"Nessuna differenza tra droghe leggere e pesanti. La cannabis è la porta d'introduzione"

Il cardinale Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, ribadisce il “no” ad ogni tipo di coltivazione e liberalizzazione delle droghe cosiddette “leggere”

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“No alla coltivazione e alla liberalizzazione della cannabis”. E’ netto il cardinale Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, nel ribadire il suo rifiuto per qualsiasi iniziativa legislativa sul caso.

“Per quello che ho potuto studiare sulle dipendenze, le loro dinamiche e i fattori che possono aiutare i giovani a venirne fuori, quando sono caduti dentro la droga – ha dichiarato il porporato all’agenzia ASCA – ritengo che sia la coltivazione sia la liberalizzazione, anche delle droghe ‘leggere’, è un fattore negativo”.”Si è riusciti a fare qualcosa – ha aggiunto – con il ringraziamento successivo di coloro che sono riusciti a venirne fuori, dove si sono prese posizioni repressive, non nel senso punitivo della parola ma con l’aiuto al distacco”.

E’ pertanto necessario, secondo il cardinale, “togliere la distinzione, non fondata da un punto di vista psico-dinamico, tra le droghe leggere e quelle pesanti: perché dal leggero si passa facilmente al pesante” e la cannabis è “la porta d’introduzione”. Inoltre, bisogna sfatare il mito dell'”uso terapeutico della cannabis”: ”La droga non si cura con la droga”, ha affermato Sgreccia, ricordando le parole del Beato Giovanni Paolo II. “Una sostanza tossica, come sostitutivo, non ha lo stesso compito di una terapia”, ha soggiunto.

Questa idea della liberalizzazione delle cosiddette droghe ‘leggere’, inoltre, “va contro all’esperienza di altri Stati in cui le liberalizzazioni sono state smentite dai fatti e da alcuni studi di esperti che sanno che la fascia più debole è quella degli adolescenti”. I giovani, ha concluso il porporato, “verrebbero facilmente tirati dentro la sacca del consumismo”. ‘

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ZENIT Staff

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