Mons. Tomasi nei campi profughi del Medio Oriente - © Radio Vaticana

Mons. Tomasi ha visitato campi profughi in Libano, Giordania, Iraq e Grecia

L’arcivescovo insieme al card. Mahony ha voluto portare un messaggio di speranza da parte della Chiesa

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Un viaggio per portare la vicinanza della Chiesa ai profughi e ai migranti del Medio Oriente. Lo hanno compiuto in questi giorni  il cardinale americano Roger Mahony e l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi nei campi profughi in Libano, Giordania, Iraq e Grecia.
Mons. Tomasi ha raccontato la sua esperienza, durata dieci giorni, nel corso di una conferenza presso la sede della Sezione Migranti e Rifugiati del dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, come riferisce la Radio Vaticana.
“È stato un pellegrinaggio umano di incontro con i rifugiati della Siria, le lavoratrici domestiche dall’Etiopia e dalle Filippine, i rifugiati dall’Iraq, specialmente i cristiani della Piana di Ninive”, ha detto. Un viaggio che ha dimostrato – ha aggiunto il presule – le politiche sbagliate che si basano sulla guerra e la generosità di tante persone che aiutano il prossimo.
Mons. Tomasi ha inoltre raccontato della popolarità di Papa Francesco presso le persone dei campi profughi.
 
 
E ha parlato anche delle azioni di solidarietà di altri Paesi ed istituzioni. “L’Unione Europea, gli Stati Uniti e altri Paesi sono generosi, danno centinaia di milioni di dollari per l’aiuto umanitario a queste persone”, afferma. “Però – aggiunge – davanti alla realtà che abbiamo sperimentato e alle sofferenze, al dolore di queste persone, viene da domandarci se non sia più saggio non causare questi flussi di rifugiati con politiche egemoniche e di potere, e rispondere invece ai problemi che ci sono con il dialogo e con il negoziato”.
Il presule ha dunque sottolineato che “piuttosto che dare un’elemosina per rimediare le conseguenze cattive di queste politiche, è meglio usare con saggezza il potere pubblico per non fare delle scelte sbagliate che usano la violenza come mezzo di soluzione del problema”.

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ZENIT Staff

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