Misericordia: la via dell’alleanza per il popolo di Dio

Riflessione sulla via della salvezza

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La finalità che il Santo Padre si propone nella Bolla di indizione dell’Anno Straordinario della misericordia è “di fissare lo sguardo sulla misericordia per diventare noi stessi segno efficace dell’agire del Padre” (MV, n. 3), descritto nella sua natura come “paziente e misericordioso”. Infatti, il suo essere misericordioso “non è un’idea astratta, ma una realtà concreta con cui Egli rivela il suo amore come quello di un padre e di una madre che si commuovono fino al profondo delle viscere per il proprio figlio” (MV, n.6).
Una misericordia che trova “riscontro concreto in tante azioni della storia della salvezza”, così come ci narrano i Salmi (cf Sal 103; 147, 136) e che “rende la storia di Dio con Israele una storia di salvezza” e sembra “voler spezzare il cerchio dello spazio e del tempo per inserire tutto nel mistero eterno dell’amore” (MV, n. 7). Una misericordia che Gesù di Nazareth, volto della misericordia del Padre” rivela “con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona” (MV, n. 1).
La misericordia infatti “è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità”, ma è anche “la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona” (MV, n. 2). Il profondo “desiderio” del cuore di Francesco è che il Signore “effonda la sua misericordia come la rugiada del mattino” perché “gli anni a venire siano intrisi di misericordia per andare incontro ad ogni persona portando la bontà e la tenerezza di Dio” (MV, n. 5). Egli ha la certezza che il Padre, “sarà per sempre nella storia dell’umanità come Colui che è presente, vicino, provvidente, santo e misericordioso”. (MV, n. 6).
Tutto questo passa per la mediazione storica della Chiesa. La misericordia infatti è “l’architrave che sorregge la sua vita. Tutto della sua azione pastorale dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti; nulla del suo annuncio e della sua testimonianza verso il mondo può essere privo di misericordia” (MV, n. 10).
La Chiesa dunque “ha la missione di annunciare la misericordia di Dio”, è chiamata a fare suo “il comportamento del Figlio di Dio che va a tutti incontro senza escludere nessuno”, perché la “sua prima verità” è “l’amore di Cristo”, fino al dono di sé: “il comandamento della misericordia è fondato nell’essere della chiesa come corpo di Cristo”. Essa è, “nella sua qualità di corpo di Cristo, sacramento della permanente presenza efficace di Cristo nel mondo, ed è, come tale, sacramento della misericordia”. Dove vi sono cristiani, chiunque deve poter trovare “un’oasi di misericordia” (MV, n.12).
Non sfugge pertanto la necessità della mediazione per l’attuazione storica della misericordia. Infatti nella Scrittura noi troviamo la misericordia “preveniente” del Signore che si manifesta nella creazione, nella benedizione dell’uomo e della donna, nelle promesse di salvezza. Ma quando la misericordia si deve tradurre in opera di “salvezza” in favore dell’uomo ed in concreta ricostruzione della sua storia personale e comunitaria, in via ordinaria, Dio chiede la collaborazione dell’uomo.
La misericordia è allora opera di Dio e dell’uomo. Questi però deve sempre portare a Dio la sua obbedienza, il suo ascolto, la sua fedeltà. In questo percorso di “concreta attuazione salvifica” sono chiamati in causa dei mediatori concreti, i  sacerdoti ed i re, ed in particolare i profeti, voce attuale di Dio.
Il problema, di ieri e di oggi – in un contesto nel quale c’è l’esclusione dell’uomo dall’opera di misericordia di salvezza –, è stabilire se gli “strumenti” e le istituzioni che sono a servizio della misericordia operano o meno la salvezza.
Un’ulteriore questione riguarda la modalità con la quale l’uomo entra nella salvezza e nella misericordia. Il popolo di Dio entra concretamente nella salvezza del Signore attraverso la via dell’alleanza: il popolo di Dio è uscito dalla salvezza “trasgredendo la sua parola”, vi potrà entrare “ritornando nella sua parola”.
La modalità storica del rientro del popolo di Dio nella parola è la “via dell’alleanza”, che è patto unilaterale che impegna la misericordia di Dio, ma anche bilaterale, che richiede l’accoglienza della parola del patto da parte dell’uomo.
Il retto funzionamento della mediazione e l’ingresso nell’alleanza sono vie essenziali perché l’uomo entri nella misericordia di Dio e ne sperimenti tutta la potenza di amore e di salvezza.

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Gesualdo De Luca

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