Nella vita di coppia si sperimenta l'amore di Dio

La testimonianza di tre famiglie del Rinnovamento nello Spirito Santo

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di Luca Marcolivio

RIMINI, lunedì, 30 aprile 2012 (ZENIT.org) – C’è un luogo che unisce, idealmente e fisicamente, le famiglie del Rinnovamento nello Spirito: è la Casa Famiglia di Nazaret, situata a Loreto, che una decina di anni fa, monsignor Angelo Comastri – allora vescovo della località mariana e oggi cardinale – ha assegnato proprio al movimento.

È a Loreto, dove ogni anno si tengono corsi di formazione e momenti intensi di preghiera, che si sono intrecciati i destini di molte famiglie che hanno fatto amicizia, condividendo gioie, dolori e testimonianze di fede.

È il caso di tre coppie (una con il marito in cielo) che ZENIT ha incontrato durante la 35° Convocazione Nazionale del Rinnovamento nello Spirito, che domani chiuderà i battenti alla Fiera di Rimini.

Etienne e Filippa, lui belga e lei italiana, sposati dal 1979, due figlie, sono residenti a San Mauro Pascoli (FC). Hanno conosciuto il movimento una trentina d’anni fa. Grazie al Rinnovamento nello Spirito hanno potuto fare il salto di qualità non solo nella fede ma anche nella vita di coppia che, ammettono, si era piuttosto inaridita.

“Un amico ci invitò ad un incontro – raccontano – dicendoci: ‘venite e vedrete’. Capimmo subito che casa nostra era lì e che la nostra vocazione come figli di Dio era proprio come coppia. Come coppia eravamo chiamati ad annunciare questa grande realtà: è possibile vivere così e quello che abbiamo vissuto non lo possiamo tacere” (cfr. At 4,20).

Etienne e Filippa hanno sperimentato che, nella vita di relazione, si può realizzare quello che aveva detto Gesù: dove due o più sono riuniti nel mio nome, Io sarò con loro (cfr. Mt 18,20). “Dobbiamo dargli la possibilità di abitare nella nostra relazione, altrimenti amare in modo puramente umano è disastroso…”, commentano.

Alessandro e Wanda, di Torre del Lago Puccini (LU), sposati da 36 anni, sono stati per molto tempo dei “cristiani per tradizione ed eredità. L’esperienza vera di Gesù, però, non l’avevamo ancora fatta”.

Nel 1995, un fulmine a ciel sereno: la morte dell’unica figlia quindicenne. Un tragico evento dopo il quale “il Signore si è chinato su di noi ed ha avuto misericordia: ha raccattato i pezzetti della nostra vita e della nostra famiglia e ne ha fatto una cosa nuova, ricostruendoci, prima come persone e poi come coppia”.

Perdere un figlio – l’unico per di più – non è soltanto un’esperienza devastante per una madre e per un padre; lo è anche per la coppia di genitori, che rischia di “smettere di essere coppia”, affermano i coniugi.

La rinascita, per Alessandro e Wanda, inizia nel 2004, anno del loro soggiorno alla Casa Famiglia di Nazareth. “È stata Maria (colei che ha detto a suo Figlio “non hanno più vino”) a portarci lì – spiegano – ed è lì che abbiamo scoperto la grazia della vita sacramentale. Avevamo tanta sete e ci abbeveravamo ad un filo d’acqua quando avevamo a disposizione un fiume carsico di cui non ci eravamo accorti…”.

“Quello di cui abbiamo avuto esperienza non possiamo tenerlo per noi – aggiungono -. La gente si accorge che ci è successo qualcosa di speciale. C’è davvero il Signore in mezzo a noi, nonostante le nostre fragilità. E quando lo imploriamo, è come l’invitato alle nozze che non se ne va mai”.

Liliana, sassarese, vedova da un anno e mezzo, con due figli di 26 e 23 anni, è entrata nel Rinnovamento dopo una tragedia familiare: la morte, prima ancora di venire al mondo, del terzo figlio, Riccardo.

“Avevo quello che avevo sempre desiderato – racconta – una famiglia dei figli, eppure ero nel tunnel della depressione. Volevo uscirne ma non sapevo come. Davanti al crocefisso, un giorno dissi: basta, ti ho chiesto serenità, non ho ottenuto nulla, arrivederci e grazie…”.

Seguì per lei un periodo interminabile e tristissimo di “non vivere ma sopravvivere, viversi addosso… La vita ti passava davanti ma tu non ne sei protagonista. Il Signore, al contrario, ti rende protagonista della tua vita e della vita in genere, sempre in Lui e per Lui”.

“Mi sono quindi allontanata da Dio ma Lui mi ha richiamato a sé, attraverso la perdita-guadagno di un figlio, morto alla vigilia della nascita, che però mi… ha partorito al cielo – ricorda commossa -. Riccardo mi ha portato per mano, assieme a Maria Santissima, fino a conoscere Cristo attraverso amici del Rinnovamento nello Spirito”.

Per Liliana è una vera e propria rinascita e il marito, vedendola così cambiata, decide di seguirla nel percorso di fede. Un cammino durato “fino al giorno in cui l’ho riaccompagnato davanti al Signore: sull’altare ci siamo sposati e sull’altare gliel’ho restituito. Il Signore ci ha ricostruito, come persone, come genitori, come coppia e come evangelizzatori”.

Per Etienne e Filippa, Alessandro e Wanda, Salvatore e Liliana, la vita di coppia è o – è stata – un “fare l’ordinario in maniera straordinaria”.

“Facciamo l’esperienza della nostra umanità in modo totale e non siamo certo esenti dalle difficoltà e dalla fragilità – dice Etienne a nome di tutti quanti -. Pregare è ricalibrare ogni mattina la nostra vita su Dio, lasciargli penetrare la nostra vita, permettendo così a noi stessi di guardare alla vita con occhi e cuore diversi, con un’energia diversa. Ci spinge ad andare oltre, diventando altro”.

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ZENIT Staff

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