Mons. Crepaldi: al cuore dell’enciclica, il posto di Dio nel mondo

Il Segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace commenta la “Caritas in veritate”

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ROMA, mercoledì, 15 luglio 2009 (ZENIT.org).- “Il tema vero dell’enciclica è il posto di Dio nel mondo”. E’ quanto scrive mons. Giampaolo Crepaldi, nuovo Vescovo di Trieste e Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, in un articolo per il settimanale “Tempi” che uscirà il 16 luglio.

Secondo mons. Crepaldi, grazie alla “Caritas in veritate” di Benedetto XVI, “la Dottrina sociale della Chiesa viene collocata laddove Chiesa e mondo si incontrano”.

In particolare, spiega il presidente dell’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân, nel documento papale si sottolinea che “senza la forza della carità e la luce della verità cristiane l’uomo non è capace di tenersi insieme, perde i propri pezzi, si contraddice, si scompone e si decompone”.

E la “pretesa cristiana è che solo Gesù Cristo svela pienamente l’uomo all’uomo e gli permette di ‘tenersi’, come un tutto”.

Il pregio della “Caritas in veritate”, aggiunge il presule, sta nel superamento di numerose riduzioni o “scomposizioni ideologiche”, come “la separazione dei temi della vita e della famiglia da quelli della giustizia sociale e della pace”.

“Separazione evidentissima, per esempio, nel riduzionismo ecologista o nello sviluppo dei popoli poveri collegato con l’aborto o la pianificazione riproduttiva forzata”, osserva.

“Si pensi – continua poi – alla frequente interpretazione dello sviluppo solo in termini quantitativi, a fronte di altre cause – qualitative – sia del sottosviluppo che del supersviluppo”.

Per mons. Crepaldi, “l’ideologia della tecnica è il nuovo assolutismo (si veda il capitolo VI) perché separa: se tutti i problemi della persona umana si  riducono a problemi psicologici risolvibili da tecnici ‘esperti’ si finisce per non sapere nemmeno più cosa si intenda per sviluppo, mentre “l’uomo è unità di corpo e anima”.

La “Caritas in veritate”, al contrario, “riconsegna allo spirito e alla vita eterna il loro posto nella  costruzione della città terrena”.

Ecco che “Dio ha così il suo posto nel mondo e la Chiesa un suo ‘diritto di cittadinanza’”.

Tuttavia, sottolinea, “che Dio abbia un posto nel mondo richiede che il mondo ne abbia bisogno anche per essere mondo, ossia per  conseguire i suoi fini naturali, viceversa Dio è superfluo. Utile, magari, ma non indispensabile”.

Però, spiega mons. Crepaldi, “se Dio è solo utile allora il cristianesimo è solo etica”.

“Se, invece, Dio è indispensabile allora la fede purifica la ragione e la carità purifica la giustizia”.

Da questa prospettiva, la “Caritas in veritate” si presenta anche come “un bilancio politico e sociale della modernità e dei danni al vero sviluppo provocati dalla incapacità di cogliere ciò che non sia prodotto da noi”.

“Senza Dio, si legge nella Conclusione, l’uomo non sa dove andare e non sa nemmeno chi egli sia – scrive il Vescovo di Trieste –. Senza Dio l’economia è solo economia, la natura è solo un deposito di materiale, la famiglia solo un contratto, la vita solo una produzione di laboratorio, l’amore solo chimica e lo sviluppo solo una crescita”.

“L’uomo ondeggia tra natura e cultura, ora intendendosi solo come natura ora solo cultura, senza vedere che la cultura è la vocazione della natura, ossia il compimento non arbitrario di quanto essa già attendeva”, conclude poi.

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ZENIT Staff

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