Father Michal Tomaszek and father Zbigniew Strzalkowski

“Non bisogna sprecare la vita”. Un film racconta la storia dei francescani polacchi martiri in Perù

 Intervista al regista polacco Krzysztof Tadej, che oggi, a fine udienza, ha regalato al Santo Padre il dvd in spagnolo del film 

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In agosto 1991 Giovanni Paolo II si trovava a Cracovia per il GMG e proprio in quei giorni entusiasmanti gli arrivò la drammatica notizia dell’assassinio avvenuto il 9 agosto in Perù dei due francescani polacchi Zbigniew Strzałkowski e Michał Tomaszek per mano dei membri di Sendero luminoso, l’organizzazione armata d’ispirazione maoista. Commentando questo fatto il Papa disse: “Sono i nuovi santi martiri del Perù”. La profezia del Pontefice si è verificata 24 anni dopo la loro morte: il 3 febbraio quando la Congregazione delle Cause dei Santi ha riconosciuto il martirio dei Servi di Dio Zbigniew e Michał e Papa Francesco ha autorizzato la a promulgare il decreto riguardante il loro martirio.

La beatificazione avrà luogo il prossimo 5 dicembre  2015, nella città peruviana di Chimbote, diocesi dove svolgevano la loro missione i martiri. La solenne cerimonia sarà presieduta dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei santi. Insieme con i due polacchi sarà beatificato don Alessandro Dordi che venne ucciso in un’imboscata dei “senderisti”,  il 25 agosto dello stesso anno, mentre stava tornando dalla celebrazione della Messa presso un villaggio. 

L’assassinio dei francescani polacchi ebbe una grande eco nella loro natia Polonia e il loro processo di beatificazione è stato seguito con grande interesse in tutto il Paese. Mentre in Perù alle ore 10 si celebrerà la Messa di beatificazione, negli stessi istanti in Polonia il card. Stanisław Dziwisz celebrerà la Messa nella chiesa dei francescani a Cracovia (in Polonia saranno le 16). Subito dopo sarà aperta la cappella dei nuovi beati con le loro reliquie e ricordi donati dalle rispettive famiglie, compresi i vestiti inzuppati di sangue.

La storia di questi nuovi martiri è da poco diventa un film, girato dal regista polacco Krzysztof Tadej per la Televisione Polacca (TVP) e preparata in tre versioni linguistiche (spagnolo, inglese e polacco). Il DVD in lingua spagnola è stato donato a Papa Francesco dal regista e dal direttore della TVP durante l’udienza generale di oggi, mercoledì 2 dicembre. A Tadej abbiamo chiesto di raccontare la vita dei francescani che stanno per essere elevati agli onori degli altari.

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Come mai i giovani francescani polacchi sono finiti in Perù, a 11 mila chilometri dalla loro Patria?

Nel 1988 i superiori francescani decisero di aprire la missione in Perù, tra le alte montagne, nel paesino di Pariacoto a 1200 metri s.l.m. I tre polacchi arrivarono nel paesino andino subito dopo e trovarono una realtà desolante: la popolazione che viveva in estrema povertà, non c’era la luce ne acqua, la chiesa in uno stato di abbandono: non c’era nemmeno il Santissimo Sacramento. La parrocchia copriva un territorio enorme come una diocesi europea, con 73 villaggi, di cui alcuni a 4 mila metri s.l.m. Per i giovani sacerdoti, tutti erano circa trentenni, cominciava un duro lavoro missionario ma anche di assistenza alla popolazione. Presto i polacchi conquistarono i cuori della gente del posto. Purtroppo, nella zona era molto attiva l’organizzazione armata comunista chiamata “Sendero luminoso”. Il lavoro di evangelizzazione e di assistenza alla popolazione dava fastidio ai comunisti che miravano a fare una rivoluzione. Per questo motivo li servivano le masse scontente e arrabbiate con i governati. Negli anni 80. e 90. i terroristi di “Sendero luminoso” causarono la morte o la sparizione di circa 70 mila persone: combattevano una vera guerra civile.   

Come sono stati uccisi i frati?

La sera del 9 agosto i “senderisti” arrivarono alla missione di Pariacoto, cercando i sacerdoti. A Pariacoto si trovavano in quel momento soltanto due padri perché il terzo era partito per la Polonia in vacanza. Fra Zbigniew e fra Michał si presentarono ai terroristi e subito vennero caricati su una camionetta che li portò via dal villaggio sotto gli occhi spaventati dei parrocchiani. In macchina salì anche una coraggiosa suora peruviana, s. Berta, che divenne testimone delle accuse rivolte dagli aguzzini ai frati e di questa specie di grottesco “processo rivoluzionario”. 

Di cosa furono accusati?

Può sembrare una cosa assurda ma furono accusati di fare del bene e perciò di frenare la rabbia del popolo e di rallentare la rivoluzione. Lì si accusava di essere mandati da Giovanni Paolo II e dalla CIA, di proclamare Dio ma la religione, dicevano i “senderisti”, è l’oppio dei popoli.  Poco dopo, nelle vicinanze del piccolo cimitero del paese, vennero giustiziati insieme al sindaco di Pariacoto con un colpo alla nuca. I terroristi lasciarono un messaggio sul corpo insanguinato di p. Strzałkowski: “Così muoiono i servi dell’imperialismo”. 

Quali testimonianze ha raccolto per il suo film? 

Ho incontrato tante persone e ho raccolto molte testimonianza. Prima di tutto la diretta testimone del rapimento dei frati, s. Berta Hernandez, il vescovo emerito di Chimbote, mons. Luis Bambarena, che invitò i francescani nella sua diocesi, i residenti di Pariacoto e missionari polacchi che attualmente vi lavorano. Invece in Polonia ho registrato le conversazioni con le famiglie dei martiri, tra cui la mamma di fra Zbigniew che non rilasciava mai interviste. Per i familiari dei francescani la morte di questi giovani fu il momento più drammatico della loro vita. Un dramma accompagnato dalla domanda: “Perché furono ammazzate le persone che facevano del bene?” Il dramma è diventato più grande perché i carnefici non furono mai identificati e condannati per i loro crimini. Io, parlando con tanta gente a Pariacoto, ho scoperto che i colpevoli del crimine sono, purtroppo, anche le persone del posto.  

Qual è il messaggio di questo film?

– Raccontando la storia dei frati martirizzati dai terroristi, volevo far conoscere alla gente la storia dei martiri dei nostri tempi. Ma volevo anche far riflettere lo spettatore sui valori che contano nella nostra vita. Il vescovo polacco Chrapek diceva che dobbiamo vivere in modo che le nostre tracce del bene ci sopravvivano. Io, viaggiando a Pariacoto, ho visto le tracce di questo bene che hanno lasciato i beati martiri, che non hanno sprecato la loro vita, anche se sono morti così giovani.  

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Per maggiori notizie sul film, cliccare qui: www.facebook.com/zycianiemoznazmarnowac

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Włodzimierz  Rędzioch

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