Pope Francis prays at the first session of the Synod of Bishops

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Napier: “Il mio augurio è che al Sinodo non siano diffuse notizie false”

Secondo il cardinale sudafricano, le prime sessioni hanno contribuito a smorzare il “clima di sospetto”

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Al Sinodo dei Vescovi sulla famiglia, i padri africani hanno le loro specifiche posizioni, i loro argomenti e proposte in mente e ritengono che le loro aspettative saranno pienamente esaudite, “vale a dire che le tradizioni e i principi plurisecolari della Chiesa saranno pienamente e fermamente confermati”.

Lo ha affermato in un’intervista a ZENIT, il cardinale sudafricano Wilfred Napier, arcivescovo di Durban, ribadendo che “papa Francesco ha dichiarato che non vi saranno cambiamenti nella dottrina ma solo negli approcci e nei metodi pastorali”.

Al Sinodo dell’anno scorso, il cardinale Napier partecipò in qualità di presidente della Conferenza Episcopale sudafricana, per poi essere invitato da papa Francesco a prendere parte al comitato organizzatore del Sinodo in corso.

In questa intervista, il cardinale ha espresso il suo pensiero sull’andamento del Sinodo, su ciò che importa di più agli africani e sui concreti sviluppi concretizzatisi dallo scorso Sinodo ad oggi, in particolare sulla metodologia e su come i cambiamenti stiano aiutando ai vescovi africani a farsi ascoltare.

Il porporato ha poi osservato come la visita del Papa in Africa, in programma alla fine di novembre, arriva in un momento cruciale, in cui molti vivono una crisi di fede e vi sono attacchi concertati da parti di governi ed organizzazioni. Napier ha anche accennato alla recente beatificazione di Benedict Daswa.

Il cardinale africano ha infine suggerito che le informazioni sul Sinodo filtrate dai media lo scorso anno, “possono essere definite con un eufemismo ‘imprecise’ o meno eufemisticamente ‘false’”.

 

Come sta procedendo il Sinodo? E quali sono i temi caldi per l’Africa?

Molto probabilmente perché papa Francesco e il cardinale Baldisseri sono intervenuti nella fase iniziale per rassicurare il Sinodo che il processo si è svolto nel rispetto delle regole sinodale, il clima di sospetto si è notevolmente smorzato. In questo modo siamo in grado di concentrarci sui temi piuttosto che sul processo. Personalmente sono molto a mio agio quando ho più tempo (e non meno tempo) nei piccoli gruppi di discussione.

Per prima cosa, abbiamo potuto trattare da subito i principali argomenti, in un ambiente dove il dialogo è più agevole che in Aula, dove al più quello che abbiamo è un susseguirsi di monologhi.

Dal momento che la metodologia ci porta nel pieno dell’Instrumentum Laboris, capitolo per capitolo, i problemi che interessano l’Africa stanno certamente emergendo e abbiamo abbastanza tempo e la possibilità di approfondirle. Finora, il “vedere o sentire”, secondo la metodologia del “vedere, ascoltare, agire” ci sta dando ampio spazio per sollevare le questioni che ci riguardano. Le differenze sono più retorica che sostanza.

 

Quali concreti sviluppi positivi vi sono stati tra le sessioni del Sinodo?

Credo che il risvolto principale sia che la maggior parte padri sinodali africani si siano potuti incontrare ad Accra, in Ghana, per prepararsi al Sinodo in due modi. In primo luogo, per la redazione e la pubblicazione di un documento generale sulla missione della Chiesa per quanto riguarda il futuro della famiglia, una risposta coordinata, se vogliamo, per l’Instrumentum laboris; in secondo luogo c’è una dura ed incisiva dichiarazione indirizzata ai loro governi e alle Nazioni Unite, per quanto riguarda la forma di colonizzazione più nuova ed insidiosa: la colonizzazione ideologica, che consiste principalmente nel definire come precondizione per gli aiuti economici, l’adozione di norme che sono piuttosto estranee all’Africa e che cercano di indebolire, minare e distruggere completamente alcuni valori chiave delle nostre culture africane e sistemi di credenze, in particolare del cristianesimo, che l’Europa e l’Occidente stanno insistendo ad edificare in Africa e sono ormai destinati a sovvertire in nome di ideologie anti-vita, anti-persona, anti-Dio, imposte indistintamente a tutti, attraverso le Nazioni Unite e le loro agenzie.

