Né socialista né capitalista, ma fraterna e cristiana

Il prof. Zamagni spiega le innovazioni della “Caritas in Veritate”

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di Antonio Gaspari

CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 7 luglio 2009 (ZENIT.org).- “La Caritas in Veritate propone un superamento dell’utilitarismo in favore di uno sviluppo del mercato e dell’economia di tipo umanistico e improntato sulla fraternità”, sostiene il prof. Stefano Zamagni.

Docente ordinario di Economia Politica all’Università di Bologna e Consultore del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il prof. Zamagni ha così spiegato, martedì 7 luglio, nella Sala Stampa vatican, le implicazione dell’enciclica sociale di Benedetto XVI.

Secondo Zamagni, la Caritas in Veritate (CV) invita a “superare l’ormai obsoleta dicotomia tra sfera dell’economico e sfera del sociale” e cioè a risolvere quell’errore teorico che ha portato ad identificare “l’economia con il luogo della produzione della ricchezza (o del reddito) e il sociale con il luogo della solidarietà e/o della compassione”.

“La CV [Caritas in Veritate] ci dice, invece, che si può fare impresa anche se si perseguono fini di utilità sociale e si è mossi all’azione da motivazioni di tipo pro-sociale”, ha sottolineato il docente di Economia Politica.

Il prof. Zamagni ha quindi criticato la competizione intesa con l’hobbesiana “mors tua, vita mea”, o l’immorale principio utilitaristico, perchè in questo modo l’attività economica tende a divenire “luogo dello sfruttamento e della sopraffazione del forte sul debole, quindi inumana e dunque ultimamente inefficiente”.

Secondo il docente, la Dottrina Sociale della Chiesa “va oltre (ma non contro) l’economia di tradizione smithiana che vede il mercato come l’unica istituzione davvero necessaria per la democrazia e per la libertà”.

“La Dottrina Sociale della Chiesa – ha spiegato – ci ricorda invece che una buona società è frutto certamente del mercato e della libertà, ma ci sono esigenze, riconducibili al principio di fraternità, che non possono essere eluse, né rimandate alla sola sfera privata o alla filantropia”.

Al tempo stesso, la Dottrina Sociale della Chiesa non parteggia con chi combatte i mercati e vede l’economico in endemico e naturale conflitto con la vita buona, invocando una decrescita e un ritiro dell’economico dalla vita in comune.

“Piuttosto – ha sottolineato -, essa propone un umanesimo a più dimensioni, nel quale il mercato è visto come momento importante della sfera pubblica – sfera che è assai più vasta di ciò che è statale – e che, se concepito e vissuto come luogo aperto anche ai principi di reciprocità e del dono, costruisce la città”.

Per il prof. Zamagni la parola chiave per comprendere la novità della “Caritas in Veritate” è quella di “fraternità”, parola già presente nella bandiera della Rivoluzione Francese, ma che l’ordine post-rivoluzionario ha poi abbandonato fino alla sua cancellazione dal lessico politico-economico.

Il Consultore del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace ha spiegato che “è stata la scuola di pensiero francescana a dare alla ‘fraternità’ il significato che è quello di costituire, il complemento e l’esaltazione del principio di solidarietà”.

Il prof. Zamagni ha precisato che “mentre la solidarietà è il principio di organizzazione sociale che consente ai diseguali di diventare eguali, il principio di fraternità è quel principio di organizzazione sociale che consente agli eguali di esser diversi”.

“La fraternità – ha aggiunto – consente a persone che sono eguali nella loro dignità e nei loro diritti fondamentali di esprimere diversamente il loro piano di vita, o il loro carisma”.

Per Zamagni, “la buona società non può accontentarsi dell’orizzonte della solidarietà, perché una società che fosse solo solidale, e non anche fraterna, sarebbe una società dalla quale ognuno cercherebbe di allontanarsi. Il fatto è che mentre la società fraterna è anche una società solidale, il viceversa non è necessariamente vero”.

In conclusione il docente di Economia Politica ha sostenuto che “non è sostenibile una società di umani in cui si estingue il senso di fraternità”, perchè non è “capace di progredire quella società in cui esiste solamente il ‘dare per avere’ oppure il ‘dare per dovere'”.

Alla domanda se l’enciclica sia o no anticapitalistica, il prof. Zamagni ha risposto che “non è una enciclica anticapitalista” ed ha spiegato che il problema non è il capitalismo, ma le concezioni riduzionistiche dell’utilitarismo e del profitto a tutti i costi.

Il docente di Economia Politica ha precisato che è ormai evidente come l’accumulazione della ricchezza, superato il limite del benessere, non garantisce la felicità. E gli umani cercano la felicità, non il potere e il denaro ad ogni costo.

Per quanto riguarda il debito, il prof. Zamagni ha spiegato che la cancellazione non risolve i problemi, perchè è necessario cambiare le strutture. La cancellazione del debito non garantisce lo sviluppo, che invece ha bisogno di cambiamenti sociali e strutturali.

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ZENIT Staff

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