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Mons. Nosiglia: “I sogni infranti di Serena non andranno perduti”

L’arcivescovo di Torino celebra i funerali di una delle studentesse Erasmus tragicamente scomparse in Catalogna. E denuncia: “Malgrado le tecnologie avanzate, l’errore umano è sempre alla porta”

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Soltanto l’amore, il silenzio e la preghiera potranno restituire conforto e speranza ai familiari di Serena Saracino.
Celebrando alla chiesa della Gran Madre di Dio, i funerali della studentessa Erasmus piemontese rimasta vittima di un tragico incidente stradale in pullman in Catalogna, assieme ad altre 12 colleghe, di cui 6 italiane, monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, ha parlato di un “gravissimo lutto” e di un “dolore” che rendono il cuore di tutti “profondamente turbato”.
Tuttavia, ha ricordato il presule, “Nella casa del Padre mio vi sono molti posti e io ne ho riservato uno per ciascuno di voi accanto a me, perché dove sono io siate anche voi”.
“Non ci sono parole umane che possano alleviare questa grande sofferenza – ha detto -. Solo gesti di amore possono lenire il dolore; solo il silenzio e la preghiera possono accompagnare questi momenti; solo la consolazione della Parola di Dio può infondere luce e forza nel cuore”.
E così, “il Signore come buon Pastore è andato incontro a Serena mentre camminava nella valle oscura della morte e l’ha presa per mano e l’ha condotta a quel posto preparato per lei fin dall’eternità, perché ha amato e vissuto con gioia e impegno la sua giovane vita”.
Nella vicinanza della Pasqua, quindi con la certezza della Resurrezione che ci attende, Nosiglia ha sottolineato “l’incontro di gioia e di comunione piena con il Padre”, di cui ora gode Serena, in un luogo dove “non c’è più lutto, sofferenza e pianto e pena alcuna”, pur “strappata con violenza da questa terra”.
I “sogni infranti” e le “aspettative” sul futuro di Serena, ha proseguito l’arcivescovo, “non andranno perduti perché tutte le nostre opere e i desideri di bene ci seguiranno anche nella vita futura e faranno parte della nostra gioia per sempre”.
L’auspicio di monsignor Nosiglia è che la “testimonianza carica di entusiasmo e di speranza e vissuta con serietà e responsabilità” dalla sfortunata giovane possa essere “di esempio a tanti altri giovani nel perseguire traguardi positivi per se stessi e per il bene comune della nostra società”.
Una riflessione è poi stata rivolta a “quel male oscuro che simili tragedie, sempre più frequenti nella cronaca dei nostri tempi, evidenziano in non poche famiglie e comunità” e che “ci costringono a riflettere seriamente sul senso della vita e della morte, sulla precarietà della nostra esistenza sottoposta a rischi imprevedibili dove malgrado le tecnologie più avanzate, l’errore umano è sempre alla porta e può dominare anche le situazioni più normali e quotidiane”.
Tale drammatica sfida “non ci deve abbattere ma, semmai, stimolarci a ricercare vie nuove per riscattare la morte con la vita, la sofferenza con una concreta fraternità e solidale prossimità”, ha affermato Nosiglia.
“Allora avremo la forza di resistere al male, ad ogni male, anche il più terribile, come quello che stiamo vivendo, per alzare lo sguardo verso colui che sa trarre il bene anche dal male ed affidare a lui le nostre invocazioni di aiuto”, ha poi concluso l’arcivescovo di Torino. [L.M.]
 

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ZENIT Staff

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