Natale fonte di speranza

Meditazione del cardinal Eduardo Francisco Pironio

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Nel suo primo discorso alla Curia Romana in occasione degli auguri natalizi, sabato 21 dicembre, papa Francesco, contrastando una idea molto diffusa, ha affermato che “nella Curia Romana ci sono stati e ci sono santi”. Affermando ciò non ha fatto nomi, ma non è difficile ricordare persone di cui è in corso la causa di beatificazione come il cardinal François Xavier Nguyên Van Thuân o il cardinale argentino Eduardo Francisco Pironio. Costui, vera e propria anima delle Giornate Mondiali della Gioventù, ha lasciato diversi scritti che si caratterizzano per la loro profondità; in occasione del Natale ecco una parte di alcune sue riflessioni sul mistero natalizio come fonte di speranza.

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La Liturgia di Natale ci invita alla gioia e alla spe­ranza. Isaia descrive così, nell’oscurità dolorosa dei tem­pi difficili, la venuta di Cristo che è la Luce, la Pace, l’Alleanza: « Ecco, ci è nato un pargolo, ci fu largito un figlio… si chiamerà Principe della Pace » (Is. 9,5).

Gesù Cristo venne per annunciarci la Pace: « Egli è la nostra Pace… Egli con la sua venuta annunziò la pace tanto a voi che eravate lontani, quanto a coloro che erano vicini » (Ef. 2,14).

Venne soprattutto, per portarci la pace come frutto della sua Pasqua: « Vi lascio la pace, vi dò la mia pace; ve la dò non come la dà il mondo. Non si turbi il vostro cuore, né si spaventi » (Jo. 14,27).

La storia segnava la pienezza dei tempi difficili quando nacque Gesù. La sua incarnazione redentrice fu la realizzazione della speranza antica e il principio della speranza nuova e definitiva. Da quando nacque Gesù, soprattutto da quando glorificato alla destra del Padre inviò sul mondo il suo Spirito, noi viviamo nel tempo della speranza. Sarà definitivamente consumato quando Gesù tornerà per consegnare il Regno al Padre (1 Cor. 15, 25-28).

San Paolo lo riassume mirabilmente in un testo che leggiamo nella Liturgia di Natale: «La grazia di Dio si è manifestata col portare la salvezza a tutti gli uomini, insegnandoci a vivere, in mezzo al secolo presente, con moderazione, giustizia e pietà, rinnegando l’empietà e le cupidigie mondane. Tutto ciò in attesa della beata spe­ranza e della gloriosa manifestazione del grande Iddio e Salvatore nostro Gesù Cristo, che sacrificò se stesso per noi» (Tito 2, 11-14).

La speranza brilla nel mondo quando Gesù nasce e muore per gli uomini. La via e la sicurezza della spe­ranza sono molto distinte nel piano di Dio e nei calcoli umani.

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ZENIT Staff

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