No a un'“ingegneria sociale” dello Stato ai danni della famiglia

Si è tenuto in Portogallo il primo Congresso sulla Maternità

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LISBONA, martedì, 10 marzo 2009 (ZENIT.org).- Lo Stato non può far dipendere da sé attraverso le leggi realtà come la maternità o la paternità. E’ la conclusione principale del I Congresso sulla Maternità, svoltosi questo fine settimana a Lisbona e che ha riunito le organizzazioni portoghesi che difendono la famiglia e la vita.

Nelle conclusioni, diffuse dall’agenzia portoghese Ecclesia, si insiste sull’importanza di sottolineare che i poteri pubblici non possono “regolamentare” un’esperienza come la famiglia “se non in modo sussidiario, per garantire che possa svolgere le sue funzioni”.

Il principio di sussidiarietà, si afferma, implica che “nessuna istanza deve svolgere una funzione quando un’altra la realizza in condizioni migliori”.

“Rifiutiamo qualsiasi ingegneria sociale opposta alla stabilità e dignità del matrimonio”, affermano le conclusioni. “La famiglia è uno strumento fondamentale perché la maternità e la paternità si possano realizzare nelle condizioni migliori. Ai poteri pubblici spetta solo di riconoscere ciò che risulta dall’esperienza umana”.

In questo senso, i poteri pubblici non possono sostituire la famiglia ad esempio nell’istruzione, ma solo “aiutare nella misura in cui viene loro chiesto, e sempre obbedendo alle sue indicazioni”.

I promotori del Congresso sono decisi a portare le loro proposte ai partiti politici, richiamando l’attenzione “su una corrente sociale preoccupata per la situazione attuale”, ha spiegato ad Ecclesia il presidente della Federazione Portoghese per la Vita, António Pinheiro.

“La maternità non è una questione ideologica, ma interessa tutti, e lo Stato deve vegliare sugli interessi di tutti”, ha aggiunto.

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ZENIT Staff

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