Nicolò Mardegan

Nicolò Mardegan

Milano. Mardegan: la gioventù al servizio della famiglia

Il giovane avvocato si candida a sindaco del capoluogo lombardo con la lista “Noi per Milano” e dice: “Altro che ‘genitore 1’ e ‘genitore 2’, Milano ha bisogno di più famiglia”

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Si considera l’outsider delle elezioni amministrative di Milano. Colui che può insidiare il bipolarismo formato dal candidato di centro-sinistra, Giuseppe Sala, e il candidato di centro-destra, Stefano Parisi.
Avvocato 33enne che ha già maturato 12 anni di esperienza come consigliere municipale nella città meneghina, Nicolò Mardegan non nasconde di avere mire importanti. La sua parabola politica è iniziata a destra. Nel 2013 ha poi abbandonato Fratelli d’Italia ed è entrato in Nuovo Centrodestra, di cui è stato coordinatore cittadino.
Ora, stanco di quelle che chiama “vecchie logiche di partito”, vuole lanciarsi in un progetto autonomo che punta a raccogliere i voti dei delusi del centro-destra e di chi vuole ridare smalto all’istituto della famiglia. Ha fondato così la Lista civica “Noi per Milano” e si è candidato sindaco contando sull’apporto di pochi politici professionisti e di tanti imprenditori e dirigenti che non vivono di politica. Intervistato da ZENIT, Mardegan svela i suoi progetti come sindaco sottolineando la sua avversione al gender nelle scuole e il suo impegno nelle strade, tra la gente, e per la famiglia.
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Cosa l’ha spinta, dopo l’esperienza maturata come consigliere municipale, a candidarsi sindaco malgrado la sua giovane età?
Pur dovendo registrare che Matteo Renzi si è oggi adagiato sulla poltrona e ha finito per comportarsi come quegli stessi vecchi della politica che voleva “rottamare”, ammetto che avevo seguito con interesse il rinnovamento all’interno del Partito Democratico attuato dall’allora sindaco di Firenze. La logica delle primarie, capaci di premiare un giovane nemmeno 40enne, mi affascina. Invece nel mondo da cui provengo io, il centro-destra, prevalgono il correntismo, la cooptazione, le faide interne. Questa non è politica, ma vassallaggio. Così si umilia una classe dirigente presente in tutta Italia e che vuole emergere. È pieno di giovani politici costantemente impegnati nei territori, nell’associazionismo, nelle parrocchie, nelle case popolari. Come dar modo a queste forze sane di rompere l’oscurità cui i vecchi della politica vogliono condannarle? Candidandosi in modo autonomo. Ed è proprio ciò che ho fatto io con la “folle idea” di lanciare la Lista civica “Noi per Milano”. Per ora ci occuperemo delle amministrative, in futuro contiamo di creare un movimento nazionale con “Noi per l’Italia”, marchio che abbiamo già registrato.
Ambizioni che rischiano però di essere soffocate sul nascere. Recentemente Lei ha denunciato su Facebook: “I giornali ci hanno epurato per soddisfare i padroni”…
Dal momento che sono impegnato sul territorio, la grande stampa mi ha sempre usato come preziosa fonte di notizie per la cronaca locale. Oggi che siamo in campagna elettorale – guarda un po’ – non c’è traccia di riconoscenza e le mie proposte trovano pochissimo spazio sui giornali. È dovuto al fatto che i grandi editori non hanno alcun interesse a pubblicizzare un candidato come me, estraneo ai favoritismi. Si tratta però di logiche vecchie, io vado avanti scendendo per le strade, incontrando la gente nelle periferie, nei parchi, nei mercati, nei centri anziani, nelle famiglie.
Ma in un’epoca mediatica come la nostra, è possibile ottenere consensi senza avere risonanza da parte della grande informazione?
L’informazione oggi si sta rivoluzionando. L’opinione pubblica si crea sui social, sulle testate on-line. La Rete è molto più avanti dei grandi editori, che faticano sempre di più a vendere le copie dei giornali cartacei.
La famiglia è una priorità nella sua agenda politica. Se diventasse sindaco, quali misure prenderebbe per tutelarla?
L’Italia subisce un continuo calo demografico e al contempo un’emigrazione di giovani che la stanno falcidiando. È allora urgente rilanciare la famiglia. Rilanciare la maternità, ad esempio. Noi abbiamo previsto un reddito di maternità. Su questa battaglia ci sta affiancando Paola Bonzi, fondatrice e direttrice dello storico Centro Aiuto alla Vita Mangiagalli. I fondi si possono trovare spostando verso le donne incinta i finanziamenti destinati a quella miriade di aziende municipalizzate di Milano che non hanno senso di esistere. Poi ci sono fondi privati pronti a investire sul cosiddetto “housing sociale”, offerta di alloggi a prezzi contenuti. La Giunta di centro-sinistra non ha mai voluto considerare questa opportunità. Nella periferia di Milano ci sono 10mila alloggi vuoti, che non vengono assegnati perché devono essere ristrutturati. Noi proponiamo di assegnare a famiglie bisognose queste abitazioni, facendogli affrontare la spesa della ristrutturazione e mettendola a conguaglio con il costo dell’affitto. A proposito di edifici, ci sono tante strutture demaniali che proponiamo di assegnare in convenzione alle scuole paritarie, molte delle quali a Milano rischiano di chiudere a causa del disinteresse del Comune.
A marzo si è recato fuori una scuola di Milano, per protestare contro la presunta decisione dell’istituto di sopprimere la Festa del Papà. Cosa può fare l’amministrazione comunale per difendere la famiglia anche in questi luoghi?
Innanzitutto, sui moduli scolastici, vanno ripristinate le voci “padre” e “madre” in luogo di “genitore 1” e “genitore 2”. Questa Giunta, tramite l’assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino, ha cercato in tutti i modi di sponsorizzare l’ideologia gender nelle scuole. Non si tratta di una battaglia tra cattolici e non, come vorrebbero farci credere per ghettizzarci come bigotti, ma di una battaglia per difendere la natura umana. Oggi assistiamo invece al tentativo di delegittimare la famiglia. Certe correnti ideologiche fanno l’interesse delle multinazionali, creando individui liberi da vincoli comunitari, che si relazionano tra loro seguendo le sole logiche del consumo. Correnti che si formano nelle scuole, corrompendo le coscienze dei più giovani. È qui quindi che bisogna intervenire in primis per difendere la famiglia.
A Milano il registro sulle unioni civili c’è dal 2012. Presto questo nuovo istituto potrebbe diventare legge. Se Lei fosse sindaco, farebbe obiezione di coscienza?
Il fatto che le unioni civili passeranno probabilmente anche alla Camera con la fiducia la dice lunga sul basso livello di democrazia proposta dal Partito Democratico, che ha evidentemente un dovere nei confronti di alcune lobby. Assolutamente, io non avrò nessuno timore: sarò obiettore di coscienza.

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Federico Cenci

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