Mons. Santo Marcianò è il nuovo Ordinario Militare per l'Italia

L’arcivescovo calabrese succede a monsignor Vincenzo Pelvi

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Il 10 ottobre papa Francesco ha nominato Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia Monsignor Santo Marcianò, già Arcivescovo di Rossano-Cariati.

Monsignor Santo Marcianò è nato a Reggio Calabria il 10 aprile 1960. Si è laureato in Economia e Commercio nel 1982, presso l’Università degli Studi di Messina. L’anno successivo ha intrapreso il cammino di discernimento vocazionale presso il Seminario Romano Maggiore e nel 1987 ha conseguito il Baccellierato in Teologia presso la Pontificia Università Lateranense.

È stato ordinato presbitero il 9 aprile 1988, nella Cattedrale di Reggio Calabria.

Nel 1990 ha conseguito il Dottorato in Sacra Liturgia presso il Pontificio Ateneo “S. Anselmo”.

Dal 1988 al 1991 è stato Parroco a Santa Venere, Vicario parrocchiale a S. Maria del Divino Soccorso e animatore della pastorale giovanile di Azione Cattolica. Dal 1991 al 1996 è stato Padre Spirituale nel Seminario Maggiore Pio XI e dal 1996 è Rettore del medesimo Seminario, dove pure Docente di Liturgia e Teologia Sacramentaria. Dal 2000 ricopre anche l’ufficio di Direttore del Centro Diocesano Vocazioni.

Nell’Arcidiocesi di Reggio Calabria – Bova, Mons. Marcianò è stato pure membro della Commissione Liturgica Pastorale, Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti e membro del Collegio dei Consultori. Nel 1997 è stato nominato canonico del Capitolo Metropolitano. Inoltre è stato Vicario Episcopale per il Diaconato permanente e i Ministeri, membro di diritto del Consiglio Presbiterale e del Consiglio Pastorale diocesano.

È stato eletto alla sede arcivescovile di Rossano – Cariati il 6 maggio 2006, ed è stato ordinato vescovo il 21 giugno 2006. È Segretario della Conferenza Episcopale Calabra e Segretario della Commissione Episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della Conferenza Episcopale Italiana.

Nello stemma dell’Arcivescovo Ordinario Militare è rappresentata l’immagine del pellicano che nutre i propri figli con il sangue che sgorga dal suo cuore. La simbologia cristologica del pellicano trae origine, in particolare, dall’Adoro te devote, antico canto eucaristico attribuito a San Tommaso d’Aquino.

Le parole di questo canto hanno fatto del pellicano uno dei simboli eucaristici per eccellenza. L’iconografia cristiana, a partire dal Medioevo, ha usato l’immagine del pellicano come allegoria di Cristo che sulla Croce viene trafitto al costato perdendo sangue e acqua fonte di vita per gli uomini. 

Dante nella Divina Commedia accosta la scena dell’Ultima Cena, dove l’apostolo Giovanni china il capo sul petto del Maestro, con la figura del pellicano: «Questi è colui che giacque sopra’l petto del nostro Pellicano, e Questi fue di su la croce al grande officio eletto» (Divina Commedia, Paradiso, canto XXV, 112-114).

Nello stemma il pellicano è rappresentato in argento. Il campo dello scudo è in azzurro, simbolo della incorruttibilità del cielo. La croce doppia, arcivescovile (detta anche patriarcale) con due bracci traversi all’asta, in oro, posta in palo, ovvero verticalmente dietro lo scudo è una croce trifogliata con cinque gemme rosse a simboleggiare le cinque piaghe di Cristo.

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ZENIT Staff

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