Mons. Francesco Follo - Foto © Servizio Fotografico-L'Osservatore Romano

Mons. Follo: Trinità – Dio è amore

Trinità – Anno B – 27 maggio 2018

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 Rito Romano
Dt 4,32-34.39-40; Sal 32; Rm 8,14-17; Mt 28,16-20
Rito Ambrosiano
Es 33,18-23;34,5-7a; Sal 62; Rm 8,1-9b; Gv 15,24-27
 
1)  Dio è amore.
Oggi celebriamo la Santissima Trinità, di cui i nostri cuori sono dimora.
Il dogma della Trinità non è il frutto di fantasie mitologiche, non è il risultato di astratta meditazioni filosofiche. Non è neppure una fredda formulazione teologica, che offre il pretesto di dire che la Trinità è un mistero così distaccato dalla nostra vita che più di un cristiano si sente tranquillamente autorizzato a ignorarlo. La Trinità è un Mistero grande, che supera la nostra mente, ma che parla profondamente al nostro cuore, perché nella sua essenza altro non è che l’esplicitazione dell’espressione di San Giovanni: “Dio è amore” (1 Gv 4, 8.16).
E’ il cuore che sostiene la mente per credere che Dio
– è Creatore e Padre misericordioso,
– è Figlio Unigenito, eterna Sapienza incarnata, morto e risorto per noi,
– è Spirito Santo che tutto muove, cosmo e storia, verso la piena ricapitolazione finale. Tre Persone che sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno.
Rivelando questo il mistero di Dio-Amore, Gesù, il Figlio di Dio, ci ha fatto conoscere il Padre che è nei Cieli, e ci ha donato lo Spirito Santo, l’Amore del Padre e del Figlio. Dunque, “la Trinità è comunione di Persone divine le quali sono una con l’altra, una per l’altra, una nell’altra: questa comunione è la vita di Dio, il mistero d’amore del Dio Vivente” (Papa Francesco).
Oltre che dall’insegnamento del Papa mi faccio aiutare anche da un’immagine presa da Santa Caterina di Siena. Questa grande, santa donna usa un’immagine semplice e illuminante. Quella del pesce che vive e si muove nell’acqua del mare sconfinato. Il pesce vive nell’acqua e dell’acqua, e questa entra in lui; ma questa piccola creatura non sa quanto grande, potente e benefico sia l’elemento in cui lui vive; tuttavia, nel mare il pesce vive, gioca, cresce e si moltiplica.
La stessa cosa, analogamente, accade all’uomo di fronte al Mistero di Dio Trinità. La persona umana è troppo piccola per comprenderlo, tuttavia, per grazia, la vita di Dio scorre in lei, per grazia Dio si piega fino a lei e le parla, con la tenerezza del Padre, con la confidenza del Fratello, con la forza dell’Amore. Pur restando misteriosa, la realtà d’amore del Dio Uni-Trino avvolge l’uomo, che in essa vive e di essa vive. Dunque, la liturgia di questa solennità, mentre ci fa contemplare il mistero stupendo da cui proveniamo e verso il quale andiamo, ci rinnova la missione di vivere la comunione con Dio e di vivere la comunione tra noi sul modello della comunione divina.
Questo implica accogliere e testimoniare concordi la bellezza del Vangelo e vivere uno con l’altro, uno per l’altro, uno del cuore dell’altro. In questo modo rifletteremo lo splendore e l’amore della Trinità e saremo missionari della carità con la forza dell’amore di Dio che abita in noi.
 
