Maria Militare

Migranti: recuperata nave affondata nel Mediterraneo con oltre 700 corpi

Intanto 10 donne sono morte nell’ennesimo naufragio di un gommone carico di migranti in viaggio nel Canale di Sicilia

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Sono dieci le donne morte nell’ennesimo naufragio di un gommone carico di migranti in viaggio nel Canale di Sicilia. I loro corpi sono stati recuperati dalle acque dai soccorritori, che sono riusciti a salvare altre 107 persone a bordo dell’imbarcazione; poco distante dal luogo della tragedia hanno poi tratto in salvo altri 117 migranti alla deriva su un barcone.
La tragedia è avvenuta nelle stesse ore in cui il Governo italiano ha completato una straordinaria operazione umanitaria nel recupero della nave affondata il 18 aprile 2015 nel Mediterraneo, a 100 miglia dalla Sicilia e a 40 dalla Libia, con oltre 700 corpi.  Rimasto a una profondità di 370 metri, il peschereccio è stato riportato in superficie per iniziare le operazioni di recupero delle salme dal relitto. Già dal giugno del 2015, su indicazione della presidenza del Consiglio italiano, la Marina Militare aveva avviato la complessa operazione di recupero dei resti delle persone che erano rimaste intrappolate nella stiva. Da allora erano stati recuperati i resti di oltre 169 persone.
Un’operazione “meritevole”, afferma la Fondazione Migrantes, perché “mentre celebriamo il Giubileo della Misericordia, ricorda il valore dell’opera ‘seppellire i morti’, ed anche perché restituisce i morti alle loro famiglie, in pena per chi, partito, non aveva più dato sue notizie”.

“Finalmente, i corpi di uomini e donne, bambini, giovani potranno trovare – afferma mons. Giancarlo Perego, direttore generale di Migrantes – una degna sepoltura, nello stesso giorno in cui altre madri e donne hanno perso la vita nel Mediterraneo. I morti recuperati e i nuovi continui morti nel Mediterraneo chiedono – conclude – che non siano più rimandati i corridoi umanitari, unica soluzione per non avere sulla coscienza le morti di tanti migranti in fuga, uomini e donne come noi”.

Il relitto sarà ora collocato all’interno di una tensostruttura refrigerata, lunga 30 metri, larga 20 e alta 10, dove inizieranno le operazioni per estrarre dalla stiva, dove i migranti erano stati chiusi a chiave, i resti delle altre 250 o 300 persone. Per l’identificazione sarà creato un network a livello europeo.  Dal 2014 si contano 10.000 vite umane stroncate mentre cercavano di attraversare il mare nella speranza di fuggire dalla guerra e dalla fame.
 
 

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ZENIT Staff

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