Ministero della Parola ufficializzato, forza per la Chiesa missionaria

Intervista all’Arcivescovo di Belo Horizonte

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di Alexandre Ribeiro

BELO HORIZONTE, lunedì, 25 maggio 2009 (ZENIT.org).- “Non trovare rapidamente un modo per far sì che la Parola di Dio arrivi attraverso ministri a questo preposti è smettere di usare la forza più grande per ciò che vogliamo essere: una Chiesa in stato permanente di missione”, afferma l’Arcivescovo di Belo Horizonte (Brasile).

Nel Sinodo della Parola dell’ottobre 2008, monsignor Walmor Oliveira de Azevedo – responsabile della Commissione per la Dottrina della Fede della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB) – ha proposto lo studio e l’ufficializzazione del ministero della Parola. In questa intervista a ZENIT spiega la sua opinione al riguardo.

Nel Sinodo ha difeso l’ufficializzazione del Ministero della Parola. In cosa consiste?

Mons. Walmor Oliveira de Azevedo: Quando sono intervenuto durante il Sinodo, ho voluto sottolineare che la Chiesa, nel suo essere missionaria, ha bisogno di contare su molti ministri per garantire la propria presenza in ogni luogo e arrivare a tutti i cuori. Considerando la Parola di Dio, come dice San Girolamo, vero cibo e vera bevanda, ho proposto che diventassero importanti lo studio e l’ufficializzazione del ministero della Parola. E’ una via che la Chiesa sta già percorrendo. In tutto il mondo sono molte le esperienze dei ministri della Parola, in alcuni luoghi chiamati anche delegati della Parola, ma è necessario far sì che questo ministero o questo servizio non sia solo di supplenza, cioè se il sacerdote non può essere presente allora per supplenza qualcuno svolge il ministero della Parola, nel culto della Parola. Penso che sia importante studiare e approfondire questa prospettiva per la quale, in una Chiesa tutta ministeriale, di molti ministri, il ministero della Parola istituito e affidato ufficialmente possa essere una presenza che riunisce le comunità di fede, gruppi di persone in vari ambienti, perché la Parola di Dio possa essere condivisa come vero cibo e vera bevanda, come vero e indispensabile alimento.

In questo senso, nella Chiesa sentiamo il bisogno di far sì che la Parola di Dio abbia nella vita di ogni cristiano cattolico una centralità, sia una fonte di riferimento permanente. Mi piace dire che non possiamo vivere neanche un solo giorno senza la Parola di Dio. Come non possiamo vivere senza cibo, così non possiamo vivere un solo giorno senza la Parola divina. Bisogna moltiplicare la diffusione, l’offerta del servizio della Parola di Dio. Vediamo altri gruppi religiosi crescere a partire da questo annuncio e da questo servizio della Parola. Noi che abbiamo questa missione, e la Chiesa che è depositaria della Parola di Dio e conserva questo tesoro inesauribile, non possiamo tardare nel moltiplicare la rete di servitori e annunciatori della Parola di Dio. Penso che questa comprensione possa portare una nuova forza missionaria, perché l’esperienza dell’incontro personale con Cristo, che è il nucleo centrale della missionarietà della Chiesa, ha nella Parola di Dio una grande forza.

Durante il Sinodo, anche altri Vescovi hanno affrontato la questione nelle loro relazioni, e per me questa è diventata ancora più evidente. Non trovare rapidamente un modo per far sì che la Parola di Dio arrivi attraverso ministri a questo preposti è smettere di usare la forza più grande per ciò che vogliamo essere: una Chiesa in stato permanente di missione

Come si potrebbe strutturare questo ministero?