2) La Chiesa pellegrina missionario d’amore.
In effetto il cristiano è per natura sua missionario. Ce lo ricorda anche il Vangelo di questa Solennità della Santissima Trinità. Nella terza lettura (il Vangelo) la Chiesa ci fa ascoltare il brano del Vangelo in cui si racconta di Gesù risorto che appare su un monte ai suoi discepoli e dice: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28, 19 – 20).
Prendiamo sul serio l’invito che Cristo anche oggi ci rinnova, accogliendo e portando nel mondo il Vangelo dell’amore.
In effetti, i cristiani non sono tanto annunciatori di un discorso, quanto di Colui che ha parole di vita eterna nell’Amore.
Il Dio – Amore rivelato da Gesù non è un principio filosofico-teologico da credere, non è il Dio perfettissimo che dal suo freddo isolamento comanda precetti da osservare, non è neppure il “dio” di una religiosità messa a nostro servizio per uscire dai nostri fallimenti, dalle nostre incapacità o dalle nostre paure. Dio è un mistero di relazione, di comunione: un’infinita relazione d’amore, di amore vero, di amore che si dona totalmente. Noi siamo stati creati da questo amore e per amore, “siamo stati creati a immagine della comunione divina” (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 178). Di questa comunione d’amore siamo chiamati ad essere missionari. Questo mistero d’amore è concreto e a noi vicino più di quanto pensiamo,  e lo viviamo nella pratica quando, soprattutto nei momenti più importanti o critici in cui abbiamo più bisogno di Dio, facciamo il segno della croce. Segnandoci con questo santo segno, quasi senza esserne pienamente consapevoli, invochiamo Dio Uno e Trino dicendo: “Nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo”. Non solo invochiamo Dio Trinità perché ci aiuti, ma Lo lodiamo con la preghiera “Gloria al Padre, e al Figlio e allo Spirito Santo … Amen”, che Santa Teresa di Calcutta, Missionaria della Carità di nome e di fatto, spesso recitava così: “Gloria al Padre–Preghiera, e al Figlio-Povertà, e allo Spirito Santo-Zelo per le anime. Amen-Maria”.
 
3) La Trinità e la Vergini consacrate.
Santa Teresa d’Avila descrive la comprensione e il valore esistenziale di questo Mistero parlando del  suo cammino spirituale che si è sviluppato nella direzione della “tenerezza amorosa”: Cristo l’ha condotta al Padre e l’ha affidata allo Spirito Santo, e Teresa ha “sperimentato” dal vivo il mistero delle tre Persone divine: una persona paterna che l’attrae, l’abbraccia, la conforta, la sollecita; una persona spirituale che la riscalda e l’avvince interiormente; mentre la persona filiale di Cristo continua ad invitare e a preparare Teresa alle nozze mistiche che furono celebrate nel Carmelo di Avila, durante la Messa del 18 novembre 1572.
La vita delle Vergini consacrate nel mondo prosegue nel modo suo proprio l’esperienza di questa grande Santa spagnola. Con dono completo di se stesse nelle mani del Vescovo, queste donne  testimoniano in modo speciale la dimensione trinitaria della vita cristiana.
In effetti, la verginità è in qualche modo la deificazione dell’uomo: “Non si può fare miglior elogio della verginità se non mostrando che essa deifica, per così dire, coloro che partecipano ai suoi puri misteri, al punto di farli comunicare alla gloria di Dio, il solo veramente santo e immacolato, ammettendoli nella propria familiarità grazie alla purezza e alla incorruttibilità” (San Gregorio di Nissa, De Virginitate1, 1-2; 256 s.).
La verginità ha dunque origine dalla Trinità e si vive nella Trinità, legata com’è alla generazione del Figlio da parte del Padre, portata come dono agli uomini dal Verbo che viene nel mondo allo stesso modo con cui è generato dal Padre, ossia verginalmente, da una Vergine. È così che nel cristiano la verginità produce effetti analoghi a quelli verificatisi “in Maria, l’Immacolata, quando tutta la pienezza della divinità che era nel Cristo risplendette in lei (…). Gesù non viene più con la sua presenza fisica, ma vive spiritualmente in noi e, con sé, ci porta il Padre” (Ibid., 2).
Che questo ideale di vita caratterizzato dalla verginità almeno spirituale venga proposto a tutti i cristiani, anche sposati, come esigenza di perfezione, è chiaro. Ma il Nisseno e gli altri Padri della Chiesa vedono chiaramente che, sempre per dono di Dio, chi sceglie la verginità anche corporale astenendosi dal matrimonio e imitando Gesù e Maria, ritrova l’integrità originaria nella quale l’uomo è stato creato o, come dice il santo vescovo di Nissa, la condizione “del primo uomo nella sua prima vita” (Ibid., 12, 4. 4; 416 s).
 
