Nelle chiese, nei villaggi, al cinema: aumentano le persecuzioni dei cristiani in India

Gruppi indù hanno cacciato le famiglie cristiane dal Paese, occupato chiese e aggredito gruppi di preghiera. Intanto produzioni bollywoodiane offendono Gesù e il Rosario

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Non c’è pace per i cristiani in India. Nel Maharashtra, uno degli Stati più ricchi e sviluppati del Paese, dove ha sede la “capitale finanziaria” Mumbai, le persecuzioni contro i seguaci di Cristo aumentano: famiglie cacciate dai villaggi; progetti per la costruzione di chiese bloccati; luoghi di culto e gruppi di preghiera attaccati.

Come riferisce all’agenzia AsiaNews il Global Council of Indian Christians (Gcic), in una nota ripresa dalla Radio Vaticana, si tratta di “un trend in crescita e preoccupante”. Il Gcic inoltre conferma che da oltre due mesi giungono richieste d’aiuto di alcuni gruppi cristiani, presi di mira dalle comunità indù locali, in particolare nel distretto di Yavatmal. Una notizia inaspettata, dal momento che accade raramente che le comunità cristiane e cattoliche nello Stato vengano aggredite.

Secondo testimonianze del Gcic, uno dei villaggi più colpiti è quello di Pandahrewani: da alcuni mesi gli abitanti indù, incitati all’odio interreligioso da gruppi locali di fondamentalisti indù, hanno vietato ai cristiani di praticare la loro religione dentro il villaggio, impedendogli anche di costruire una piccola chiesa e invitandoli ad abbandonare la zona.

Durante la festa indù del Hanuman Jayanthi, lo scorso 25 aprile, inoltre, centinaia di indù hanno distrutto una chiesa locale, praticando una cerimonia in segno di sfregio e riempiendola di idoli induisti. Nello stesso Paese, il 6 giugno scorso, oltre 20 persone hanno occupato il terreno di alcuni cristiani. Al tentativo dei fedeli di denunciare l’accaduto alle forze dell’ordine, per tutta risposta, il “capo” dell’occupazione, tale Bapurai Dhadange, un indù, insieme ai suoi seguaci ha denunciato a sua volta i cristiani con l’accusa di praticare conversioni forzate. La polizia, per non arrestare i fedeli, ha però estorto loro dei soldi.

Le persecuzioni e le offese contro la comunità cristiana si rintracciano anche nel mondo del cinema e dello spettacolo. Recentemente si è parlato di due casi di “Bollywood blasfema” che hanno generato forti proteste da parte dei fedeli indiani.

Il primo riguarda la scena del film Policegiri in cui una modella seminuda esibisce, in pose seduttive, un Rosario al collo la cui Croce arriva fino al ventre. L’altro caso è relativo ad un intero film in lingua malayam (la lingua dello stato del Kerlaa) che vuole “smontare” la divinità di Gesù Cristo e rinnegarla.

Dei due esempi di blasfemia cinematografica ne riferisce la Ong Catholic Secular Forum (Csf) all’agenzia Fides, affermando che “non è a prima volta che produttori e registi della grande industria cinematografica indiana giocano con i sentimenti religiosi dei cristiani”.

La Ong – dedicata all’accoglienza di fedeli cattolici e cristiani di altre confessioni – ha scritto ai produttori del film e al Consigli per la Censura protestando per “l’inaccettabile uso improprio dei simboli religiosi cristiani” da parte della modella, dal momento che “il Rosario è un oggetto sacro per i fedeli cattolici, con cui pregano la Vergine Maria e ricordano la vita di Gesù Cristo”, come ha dichiarato il responsabile del Csf.

Il film su Gesù, dal titolo Pithavinum Puthranum (“Nel nome del Padre e del Figlio”), opera del regista T. Deepesh, racconta invece la storia di Cristo come uomo, negandone la divinità. In esso, si narra anche di una relazione d’amore e passione in un convento di suore. Secondo i fedeli, nel film sono presenti “atteggiamenti offensivi e immagini dispregiative verso il cristianesimo”. Pertanto, afferma la comunità cristiana, esso “non va diffuso”.

L’affermazione è stata accolta, nei giorni scorsi, dal Consiglio per la censura, ovvero l’organismo che analizza e monitora i film in India prima della loro diffusione al pubblico. Il Consiglio non ha infatti rilasciato l’autorizzazione necessaria per la proiezione della pellicola, in quanto – hanno sottolineato i membri – nonostante ripetuti tagli già operati, il film “contiene tuttora violazioni alle disposizione vigenti” che tutelano la morale, la cultura e la religione.

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ZENIT Staff

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