"Non basta un lavoro redditizio, deve essere anche dignitoso e sicuro"

Nella 53ª Sessione della Commissione Sviluppo sociale ONU, l’Osservatore vaticano Auza torna a denunciare le disuguaglianze sociali globali e il mancato sviluppo integrale della persona

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Lo sviluppo economico globale, pur rallentato negli ultimi anni, ha contribuito a tirare fuori milioni di persone dalla povertà, tuttavia rimangono preoccupanti il divario sociale e la mancanza di “uguali benefici a tutti nella società”.

Lo ha dichiarato monsignor Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite, in occasione della 53ª Sessione della Commissione per lo sviluppo sociale.

Auza ha innanzitutto espresso l’auspicio della delegazione da lui rappresentata per un raddoppio degli sforzi di tutte le delegazioni per “aiutare quanti vivono in tutte le forme di povertà nel mondo”.

Il presule ha poi denunciato la persistenza di “importanti ineguaglianze”, con molti dei “gruppi più vulnerabili della società” che “sono stati lasciati indietro”. Se tali disuguaglianze non saranno affrontate, “rischiamo di minare l’impatto della crescita economica sulla povertà e sul benessere della società nel suo insieme”, ha ammonito l’Osservatore Permanente.

Affinché lo sviluppo sociale sia “sostenibile” e vada “a beneficio di tutti”, è necessario che sia “etico, morale e centrato sulla persona”.

Inoltre “la crescita economica non è un indicatore sufficiente di sviluppo sociale”, ha detto monsignor Auza, menzionando le parole del Segretario generale. È quindi necessario promuovere “politiche che incoraggino un approccio davvero integrale allo sviluppo della persona umana nel suo insieme”.

Non basta un lavoro “redditizio”: è importante che esso sia anche “dignitoso e sicuro”, ha proseguito il presule, ricordando che “gli investimenti nell’educazione, l’accesso ai servizi sanitari di base e la creazione di reti di sicurezza sociale sono fattori primari, e non secondari, per migliorare la qualità di vita della persona e assicurare un’equa distribuzione della ricchezza e delle risorse nella società”.

Solo se si pone “la persona umana al centro dello sviluppo” e si incoraggiano “investimenti e politiche che rispondano ai bisogni reali”, la società diviene “più resistente dinanzi a potenziali crisi”.

L’Osservatore Permanente ha auspicato un’economia di mercato che non serva “se stessa” ma “il bene comune dell’intera società”, che presti attenzione ai “più vulnerabili tra noi, poiché spesso vengono ignorati nel nome di una maggiore produttività, efficienza e crescita economica generale”.

Lo “sviluppo integrale autentico”, tuttavia, non può prescindere dalla “immensa importanza della famiglia per la società, essendo lì che ogni essere umano riceve la sua educazione primaria e il suo sviluppo più formativo”, ha sottolineato Auza.

L’Osservatore Permanente ha infine espresso l’auspicio della sua delegazione di “intraprendere un approccio strategico per uno sradicamento della povertà basato sulla vera giustizia sociale, al fine di aiutare a ridurre la sofferenza di milioni di nostri fratelli e sorelle”.

Delle autentiche politiche di sviluppo sociale “devono affrontare non soltanto i bisogni economici e politici, ma anche la dimensione spirituale ed etica di ogni persona umana”, per liberare ogni individuo da “tutte le forme di povertà, sia materiale sia spirituale”, ha poi concluso. [L.M.]

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ZENIT Staff

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