si è svolto, ieri pomeriggio, a Rio de Janeiro, l’ultimo dei tre interventi tenuti dal cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, nel tradizionale corso di studio che vede riuniti 97 vescovi brasiliani.

Nelle precedenti conferenze, il porporato aveva riflettuto sulla vocazione missionaria della Chiesa alla luce die documenti del Magistero scaturiti dal Concilio Vaticano II. Ieri, in particolare, Filoni si è soffermato sulla “fenomenologia della coscienza missionaria oggi”, traendo spunto dalla “Evangelii Gaudium”, l’Esortazione apostolica di Papa Francesco, il quale – ha sottoilineato – “ritiene la prospettiva missionaria un’esigenza inderogabile”.

Il cardinale – come riferisce l’agenzia Fides – ha ribadito l’appello del Pontefice nella Esortazione: “Non lasciamoci rubare l’entusiasmo missionario!”, e ha tracciato un quadro delle trasformazioni subite dalla “missio ad gentes” nei 50 anni dopo il Concilio. In questo lungo arco di tempo, il prefetto di Propaganda Fide ha individuato alcuni macro-fenomeni: la forte perdita di slancio missionario nelle vocazioni, sebbene, in compenso, nella Chiesa fosse alta la sensibilità verso il processo di sviluppo dei popoli; l’aumento della solidarietà ecclesiale verso i Paesi missionari e in via di sviluppo; i primi passi del laicato cattolico nel campo della cooperazione missionaria; il consolidamento delle vocazioni fidei donum e lo sviluppo, in diverse forme, della cooperazione tra Chiese.

“Questa cooperazione tra Chiese particolari – ha precisato il cardinale Filoni – non può e non deve però sostituirsi alla sollecitudine che il Papa, in quanto Pastore della Chiesa universale, ha verso tutta la Chiesa, al fine di assicurare che alle Chiese missionarie mai venga a mancare il minimo necessario per il proprio sostentamento. Equanimità che oggi è assicurata dalle Pontificie Opere Missionarie”.

Un pensiero è andato quindi alla evangelizzazione ad gentes nei Paesi di tradizione cristiana: “Queste Chiese – ha detto – non mantenendo più la caratteristica di omogeneità di una volta, devono fare i conti con una vistosa perdita di fede delle proprie popolazioni, con la presenza aggressiva di numerose sette e con l’espansione dell’islam, del buddismo e dell’induismo a seguito dello spostamento di milioni di migranti, o per lavoro, o per conflittualità politica, militare e religiosa, o per il fenomeno della mobilità turistica”.

Pertanto, la missio ad gentes “ormai dovrà essere tenuta in considerazione, in forma più o meno ampia, nelle diocesi che una volta avevano una fisionomia omogenea o comunque erano storicamente marcate dalla presenza cristiana non cattolica, accanto a quella cattolica”. In questo contesto, secondo il porporato, “una grande opera missionaria può essere svolta dai Movimenti laicali e dalle Associazioni dei fedeli”, alcuni dei quali “hanno acquisito una consapevolezza missionaria straordinaria, che dovrebbe essere meglio valorizzata dai Pastori”.

A conclusione del suo intervento, il prefetto del Dicastero Missionario ha posto in luce “uno degli aspetti che mostrano una crescita nella coscienza missionaria dentro la Chiesa latino-americana, e brasiliana in particolare”, ovvero la “celebrazione di periodici Congressi missionari” che si sono poi estesi a tutto il continente. Ha esortato quindi a “dare e fare di più” in tale prospettiva, augurando alla Chiesa in Brasile “una profonda coscienza missionaria, non solo ad intra, ma anche ad gentes, nella consapevolezza che una Chiesa matura non mancherà di avere a cuore l’opera missionaria nel mondo”. Infine, l’auspicio che “l’entusiasmo per l’evangelizzazione sia seme di rinnovamento spirituale e morale del nostro popolo”. (S.C.)

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ZENIT Staff

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