Nigeria: la Casa della Speranza aiuta i piccoli orfani a sopravvivere

Gestita dalle Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue

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KÖNIGSTEIN, domenica, 26 luglio 2009 (ZENIT.org).- A Ikeduru, nella Nigeria orientale, le suore Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue accolgono i bambini orfani e danno loro una possibilità e una speranza di vita.

L’esperienza è iniziata nel 2001, quando qualcuno trovò una neonata abbandonata nella foresta. Visto che nessuno sapeva chi fossero i genitori, la bambina venne portate dalle suore, che l’accolsero con gioia e la chiamarono Chidimma, che significa “Dio è buono”.

Con il tempo arrivarono altri bambini, soprattutto neonati la cui madre era morta durante il parto. Non è raro che questi piccoli vengano incolpati del decesso materno, e spesso per i parenti è difficile prendersi cura di loro perché hanno già molti bambini da sfamare.

Ci sono anche bambini figli di madri nubili, che se non fosse stato per le suore avrebbero abortito, così come alcuni piccoli che vengono rifiutati dalle famiglie perché sono albini.

Gli albini sono discriminati in molti Paesi africani e spesso sono vittime di maltrattamenti. In Paesi come la Tanzania vengono uccisi dagli stregoni, che credono che le parti del corpo di un albino racchiudano poteri magici.

Tutti questi piccoli trovano nella Casa della Speranza delle Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue un luogo pieno d’amore.

“Questi bambini sono la nostra gioia”, ha confessato suor Stella, che dirige la Casa, all’associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS).

“In tutto ciò che facciamo ci chiediamo: ‘Cosa avrebbe fatto la mamma, che ora è in cielo, e che cosa avrebbe voluto per suo figlio?’. Questo è sempre il nostro punto di riferimento”, ha aggiunto.

L’obiettivo è che i bambini che hanno ancora una famiglia vengano riaccolti al suo interno dopo un certo periodo di tempo. Spesso i parenti che all’inizio non potevano dar loro una casa li accolgono in seguito.

Per evitare che i bambini, una volta cresciuti, vivano in strada e finiscano vittime dei trafficanti di droga, le suore curano la loro formazione pastorale, ma insegnano anche come portare avanti una casa e guadagnarsi da vivere onestamente.

Le religiose cercano anche di aiutare le mamme, visto che una donna su dieci muore durante il parto. Per questo, informano le donne su ciò che devono fare per partorire senza problemi. Molte hanno paura di andare dal medico, perché non possono pagare la visita o perché non confidano nella medicina e temono le operazioni, arrivando a pensare che un parto cesareo diminuisca il loro valore come moglie e madre.

La storia di Chidimma ha avuto un esito triste perché la bambina era nata affetta da Hiv ed è morta a otto anni. E’ stata sepolta nel convento. Senza le suore non sarebbe sopravvissuta, e grazie a lei oggi esiste una Casa della Speranza che può dare una possibilità a tanti altri bambini sfortunati.

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ZENIT Staff

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