No dei cattolici alla denuncia dei clandestini da parte dei medici

Pericolosa sia per gli stranieri che per gli italiani

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ROMA, venerdì, 6 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Diverse organizzazioni cattoliche hanno criticato duramente l’approvazione da parte del Senato dell’emendamento al cosiddetto  “pacchetto sicurezza”, che revoca ai medici il divieto di denunciare gli immigrati clandestini che si recano nelle strutture della sanità pubblica italiana per ricevere cure adeguate.

L’emendamento che abolisce la norma, prevista dal Testo Unico sull’immigrazione, è definito dal Presidente delle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (Acli), Andrea Olivero, un “gravissimo passo indietro sul piano dei diritti e dell’integrazione”.

“Non si favorisce la sicurezza e la legalità – spiega – producendo leggi ingiuste e inapplicabili. Non si possono introdurre nell’ordinamento giuridico principi contrari a quelli dichiarati e praticati nella vita professionale di medici e operatori sanitari, che del resto proprio nei giorni scorsi, insieme a tante associazioni, avevano chiesto a gran voce che questo emendamento venisse ritirato per le gravi conseguenze che ne sarebbero derivate”.

In questo contesto, le Acli auspicano l’attivazione dell’obiezione di coscienza da parte di tutti gli operatori sanitari “per il rispetto che si deve a ogni vita umana”.

Allo stesso modo, esprimono la paura che la legge possa provocare “un’emarginazione sanitaria degli stranieri irregolari presenti in Italia con un grave rischio per la loro salute ma anche per la sicurezza della popolazione italiana in termini di diffusione delle malattie”.

Le Acli contestano anche l’approvazione dell’emendamento che impone una tassa per il rilascio del permesso di soggiorno tra i 50 e i 200 Euro e quello che stabilisce la nascita di un Registro dei clochard, “cioè della loro schedatura”.

Secondo Olivero, “l’incapacità di gestire la questione sicurezza sembra riversarsi con rabbia contro i più poveri”.

“La sicurezza, fisica e sociale, deve essere un bene per tutti, italiani e stranieri, qualunque sia la condizione economica delle persone. Ma sono l’integrazione e l’inclusione sociale che garantiscono la sicurezza, non il contrario. Continuare su questa strada ci allontana dalla soluzione del problema”.

Anche i medici, attraverso le loro principali associazioni, hanno criticato il contenuto del provvedimento, che deve ancora essere approvato dalla Camera.

Vincenzo Saraceni, Presidente dell’Associazione Medici Cattolici Italiani, ha confessato che si tratta di “una cosa molto grave perché un conto è denunciare un criminale, un conto un clandestino. Da oggi gli immigrati potrebbero non venire a farsi curare nelle strutture pubbliche per paura di conseguenze legali, e questo ci preoccupa molto”.

“Mi auguro che i medici non ricorrano a questa possibilità e si astengano dal denunciare un immigrato a meno che non si sia macchiato di gravi delitti”, ha auspicato.

Il Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Amedeo Bianco, ha parlato a questo proposito di “un provvedimento sbagliato per la tutela della salute pubblica, con il rischio della comparsa di una sanità clandestina, e perché rischia di danneggiare l’immagine e la tradizione italiane di accoglienza e vicinanza”.

Secondo la Società italiana di Pediatria e la Federazione Italiana Medici Pediatri, c’è inoltre il pericolo di far diventare “invisibili” migliaia di bambini, “fatti nascere clandestinamente fuori dagli ospedali, tolti dalla scuola e privati di assistenza sanitaria, vaccinazioni comprese”.

Per far fronte alle “gravi conseguenze della cancellazione del divieto di segnalazione degli immigrati illegali che si presentano nelle strutture sanitarie”, la Caritas diocesana di Roma ha emesso una nota in cui spiega di aver deciso di potenziare “le attività di assistenza svolte dall’area sanitaria a favore degli immigrati privi di permesso di soggiorno”.

“I medici della Caritas intensificheranno l’attività di animazione e sensibilizzazione verso gli operatori socio-sanitari degli ospedali e nelle strutture sanitarie pubbliche e private”, aggiunge il testo.

Il provvedimento, sostiene l’organizzazione, “rischia di avere pericolosi effetti immediati sulla sanità pubblica per il clima di paura che sta causando”. Per questo motivo, la Caritas “si attiverà anche nel fare conoscere agli immigrati che al momento possono usufruire delle cure senza alcun rischio di denuncia”.

Reazioni contro la misura sono arrivate anche dalla gerarchia ecclesiastica. Il Cardinale Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo di Milano, ha ricordato che “la solidarietà si sviluppa attraverso l’accoglienza, la condivisione e il rispetto della legalità”, e soprattutto “attraverso il rifiuto di qualsiasi discriminazione e quindi attraverso l’osservanza di una legge più profonda dentro il nostro cuore”.

La Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI) ha detto chiaramente che tale emendamento contrasta con il principio della tutela della salute, definito dall’articolo 32 della nostra Costituzione come “fondamentale diritto dell’individuo”, non quindi legato alla cittadinanza, ma intrinseco alla dignità essenziale della persona.

“Crediamo fortemente – si legge in una nota della FUCI – che non è investendo i medici del compito di delatori che si argina il fenomeno dell’immigrazione clandestina”.

A questo proposito viene espressa anche preoccupazione per il “pericolo che irregolari con alcune patologie infettive, non recandosi nelle strutture sanitarie, possano diffondere tali malattie”.

“Con profondo rammarico – continua la nota – continuiamo ad assistere, negli ultimi mesi, ad una serie di provvedimenti che, presi in nome di una maggiore sicurezza, nella pratica dei fatti ostacolano l’integrazione e incoraggiano atteggiamenti in contrasto con la legge”.

“Non è militarizzando le città e nemmeno trasformando in ‘sceriffi’ medici e affini che si crea una società nella quale si conviva pacificamente, nel pieno rispetto delle leggi”, conclude poi.

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ZENIT Staff

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