Lettura patristica
San Giovanni Damasceno,
De fide orthodoxa, 1, 8
 

  1. La fede trinitaria

 
Crediamo in un solo Dio, unico principio, privo di principio; increato, ingenito, indistruttibile e immortale, eterno, immenso, non circoscritto, illimitato, d’infinita potenza, semplice, non composito, incorporeo, immutabile, impassibile, immobile ed inalterabile; invisibile, fonte d’ogni bontà e giustizia, luce intellettuale e inaccessibile, potenza incommensurabile, misurata dalla sua volontà (può, infatti, “tutto ciò che vuole” [ Ps 134,6 ]), fondatrice di tutte le cose sia di quelle visibili che delle invisibili conservatrice di tutto, provvidente per tutto, contenente e reggente tutto, avente su tutto un regno perpetuo ed immortale.
 
(Crediamo in un solo Dio) al quale nulla si oppone, che riempie tutte le cose senza essere da nessuna circoscritto; anzi, egli stesso tutto circoscrive, tutto contiene e a tutto provvede, che penetra tutte le sostanze lasciandole intatte al di là di tutte le cose, trascendente ogni sostanza, soprasostanziale e superiore a ogni cosa; superiore per divinità, bontà, pienezza; un Dio che stabilisce tutti i poteri e tutti gli ordinamenti, mentr’egli si pone al di sopra d’ogni ordinamento e d’ogni potere; più alto per essenza, vita, parola, intelligenza; un Dio che è la luce stessa, la bontà stessa, la vita stessa, l’essere stesso: egli non riceve, infatti, da nessun altro né l’essere proprio né quello di alcuna delle cose che esistono, ma, anzi, è lui stesso la fonte dell’essere, per tutto ciò che è; della vita, per tutto ciò che vive; della ragione, per tutte le creature che ne fanno uso.
 
(Crediamo in un solo Dio) che è causa d’ogni bene per tutte quante le cose, che prevede tutto prima che avvenga; unica sostanza, unica divinità, unica potenza, unica volontà, unica attività, unico principio, unica potestà unica signoria, unico regno.
 
(Crediamo in quest’unico Dio conosciuto nelle tre perfette persone e venerato con un unico atto di culto, oggetto di fede e di adorazione da parte di ogni creatura razionale; e queste persone sono unite senza mescolanza o confusione e separate (ciò che trascende ogni intelletto) senza alcuna distanza: nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo, nel nome dei quali siamo anche stati battezzati. Infatti, così il Signore comandò agli apostoli di battezzare, quando disse: “Battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19).
 
Crediamo nell’unico Padre, principio e causa di tutto, non generato da nessuno, unico salvatore non causato e ingenito; creatore di tutte le cose, Padre, per natura, del suo unico Figlio unigenito, e Dio, il nostro Gesù Cristo, e produttore del Santissimo Spirito.
 
Crediamo, altresì, nel Figlio di Dio unigenito, Signor nostro, generato dal Padre prima di tutti i secoli; luce da luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato; consustanziale con il Padre; per il quale tutte le cose sono state fatte…
 
…Allo stesso modo, crediamo anche nello Spirito Santo, Signore, vivificante, che procede dal Padre e risiede nel Figlio; che, insieme con il Padre ed il Figlio, è adorato e conglorificato, essendo consustanziale ed eterno come loro; Spirito di Dio, giusto, sovrano; fonte di sapienza, di vita e di santità; che è ed è chiamato Dio con il Padre ed il Figlio; increato, perfetto, creatore, che governa tutte le cose, creatore di tutto, onnipotente, potenza infinita che comanda a tutto il creato, senza essere sottoposto all’autorità di nessuno; che divinizza, senza essere divinizzato; che riempie, senza essere riempito; che è partecipato, ma non partecipa; che santifica, ma non è santificato; Paraclito, poiché accoglie le invocazioni di tutti; simile in tutto al Padre ed al Figlio; procedente dal Padre, viene concesso attraverso il Figlio ed è ricevuto da ogni creatura.
Monsignor Francesco Follo è osservatore permanente della Santa Sede presso l’UNESCO a Parigi.

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Archbishop Francesco Follo

Monsignor Francesco Follo è osservatore permanente della Santa Sede presso l'UNESCO a Parigi.

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