Noi africani abbiamo le nostre posizioni, argomenti e proposte ben chiari in mente e credo che le nostre aspettative saranno pienamente esaudite, vale a dire che le tradizioni e i principi plurisecolari della Chiesa saranno pienamente e fermamente confermate. Del resto, papa Francesco ha già dichiarato che al Sinodo non vi saranno cambiamenti nella dottrina ma solo negli approcci e nei metodi pastorali. In secondo luogo, ci aspettiamo che lui e altri padri sinodali che la pensano come lui, daranno concreta espressione alla descrizione di papa Benedetto XVI della Chiesa in Africa come “il polmone spirituale della Chiesa universale”. Prendiamo questo per dire che il Papa affermerà ciò che la Chiesa in Africa sta già facendo e continuerà a fare, vivendo e predicando il Vangelo, coltivando la fede cattolica nel modo più fedele e vigoroso possibile.

 

Come sta rispondendo papa Francesco alle sfide sulla famiglia in Africa e nel mondo?

A partire dal Sinodo straordinario del 2014, dove ha detto molto poco, a parte l’esortazione ai padri sinodali a parlare apertamente e liberamente ma ascoltando con umiltà, e poi l’ammonimento, alla fine del Sinodo, contro le due posizioni radicali che minacciano l’unità della Chiesa, ovvero il tradizionalismo rigido e il liberalismo radicale, papa Francesco ha utilizzato le sue udienze generali ed altre occasioni in generale, per ribadire l’insegnamento della Chiesa ed ha confermato questa sua posizione nel discorso alla Veglia di Preghiera la sera prima del Sinodo e alla sua omelia, durante la Messa di apertura. Credo che i delegati africani siano attualmente molto sollevati ed anche contenti di quello che il Papa ha fatto!

 

Quali sono le sue speranze e le aspettative per la visita del Papa in Africa il prossimo mese?

Ritengo che quello che ho detto prima, dia espressione ad una serie di speranze e aspettative, riguardo all’affermazione della chiesa africana per ciò che è e per ciò che si batte in tutto il mondo ma anche la riaffermazione della dottrina del Chiesa, soprattutto in quelle aree in cui vi è un attacco concertato da parte dei governi e delle organizzazioni di cui parlavo poco fa. Una terza aspettativa è che il Santo Padre sostenga significativi modelli di vita cristiana, tra i quali, per quanto riguarda il Sud Africa, ho il piacere di citare beato Benedetto Daswa, recentemente beatificato dal cardinale Angelo Amato. Siamo ancora al settimo cielo, dopo la testimonianza di questo evento storico! Questa visita dà a Papa Francesco l’occasione ideale per sottolineare il ruolo fondamentale che la Chiesa in Africa è chiamata a svolgere, in un momento in cui tante altre chiese versano in una crisi di fede, di identità e di compromesso con il mondo e i suoi dogmi!

 

È stato detto il Sinodo non è un parlamento; il Sinodo del 2015 risponde a questa descrizione?

Io non la penso così! Per molti versi sta facendo quello che i Sinodi hanno sempre fatto, essendo la riunione dei Vescovi come fratelli e colleghi, il modo migliore per cercare insieme di affrontare le sfide e i problemi che la Chiesa affronta sia nei contesti locali che a livello universale. Naturalmente, quando tutto questo accade, loro descriveranno quello che sperimentano nella loro vita ministeriale quotidiana.

Questo accadrà naturalmente quando dovranno descrivere ciò che sperimentano nella vita quotidiana e nel ministero. Per questo motivo, avranno diverse, persino contraddittorie esperienze, che inevitabilmente tratteggiano le loro percezioni, le loro analisi delle cause profonde dei problemi affrontati, così come le soluzioni che si propongono.

Per quanto riguarda i media, ad essere onesti, questi primi giorni del Sinodo sono stati così intensi, che non sono stato in grado di apprendere tutto quello che i media hanno da d
ire. Ciononostante, la mia speranza e la mia preghiera è che, a differenza di quella volta, non saranno alimentate informazioni che, in modo eufemistico, potremmo definire imprecise e, meno eufemisticamente, potremmo definire false.

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Deborah Castellano Lubov

Deborah Castellano Lubov is Senior Vatican Correspondent for Zenit and its English edition. Author of 'The Other Francis,' now published in five languages, she gave a personal, in-depth look at the Holy Father, through interviews with those closest to him and collaborating with him, featuring the preface of Vatican Secretary of State, Cardinal Pietro Parolin. Lubov often covers the Pope's trips abroad, and often from the Papal Flight, where she has also asked him questions on the return-flight press conference on behalf of the English-speaking press present. Deborah Castellano Lubov, who also serves as NBC Vatican Analyst and collaborator, also has done much TV & radio commentary, including for NBC, Sky, EWTN, BBC, Vatican Radio, AP, Reuters and more. She also has written for various Catholic publications.

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