Mons. Galantino: "Seguiamo l'esempio di accoglienza della Giordania"

Di ritorno da una missione in Medio Oriente, il segretario della Cei accusa i politici italiani che vogliono fermare gli afflussi di profughi e indica il “cuore grande” della Giordania

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“Piazzisti da quattro soldi che pur di prendere voti, di raccattare voti, dicono cose straordinariamente insulse!”. Accuse dure, che giungono da mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, nei confronti di alcune frange della politica, non citate espressamente, che affermano la necessità di arginare l’afflusso di immigrati e profughi in Italia.

“Noi come italiani dovremmo un poco di più imparare a distinguere il percepire dal reale”, osserva mons. Galantino alla Radio Vaticana.  Il quale aggiunge che “noi qui sentiamo dire e sentiamo parlare di ‘insopportabilità’ del numero di richiedenti asilo. Capisco, lo so. Lo so che l’accoglienza è faticosa; lo so che è difficile aprire le proprie case, aprire il proprio cuore, aprire le proprie realtà all’accoglienza”. Il segretario della Cei indica quindi un esempio: “La Giordania ha una popolazione che è di circa 6 milioni, 6 milioni e mezzo, ma sapete che lì ci sono due milioni e mezzo di profughi che vengono accolti? Allora io penso che quello che distingue la Giordania, il Kurdistan iracheno e le altre zone che stanno accogliendo i profughi in questo momento dall’Italia, da noi è questo: non perché loro hanno più mezzi, probabilmente hanno solo un cuore un poco più grande; probabilmente vogliono veramente mettere vita con vita con queste persone. E soprattutto – ha aggiunto – questa attenzione che da noi ahimé manca, questa attenzione ai perseguitati cristiani e yazidi, minoranze che hanno fatto la storia del Medio Oriente”.

Mons. Galantino parla dunque della sua recente esperienza nel Kurdistan iracheno e in Giordania. “L’atteggiamento con il quale io sono andato lì non è stato l’atteggiamento di chi andava per dare: sono andato lì con l’atteggiamento di chi riceve; sono andato lì per dire grazie a nome mio, ma a nome un po’ di tutti: grazie a questi uomini, a queste donne, a questi giovani, tantissimi giovani, che per non tradire Gesù, per non tradire il Vangelo, hanno lasciato veramente tutto”. 

Il presule parla infine del contributo che la Conferenza episcopale italiana dà a queste popolazioni perseguitate, specie per il ritorno a scuola dei rifugiati iracheni. “Dal 1° settembre 1.400 tra bambini, ragazzi e giovani torneranno a scuola: andranno nelle scuole del Patriarcato, nelle scuole anche dello Stato e a pagare i professori, a pagare le strutture, sarà l’8 per mille della Chiesa cattolica italiana”, ha affermato mons. Galantino.

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ZENIT Staff

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