“Non di solo pane”: il cibo come strumento di contatto umano e di solidarietà

A Magenta sorge una mensa sociale dove il volontariato cambia la vita e la mente di chi lo pratica e di chi lo riceve

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Lo scorso mese, a Magenta è stato attivato un refettorio di comunità, nel centro rionale diurno “Santa Francesco e Santa Chiara”. L’idea è stata lanciata dalla comunità pastorale ed in particolare da don Giuseppe Marinoni, che ha promosso la mensa solidale insieme con la Caritas cittadina.
Il servizio, che offre la cena dal lunedì al venerdì, coinvolge cinque associazioni unite dal desiderio di rispondere all’appello di papa Francesco alla misericordia, concependo il pasto come momento di inclusione e di reinserimento sociale.
L’obiettivo, come ha spiegato il dott. Giuseppe Rescaldina, psicologo e psicoterapeuta responsabile del percorso di formazione dei volontari coinvolti, “è quello di riportare le persone a far parte della comunità, facendole sentire ri-accettate. Oggi purtroppo viene ‘insegnato’ che, solo se si possiede qualcosa, si è inclusi nella società. Dobbiamo dire no a questa logica”.
La mensa sociale è stata chiamata Non di solo pane, proprio per esprimere che “il cibo è uno dei primi livelli di comunicazione: cibo e morale sono collegati in modo molto stretto, infatti già nelle caverne l’uomo ha incominciato a dividersi le prede e il raccolto”.
Durante uno degli incontri destinato ai volontari, lo psicoterapeuta ha posto poi l’attenzione sull’importanza educativa della condivisione del cibo, mostrando i risultati di una ricerca dell’Università di Anversa, svolta su 500 ragazzi.
Tale studio afferma l’esistenza di una correlazione tra l’abitudine dell’infanzia a condividere il cibo e l’attitudine ad una vita più altruista: chi viene abituato da piccolo a spartire i pasti sarà predisposto da adulto a cedere il posto sui mezzi pubblici, ad aiutare gli altri e a fare volontariato.
Secondo il dott. Rescaldina, nella nostra società si condivide poco perché si è auto-centrati e quindi è difficile concepire e praticare gratuitamente un servizio: “il messaggio del volontariato è rivoluzionario: condividendo il cibo mettiamo da parte la fame e il possesso, combattiamo l’individualismo e l’avidità ed insegniamo l’autorità”.
Il fatto stesso di fare volontariato è una possibilità di aggregazione che contrasta la tendenza attuale all’individualismo: “la nostra è una società razionale, apparentemente libera: sembriamo aperti e disponibili, ma in realtà la vicinanza con l’altro è temuta e siamo rigidi e distanti, come dimostrano le diffusissime malattie psicosomatiche”. Grazie alla realtà del volontariato, siamo invitati ad uscire di casa, a venire a contatto con la diversità e ad entrare in rapporto con l’altro attraverso l’accoglienza e il dono.
Il cibo e la comunicazione sono uno strumento; ciò che conta è la relazione che va coltivata con l’ascolto, con i gesti e con il sorriso. Un gesto di incontro in cui chi viene accolto si sente riconosciuto nella propria dignità di persona e chi accoglie riscopre a sua volta il proprio bisogno di amore e di appartenenza.
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Per info e approfondimenti: http://www.refettoriomagenta.it/

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Irene Bertoglio

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