Nicolò Rusca: un testimone di fede nella Sondrio del XVII secolo

Al Meeting di Rimini una mostra sull’arciprete, recentemente beatificato

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Dal 18 al 24 agosto 2013 il Meeting di Rimini ospiterà la mostra documentaria sulle vicende terrene dell’arciprete di Sondrio Nicolò Rusca (1563-1618), proclamato beato, grazie al decreto di riconoscimento del martirio promulgato da Benedetto XVI, in una solenne celebrazione tenutasi il 21 aprile 2013 a Sondrio.

…Mi spinge il zelo di drizzar tutti al ciel… Beato Nicolò Rusca – arciprete di Sondrio – testimone della fede è il titolo dell’esposizione, prodotta e organizzata dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, da MVSA, dal Comune di Sondrio, dal Centro Studi “Nicolò Rusca, dalla Diocesi di Como, dal Liceo scientifico “Pio XII” e dalla Cooperativa sociale “Nicolò Rusca” di Sondrio.

L’evento segue la canonizzazione di un altro sacerdote diocesano, san Luigi Guanella, uno dei primi a sollecitare l’avvio del processo canonico per l’arciprete Rusca, un sacerdote la cui eloquente testimonianza di vita personale e pastorale era già nota ai contemporanei, a partire dal grande Carlo Borromeo che lo accolse da giovane seminarista nel Collegio Elvetico di Milano.

Nicolò Rusca,nato nel 1563 a Bedano, nei pressi di Lugano (allora diocesi di Como), dopo aver frequentato il Collegio Elvetico, fondato dal Borromeo per la formazione di chierici provenienti dal territorio svizzero, viene ordinato prete nel 1587.

Nominato nel 1590 arciprete di Sondrio, territorio soggetto alle Tre Leghe Grigie (oggi Canton Grigioni), che avevano occupato la Valtellina dal 1512, Rusca svolse esemplarmente per quasi trent’anni il suo ministero, divenendo un modello di prete “rinnovato”, secondo il concilio di Trento. Fervente fu la sua azione a difesa della dottrina cattolica, mossa dal desiderio di preservare e ravvivare la fede nelle popolazioni della valle, dove si andava diffondendo, grazie anche ai dominatori Grigioni, in maggioranza passati alla Riforma, la predicazione di ministri protestanti.

Se da una parte rimase sempre fermo quanto ai contenuti dottrinali e all’appartenenza ecclesiale, dall’altra mostrò sincero rispetto verso le persone di diversa fede: “Odiate l’errore, amate gli erranti”, era solito dire.

All’inizio del Seicento la difficile situazione politico-religiosa interna alle Tre Leghe condusse lo Stato retico a drammatici contrasti che portarono all’istituzione di un tribunale per i sospettati di tradimento. Iniziarono così processi sommari e faziosi, influenzati da alcuni pastori riformati di tendenza radicale.

Ne fu vittima, tra gli altri, Nicolò Rusca: nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1618 venne sequestrato da uomini armati, scesi a Sondrio attraverso la Valmalenco. Condotto prima a Coira, poi a Thusis, il primo settembre fu processato, affermando sempre di essere innocente. Posto sotto tortura, morì la sera del 4 settembre 1618.

Una sequenza di 18 grandi pannelli, ricchi di immagini di grande impatto, un filmato e la presentazione in fac-simile del suo epistolario, sviluppano il racconto biografico di Nicolò Rusca e insieme la visione del contesto e dei tempi difficili in cui si è trovato a vivere.

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ZENIT Staff

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