Mons. Walmor Oliveira de Azevedo: L’ufficializzazione come ministero presuppone, e l’ho detto nel Sinodo, uno studio da parte dei dicasteri competenti della Santa Sede, come la Congregazione per la Dottrina della Fede, la Congregazione per l’Educazione Cattolica, per la Liturgia e la Disciplina dei Sacramenti. Questo studio è necessario per chiarire una comprensione teologica e la configurazione ministeriale. Presuppone anche una preparazione adeguata. Serve una buona formazione di base, consistente, profonda, che includa la dimensione dottrinale, quella della comprensione della Parola di Dio, una comprensione che dia ai ministri della Parola la condizione di attingere da questa fonte, che è inesauribile. Bisogna anche includere una preparazione molto specifica nell’ambito della comunicazione. Durante il Sinodo, c’è stato un momento in cui tutta la discussione su questo si è cristallizzata. E’ stata anche suggerita una proposizione al Santo Padre perché ci sia un direttorio per la preparazione di quanti comunicano la Parola di Dio, dei predicatori, per l’omelia. Questo aspetto della comunicazione è fondamentale. Altrimenti, non parleremmo con un linguaggio che in questo momento apre vie perché le persone possano comprendere, essere interpellate, toccate.

Penso che i movimenti importanti siano due: quello di chiarire il senso teologico, pastorale, canonico del ministero della Parola, per dargli più ufficialità, e allo stesso tempo questo lavoro che già possiamo fare con i nostri sacerdoti e con quanti sono già ministri della Parola e stanno svolgendo questo servizio. Una preparazione per avere una forza di comunicazione maggiore attraverso di loro e perché si possa avere un linguaggio, come dice il Santo Padre, con forza performativa, cioè toccando profondamente il cuore delle persone con la forza della Parola di Dio quando si comunica.

Quali sono le ripercussioni della sua proposta?

Mons. Walmor Oliveira de Azevedo: La prima ripercussione di questo la sentiremo quando arriverà l’esortazione post-sinodale, che è un lavoro del Santo Padre Benedetto XVI e che si spera possa giungere al massimo un anno dopo il Sinodo. L’esortazione post-sinodale ci mostrerà le ripercussioni e le indicazioni che il Papa proporrà in questa direzione. Abbiamo grandi aspettative sull’esortazione. Speriamo che arrivi presto. Siamo certi che apporterà molte prospettive interessanti.

Questo ministero della Parola sarebbe anche un modo concreto e positivo per affrontare l’avanzata delle sette?

Mons. Walmor Oliveira de Azevedo: Pensavo proprio a questo. Molti cristiani che abbandonano la Chiesa cattolica ed entrano in altre confessioni religiose dicono: ora ho trovato Gesù, ora la mia vita ha un senso. Siamo certi che queste testimonianze, per consistenza e autenticità, siano dovute al contatto diretto e permanente con la Parola di Dio. E per questo le persone vengono toccate, perché il contatto con la Parola di Dio è un’esperienza di grazia che tocca il cuore delle persone. Abbiamo bisogno di condividere la Parola divina in modo più aperto, più forte, più costante, riunendo molte persone e motivandole all’incontro personale con Cristo.

Ciò non dividerebbe la Chiesa tra Eucaristia e Parola?

Mons. Walmor Oliveira de Azevedo: Questo sarebbe impossibile perché la nostra Chiesa è eucaristica. E’ una Chiesa che nasce e vive dell’Eucaristia, così come nasce e vive della Parola di Dio. La nostra tradizione, la nostra esperienza ecclesiale non permetterebbe che si andasse in una direzione quasi polarizzatrice. Al contrario, questo ci darebbe una forza maggiore, arricchente, perché l’Eucaristia e la Parola ci sostengono e sono per noi indivisibili. Non saremmo una Chiesa come le altre che usano la Parola ma non la vivono e non celebrano la grandezza del mistero inesauribile dell’Eucaristia. La tradizione della nostra Chiesa in un cammino come questo di molti ministri che distribuiscono la Parola non ci slegherebbe da una fonte che dà forza e consistenza alla nostra identità cattolica.

[Traduzione dal portoghese di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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