Natale e il Corano

Un libro ripercorre il libro sacro dei musulmani per vedere cosa dice della nascita di Gesù

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di Robert Cheaib

ROMA, domenica, 27 novembre 2011 (ZENIT.org) – Pochi sanno che il Corano parla di Gesù (chiamandolo in arabo Isa) e che fa riferimento al suo concepimento verginale. È poco noto anche che Maria è l’unica donna menzionata per nome nel Corano. Alla vigilia del santo Natale, l’editrice Queriniana offre alla nostra attenzione un libro di Karl-Josef Kuschel dal titolo suggestivo “Natale e il Corano” che ripercorre il libro sacro dei musulmani per vedere cosa dice della nascita di Gesù.

L’autore si propone con quest’opera di esaminare i dati dei Vangeli e del Corano per contribuire a un confronto fra cristiani e musulmani per una comprensione adeguata della persona e della causa di Gesù, convinto che «cristiani e musulmani dovrebbero andare oltre la tolleranza, consapevoli delle loro differenze, ma anche consapevoli delle cose che hanno in comune, ed essere per questo grati a Dio».

Data la confusione che regna in materia di dialogo interreligioso, è opportuno fare qualche precisazione al riguardo prima di entrare nel merito del libro. Durante la sua visita a Bénin, Benedetto XVI ha avvertito di un tipo di «dialogo interreligioso mal compreso» che «porta alla confusione o al sincretismo». Il Papa – che sabato 19 novembre ha parlato ai rappresentanti delle istituzioni della repubblica, il corpo diplomatico e i rappresentanti delle principali religioni – ha invitato a cogliere la retta intenzionalità del vero dialogo tra le religioni: esso deve riconoscere l’importanza della «conoscenza, dell’approfondimento e della pratica della propria religione». Benedetto XVI ha spiegato che il vero campo d’incontro tra le religioni è quellodella «cooperazione nel campo sociale o culturale che può aiutare le persone a comprendersi meglio e a vivere insieme serenamente».<br>
Il libro stesso si apre con un chiarimento che esclude ogni sincretismo. Kuschel cita infatti il «Comunicato congiunto del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso e il Centro per il dialogo interreligioso dell’Organizzazione per i rapporti e la cultura islamica di Teheran (Iran)» il quale ribadisce che «nel dialogo sulle religioni bisognerebbe evitare le generalizzazioni. Le differenze tra le confessioni all’interno del cristianesimo e dell’islam, così come le differenze dei contesti storici, sono fattori importanti da tenere presenti».

Fatta questa precisazione, l’autore dichiara, nel suo libro suddiviso in cinque parti, che da nessun’altra parte le tradizioni bibliche e le tradizioni coraniche si intersecano in maniera più forte di quanto avvenga nei racconti del Natale. Vi sono parecchi parallelismi seppure nella differenza innegabile, soprattutto del senso dell’evento. Kuschel reputa che il confronto tra le due visioni potrebbe apportare «un nuovo vigore» alla festa di Natale la quale – purtroppo – è stata generalmente risucchiata dalla cultura consumista e dalle iniziative commerciali. Per il Corano, la nascita di Gesù è «un segno di Dio», ed essi concordano con i veri cristiani sul «messaggio teocentrico» e spirituale dell’evento natalizio.

La prima parte del libro considera i dati neotestamentari sulla nascita di Gesù esaminando i racconti di Matteo e di Luca nelle loro differenze, ma anche nelle loro convergenze. L’autore offre interessanti dati storici sul motivo della scelta del 25 dicembre come data convenzionale per celebrare la nascita di Gesù. Verso la fine della considerazione scritturistica Kuschel riflette sul comune messaggio di fondo delle pericopi neotestamentarie.

La seconda parte inizia con un capitolo sulla «lettura musulmana dei racconti evangelici». Il professore di Tubinga denuncia una tendenza che s’impunta a evidenziare le apparenti contraddizioni tra gli evangelisti. Purtroppo, l’autore non fornisce la spiegazione cristiana di tali contraddizioni lasciando il lettore di media o bassa cultura con dubbi di per sé risolvibili facilmente dalla consultazione di libri che trattano del Nuovo Testamento.

In seguinto, Kuschel si sofferma a considerare la letteratura islamica sulla nascita di Maometto, evidenziando che la prima biografia di Maometto è stata scritta circa 150 anni dopo la sua morte da Ibn Ishak. Questa biografia tardiva ha diversi parallelismi con i racconti della nascita di Gesù nei Vangeli, e non corrisponde neanche alla sensibilità dei musulmani ortodossi perché con il suo intento di esaltare la figura di Maometto tradisce ciò che sarebbe un vanto per i musulmani, ovvero, la scelta da parte di Allah del profeta senza meriti precedenti. Kuschel cita diverse referenze tra cui l’islamista Tilman Nagel che spiega che per i musulmani e soprattutto per il Corano «Maometto non è altro che un uomo normale. Il Corano lo dice esplicitamente [cf. Sura 7,184]».

Nella terza parte, il professore di teologia della cultura e del dialogo interreligioso si sofferma sui racconti coranici della nascita di Giovanni il Battista, di Maria [Mariam, ibnat ’imran], per giungere nella quarta parte, ai racconti che riguardano Gesù.

Di Gesù l’autore ricorda che il Corano lo menziona in 15 delle 114 Sure coraniche. Si sofferma in seguito all’analisi del testo della sura 19 che racconta il concepimento e il parto miracoloso di Gesù e il suo primo discorso a Maria. Kuschel evidenzia la somiglianza nella distinzione tra i racconti coranici e quelli del pseudo-evangelo di Matteo e il proto-evangelo di Giacomo. Verso la fine di questa parte, Kuschel offre un confronto dei racconti della nascita di Gesù nei Vangeli e nel Corano.

La quinta parte reitera l’intenzione primaria che anima il libro, quella dell’«invito al dialogo». Il teologo si rifà al documento storico della «parola comune», quale lettera aperta indirizzata al Papa e agli altri leader cristiani, da 138 studiosi e figure eminenti del mondo islamico, con l’intento e l’invito di ritrovarsi su ciò che accomuna cristianesimo e islam. L’Autore esamina il documento degli studiosi e soprattutto la Sura 3 che ne ispira il titolo per vedere la portata del passo e gli spazi di vera possibilità di incontri tra i credenti di Allah e i credenti in Gesù Cristo.

robert@zenitteam.org

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ZENIT Staff

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