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Nel sepolcro la Parola diventa muta

Meditazione sul Sabato Santo

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Meditazione
La nostra umanità ha nella sepoltura l’ultima tappa della vita terrena. La morte sembra avere la parola conclusiva sull’esistenza umana. Anche Gesù è stato posto in un sepolcro; così, la sua solidarietà con gli uomini non si è interrotta. Scendendo nel “regno dei morti”, negli inferi, ha incontrato tutte le generazioni passate, dai progenitori fino al buon ladrone che lo ha accompagnato nella morte sul Calvario. Disceso negli abissi della terra, Gesù ha dato inizio alla risalita, convogliando dietro di sé tutti i giusti per introdurli nel regno della vita, nel paradiso del Padre. In tal modo, Gesù si è rivelato vincitore non solo della sua morte, ma della morte in assoluto. Egli dà inizio a un’altra vita, nella sua umanità trasformata in “corpo spirituale” e rigenerata nella gloria. Il Sabato Santo ci educa a capire i “silenzi di Dio”, la sua apparente “assenza”, la trascendenza assoluta della sua Parola. Anche la liturgia si adegua a questa forma di comunicazione, per farci capire che ogni sua parola non è mai esaurita dalla nostra comprensione creaturale: c’è sempre un “oltre” che resta ineffabile e trascendente. Non si tratta di una percezione puramente psicologica, bensì dell’assoluta trascendenza del Dio vivo e vero, che è “altro” e incomprensibile all’uomo. La tradizione dei Padri della Chiesa ha sviluppato la teologia “apofatica” (ineffabile): Dio resta inesprimibile a parole umane, ma è raggiungibile attraverso l’esperienza mistica. «Nel mistero del Verbo incarnato risiede la potenza degli enigmi e delle figure della Scrittura, nonché la scienza delle creature sensibili e intelligibili: Colui che conosce il mistero della croce e del sepolcro, conosce la ragione di essere di queste creature. Ma colui che è stato iniziato alla potenza nascosta della risurrezione conosce il fondamento finale sul quale Dio, nel suo disegno, stabilisce ogni cosa» (Massimo Confessore, Capitoli sulla teologia e l’economia, 66). Oggi la liturgia ci conduce a penetrare il “mistero della croce e del sepolcro”. Il realismo con cui il Figlio di Dio è totalmente solidale con noi, tranne per l’esperienza del peccato, mostra quanto la nostra salvezza sia stata radicale: egli assume e vive la nostra vicenda fino alla sepoltura, per indicare che anche la nostra morte e la nostra sepoltura sono redente. Gesù ci accompagna nel sepolcro ed è lì che egli apre a noi un varco per la vita eterna.
Preghiera
«Taccia ogni carne mortale e se ne stia con timore e tremore. Il Re dei regnanti e Signore dei signori si avanza per essere immolato e dato in cibo ai credenti… Si è destato il Signore come un dormiente ed è risorto per salvarci» (Tropario bizantino per il Vespro del Santo e grande Sabato).
Agire
Dedichiamo qualche momento di riflessione al peccato: realtà grave e pericolosa, dalla quale la grazia di questo giorno ci può liberare.
Meditazione del giorno a cura di monsignor Francesco Pio Tamburrino, Arcivescovo emerito di Foggia-Bovino, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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