Si chiama “La Carta di Fondi” ed è un documento “di responsabilità e impegno” sottoscritto, nel monastero benedettino olivetano di San Magno di Fondi, da oltre 30 sacerdoti e religiosi vicini o appartenenti all’associazione Libera di don Luigi Ciotti. “Misericordia e verità s’incontreranno” il tema dell’evento di tre giorni che ha dato vita a questa “Carta” che, “sulla scia dell’impegno sottoscritto nel ‘Patto delle catacombe’ da numerosi vescovi partecipanti al Concilio Vaticano II”, redige una serie di azioni che vanno dalla lotta pastorale alla criminalità organizzata, all’assistenza a chi ha deciso di pentirsi, alla denuncia di illegalità, ingiustizie e corruzione.
“Scelte evangeliche per un cammino di liberazione” è il sottotitolo del testo, con il quale i firmatari – spiega il Sir – si impegnano a “non tacere dinanzi alle ingiustizie e ad ogni tipo di illegalità”, a “camminare al fianco delle vittime innocenti di mafia e di quanti subiscono violenze e sopraffazioni” e “contrastare ogni forma di corruzione”, oltre che a “denunciare ogni tipo di connivenza, anche istituzionale, che favorisce il degrado ambientale agevolando gli affari delle ecomafie”.
Tra le varie affermazioni: “Evitare qualunque forma di religiosità ritualistica e alienante che deturpa il volto paterno di Dio; vivere ogni manifestazione di pietà popolare nella logica della semplicità e della radicalità evangelica affinché non si trasformino in esaltazione di personaggi potenti e boss mafiosi, e in mortificazione di poveri e ultimi; accompagnare il cammino di coloro che intendono pentirsi del male compiuto distinguendo il peccato dal peccatore; realizzare luoghi nei quali trovino accoglienza uomini e donne senza alcun pregiudizio di tipo religioso, etnico e sociale; vivere nella libertà ogni tipo di rapporto con la politica per non cadere nelle maglie di facili strumentalizzazioni”.
Tra gli assunti di fondo, mutuati dal pontificato di Papa Francesco, l’invito “a liberarci e a liberare da una concezione economicistica della terra, dell’ambiente, del lavoro e delle relazioni umane, denunciare quella finanza che uccide i poveri e crea disuguaglianze sociali su scala planetaria, lavorare nell’educazione ad una finanza etica e giusta”.
Sottoscritto anche l’impegno a “vivere il rapporto con il denaro nella logica della trasparenza e della competenza perché non si alimentino favoritismi né si assicurino privilegi”, e ad “orientare le risorse economiche sempre verso il bene comune e mai verso interessi di pochi individui o di singoli gruppi”. La Carta conclude con parole di attenzione nei confronti dei giovani e dei laici, ribadendo l’importanza dei principi costitutivi della nostra Carta costituzionale e di “percorsi virtuosi e responsabili di cittadinanza attiva”.