Nepal: dopo il terremoto, si teme un'epidemia di colera

Già 29 casi accertati. Un team di medici sta monitorando la situazione per intervenire con una campagna di vaccinazione preventiva. Tra le cause principali, l’acqua contaminata e la scarsa igiene

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Non c’è tregua per il Nepal: dopo il tremendo terremoto dello scorso aprile, il paese ora è a rischio colera. Lo rende noto il dottor Baburam Marasini, direttore della Dipartimento di epidemiologia e controllo delle malattie (Edcd), al quotidiano locale The Himalayan Times, spiegando che, dal 26 luglio ad oggi, sono risultati positivi al batterio Vibrio colera già 29 casi, tutti confermati dal suo Dipartimento. 

“Dobbiamo ancora visitare molti pazienti per poter dare conferma che si tratti di colera”, ha precisato il dott. Marasini. “Il numero dei contagiati potrebbe superare le mille unità, perché il batterio si sta diffondendo con grande rapidità. Se non si prendono precauzioni, molti potrebbero perdere la vita. Esortiamo tutti a essere attenti nella propria igiene”. 

Per monitorare la situazione, il Dipartimento ha inviato dallo scorso 3 agosto un gruppo di medici e tecnici nelle zone vulnerabili. Si tratta, in particolare, delle aree di Kalimati, Kuleshwor, Soalteemode, Kalanki e Naikap, dove si registrano la maggior parte degli ammalati. Il team di dottori ha scoperto che l’unica ragione dietro l’epidemia è l’acqua contaminata, insieme naturalmente alla scarsa igiene che ha contribuito alla sua diffusione.

I medici ora stanno lanciando diversi appelli, anche attraverso la radio e gli altoparlanti, alle migliaia di abitanti ad usare acqua bollita o trattata con cloro per prevenire la malattia. ​Secondo alcuni di loro, è necessaria una campagna di vaccinazione di colera “preventiva” nel paese trattandosi di una malattia endemica. Il rischio reale di un’epidemia è ancora basso, tuttavia il crollo delle infrastrutture igienico-sanitarie, la precarietà del sistema sanitario e la stagione dei monsoni in corso potrebbe aumentare facilmente il rischio di contaminazione.

Solo nelle prossime settimane si potrà avere un responso se perseguire una campagna di vaccinazione di colera. Più dati avranno i medici dai sistemi di allarme e prevenzione in corso e meno difficile sarà per loro prendere una decisione.  

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ZENIT Staff

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