Munirsi della chiave che apre la porta del cielo!

Un vero cristiano non è un eremita che si racchiude nel suo silenzio, ma resta in prima linea per portare, qualsiasi cosa realizzi, uno stile di vita attraente e propositivo, che contribuisca a fare grande la comunità che rappresenta

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Non ci pensiamo mai. Ci preoccupiamo forse qualche volta di assicurarci la chiave, necessaria un giorno ad aprire la porta del regno dei cieli? Chi non crede se la ride; chi crede spesso fa finta di non capire e sentire. L’uomo misura la sua vita solo con parametri terreni e mentre a parole proclama l’eternità di Dio, nei gesti quotidiani rincorre il suo vitello d’oro. Gli ebrei, che non credevano più alla terra promessa e alle parole di Mosè, avevano comunque optato per un simbolo divinizzato comune. Oggi è peggio, perché ognuno ha il suo totem con rifiniture sempre al passo con la tecnologia e l’innovazione più avanzate. Parlare di come accedere ai cieli è ritenuto quindi inutile, se non demenziale. Lo si lascia volentieri alle “prediche stagionali” del proprio parroco. Lui ne può parlare, basta che alla fine tutto rimanga come prima. Immaginate una lezione universitaria sulla chiave che apre l’eternità! I grandi pensatori farebbero le barricate per impedire il suo svolgimento, gridando al Medio Evo e magari alle streghe. La società attuale lavora seriamente per annientare ogni cosa, che non possa essere controllata e gestita in funzione di un potere sempre di più riservato a pochi eletti. Uno collega spagnolo mi disse un giorno che solo il 5% degli uomini controlla e guida il pianeta e il resto ne subisce le conseguenze storiche. Non a caso crescono le angherie e soprusi, anche sotto traccia, in cambio di un benessere che invece di illuminare il mondo lo sta piano piano spegnendo. Evidentemente ci stiamo lasciando alle spalle la verità della venuta del  Messia e delle sacre scritture, ripresa solo nelle funzioni religiose e nelle discussioni accademiche o nei trattati per una nuova felicità, dove spesso il relatore e lo scrittore si sostituiscono persino a Dio. L’essenziale è poter catturare l’interesse degli uditori, sempre propensi a credere a ciò che si può acquistare e non a quanto si deve conquistare, pur se nel sacrificio e nell’obbedienza.

Tutti ci preoccupiamo del risultato immediato, dove sensazioni e umori fanno la parte del leone, travisando la Parola del Signore che non illude mai, ma al contrario porta ognuno al di là delle relazioni umane allestite per la bisogna e lo rende libero. Io sono convinto che si possa partecipare alla vita attiva di ogni giorno, nelle sue diverse articolazioni, senza scappare dalla centralità di Cristo. Il Suo messaggio va vestito con i panni odierni per fare i conti con una società cambiata, in cerca di una identità profonda ormai smarrita. Un compito non facile, ma necessario se si vuole rallentare una corsa senza regole, verso un futuro poco chiaro. Il genere umano purtroppo pensa di controllare e manipolare a suo esclusivo vantaggio ogni cosa, mettendo sotto i piedi i grandi principi universali. Ma come trovare la chiave giusta? È difficile? Cosa comporta? È possibile farlo pur mantenendo la sintonia con la realtà quotidiana della famiglia, del lavoro, degli svaghi, dello studio, degli interessi legittimi, degli affari correnti, dell’impegno sociale, politico, culturale e civile, dei sogni personali e collettivi, del miraggio economico, del benessere fisico? Ma certo che è possibile. Un vero cristiano non è un eremita che si racchiude nel suo silenzio alle pendici del monte preferito. Resta in prima linea per portare, qualsiasi cosa realizzi, uno stile di vita attraente e propositivo, che contribuisca a fare grande l’uomo e la comunità che rappresenta. Mons. Costantino Di Bruno ci insegna come entrare in possesso di questa preziosa chiave, rivoluzionando la nostra esistenza e quella di chi ci ruota attorno. Lo fa ricordandoci la parabola di Lazzaro e del ricco Epulone. Così scrive rivolgendo la sua attenzione a quest’ultimo:

“Il Padre celeste ha mandato a quest’uomo ricco la chiave per entrare nel regno dei cieli e costui neanche l’ha vista. È partito per l’eternità senza chiave. I cibi non sono chiave per il Paradiso e neanche i vestiti. Come non lo sono le vacanze esotiche, i grandi pellegrinaggi, le gite turistiche, i viaggi di piacere, lo sport, lo studio, il lavoro, ogni altra cosa che l’uomo fa sotto il sole, mentre è nel suo corpo”. Il sacerdote non pensa certo che bisogna eludere la vita nelle sue infinite sfaccettature, mantenendo comunque alto il valore della persona umana, ma che le stesse non sono strumenti idonei e bastevoli ad aprirci la strada della salvezza finale. Cosa è, o meglio, chi è allora la chiave per aprire la porta della morte ed entrare nell’eternità beata? Il presule risponde: “Chiave è uno solo. È quel povero che il Signore manda dinanzi alla porta della nostra società opulenta che ogni giorno grida la sua miseria, frutto di vizio, peccato, trasgressione dei comandamenti, violazione della giustizia più elementare. Il nostro progresso non ci conduce nel Paradiso. Al massimo ci può donare un ‘paradiso di inferno’ sulla terra, ma non il ‘Paradiso di vita eterna’ nei cieli, presso Dio”. Se tutti noi capissimo che è il povero a dare la possibilità al ricco di convertirsi e viceversa, avremmo una società in cui chi possiede non avrebbe problemi a fraternizzare con il prossimo più debole, come il più emarginato non saprebbe nutrire sentimenti di gelosia, invidia nei confronti di chi ha di più di lui. I comandamenti vanno osservati dal privilegiato, come dallo svantaggiato. È in questa cornice paritaria che si può costruire un contesto di giustizia e di benessere comune. Un modo ineccepibile per munirsi della chiave, in grado un giorno di aprire la porta dell’eternità e della salvezza, per chiunque lo abbia veramente voluto.

Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email: egidio.chiarella@libero.it. Per ulteriori informazioni: www.egidiochiarella.it. Per ordinare l’ultimo libro di Egidio Chiarella si può cliccare qui.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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