Cardinale Bo (Foto: 2016) / © CCEW - Mazur/Catholicnews.Org.Uk, CC BY-NC-SA 2.0

Myanmar: “La pace è l’unica via”

Appello del card. Bo per porre fine ai crimini contro la minoranza islamica dei Rohingya

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“La pace è possibile. La pace è l’unica via.” Lo ha affermato il cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon. In un messaggio reso pubblico lunedì 26 giugno 2017, il primo cardinale nella storia del Myanmar denuncia “l’estremismo religioso” e richiama l’attenzione sulla sorte degli sfollati e sul trattamento delle minoranze, in particolare quella islamica dei Rohingya nel suo Paese.
Dichiarandosi “commosso dalla sofferenza umana”, il cardinale e religioso salesiano lancia un appello per porre fine alle “flagranti violazioni dei diritti umani nello Stato di Rakhine, lo Stato di Kachin e lo Stato di Shan e infatti in tutta la Birmania”.
Il porporato ricorda che in occasione dell’Udienza generale di mercoledì 8 febbraio scorso papa Francesco ha preso la difesa della minoranza musulmana dei Rohingya in Birmania. “È gente buona, gente pacifica… sono fratelli e sorelle nostri”, aveva dichiarato il Pontefice.
Sempre a febbraio, il porporato birmano aveva esortato la comunità internazionale a “porre termine alla violenza e al terrore” nel suo Paese, dove la Chiesa ha proclamato il 2017 l’Anno della Pace.
Nel suo messaggio, il cardinale Bo dichiara che “le accuse di ‘pulizia etnica’, di crimini di guerra e di crimini contro l’umanità devono essere oggetto di un’inchiesta approfondita ed indipendente”.
Il porporato invita il governo del suo Paese a “collaborare con la comunità internazionale per indagare sui crimini segnalati dalle Nazioni Unite, di una maniera veramente indipendente, che porta alla giustizia e alla responsabilità”.
Mentre ricorda che il Myanmar sta affrontando molte sfide, il cardinale fa osservare che il Paese si sta muovendo, ma non tanto rapidamente quanto desiderato dalla comunità internazionale e dai gruppi per la difesa dei diritti umani. 
Cambiamenti si stanno verificando, sottolinea Bo, che parla di “segni non perfetti ma incoraggianti”.
La minoranza dei Rohingya è considerata dalle Nazioni Unite una delle più perseguitate al mondo. Secondo i dati dell’Arakan Project — l’organizzazione umanitaria che difende i diritti dei Rohingya –, dal 2010 circa 100.000 membri della minoranza sono fuggiti dal Myanmar via mare. Scontri tra buddisti radicali e Rohingya hanno provocato dal 2012 più di 200 morti e 140.000 sfollati. (pdm)

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Constance Roques

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