Negli USA il matrimonio è minacciato e svalutato (Prima parte)

L’Arcivescovo John Myers, capo dell’Arcidiocesi di Newark, pubblica una lettera pastorale sul matrimonio

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di Junno Arocho

ROMA, mercoledì, 26 settembre 2012 (ZENIT.org) – Negli ultimi anni l’argomento matrimonio è stato un’area di costante dibattito. Man mano che si avvicina la stagione elettorale negli Stati Uniti i sostenitori del matrimonio dello stesso sesso hanno gradualmente sempre più influenza in politica e nel mondo dello spettacolo. Le persone contrarie sono andate incontro a critiche, al punto di essere accusati di bigottismo per aver dato il loro sostegno al matrimonio tradizionale.

La Chiesa cattolica, negli Stati Uniti, non è rimasta in silenzio nonostante i tentativi dei sostenitori del matrimonio omosessuale di screditarli. L’arcivescovo John J. Myers di Newark, New Jersey, ha pubblicato infatti, ieri, una lettera pastorale sulla definizione, sul fine e sulla santità del sacramento del matrimonio, utilizzando gli scritti di filosofi, sia religiosi che laici. Come capo di una delle più grandi diocesi degli Stati Uniti – con più di 1 milione di cattolici – ha deciso di aiutare i fedeli a “formare le proprie coscienze” sul sacramento del matrimonio. ZENIT lo ha intervistato.

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Cosa l’ha spinta a scrivere una lettera pastorale sul matrimonio?

Mons. Myers: Ci ho lavorato per un po’ di tempo perché il matrimonio è uno dei fondamenti di qualsiasi società ed è fondamentale per la Chiesa. Nella nostra società, viene svalutato in molti modi, sia da alcune azioni del governo, sia dalle pressioni culturali e dalle preferenze della gente. Quindi la mia preoccupazione è che le persone vivano veramente il mistero del sacramento del matrimonio, e anche che tutti noi possiamo avere la fermezza necessaria per renderlo stabile nella società e per crescere i figli in maniera appropriata. Avevo in mente tutti questi temi quando iniziai a scrivere la lettera pastorale vari mesi fa.

Qual è la situazione del matrimonio negli Stati Uniti adesso?

Mons.Myers: Non c’è bisogngo di percezioni extra-sensoriali per capire che il matrimonio è minacciato e svalutato in tutti i modi negli Stati Uniti. Nonostante vi siano molti matrimoni felici, ve ne sono tanti altri dove le persone non si preoccupano affatto di sposarsi, e anche molti divorzi o altre visioni del matrimonio che lo riducono semplicemente alla relazione sentimentale tra partner. Questo non corrisponde alla visione della Chiesa sul matrimonio, ovvero dell’impegno di un uomo e una donna in una relazione stabile aperta ai figli e in cui i figli possono essere educati in maniera appropriata e avere il sostegno emotivo e l’aiuto, che solo una solida unione può offrire. Io so che ciò è vero per me e per quanti hanno riconosciuto una “buona vita” di famiglia come una delle cose più importanti della loro vita.

Nella lettera, lei afferma che “filosofi sia religiosi che laicisti hanno riconosciuto dall’antichità l’esistenza del diritto naturale”. Cosa spinge, dunque, i sostenitori del “matrimonio” dello stesso sesso a negare il diritto naturale, soprattutto quando molti dichiarano che le tendenze omosessuali sono genetiche?

Mons. Myers: Prima di tutto non pretendo di sapere tutte le cause complesse che possono essere coinvolte nell’inclinazione omosessuale di una persona. So che nel matrimonio capisci che Dio ha creato noi e il nostro mondo per un motivo preciso, e diventa allora nostra responsabilità usare i doni che Egli ci ha dato. Molti di quelli che si mettono nella posizione contraria, non ammettono neanche la trascendenza, ma pensano piuttosto di essere il centro del loro particolare universo morale e che possono definire il matrimonio o qualunque altra cosa come meglio preferiscono. Questo è uno sbaglio profondo, e i filosofi da Platone ad Aristotele, a Cicerone a San Tommaso d’Aquino, ma anche Martin Luther King, hanno sottolineato che le leggi della società devono essere conformi con quelle della natura, che sono l’ordine che Dio ha stabilito.

[La seconda parte dell’intervista verrà pubblicata domani, giovedì 27 settembre]

[Traduzione dall’inglese a cura di Pietro Gennarini]


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ZENIT Staff

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