'Midterm': la svolta 'pro-life' degli Stati Uniti

La schiacciante vittoria dei repubblicani corrisponde anche al trionfo dei sostenitori della difesa della vita contro gli abortisti. Si aprono ora nuovi scenari legislativi sui temi etici

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“È probabilmente il peggior gruppo di Stati possibile per i democratici dai tempi di Dwight Eisenhower”. È risalito al lontano 1958, il presidente statunitense Barack Obama, per individuare uno scenario politico per i democratici avvilente quanto quello uscito dalla lunga notte delle elezioni di midterm. I repubblicani sono infatti riusciti ad accaparrarsi la maggioranza al Congresso e a strappare il Senato, che finora era un consolidato fortino democratico.

Un duro colpo, che trasforma così la presidenza Obama – per usare un termine in voga oltreoceano – in una “anatra zoppa”, che dovrà gestire il potere esecutivo da una posizione di estrema debolezza. Obama non avrà più una maggioranza parlamentare che appoggi le sue riforme. E sono proprio molte di queste proposte riforme, secondo gli analisti statunitensi, ad aver innescato il dissenso nei confronti del governo.

A sostenere questa tesi sono soprattutto i pro-life, i quali interpretano la sconfitta di Obama come un rifiuto delle sue politiche liberali a proposito di temi etici. Kristan Hawkins, presidente di Students for Life of America, ritiene che per i democratici “è stato un grosso errore tirar fuori storie su come l’aborto dovrebbe esser meno stigmatizzato e su come la procedura che termina la vita di un altro, indifeso essere umano sia un bene sociale e morale”.

Significativo, d’altronde, che i sette nuovi senatori repubblicani si siano contraddistinti, in passato, per prese di posizione a favore della vita. Ed è ancora più significativo che abbiano trionfato su avversari democratici che – come affermano i pro-life americani – “erano tutti militanti pro-aborto”.

In Arkansas, Tom Cotton accede al Senato dopo una lunga trafila al Congresso durante la quale si è guadagnato il riconoscimento di “grande sostenitore della causa del diritto alla vita”, come ha detto Carol Tobias, presidente dell’associazione National Right to Life. Proviene invece dal Kansas il neo-senatore Pat Roberts, che in campagna elettorale aveva definito “inconcepibile” che il suo rivale democratico Greg Orman fosse appoggiato da lobby abortiste.

Appoggi, quelli di Planned Parenthood e di altre organizzazioni pro-aborto, che non sono serviti nemmeno nel North Carolina, dove Thom Tillis (che si era detto “onorato” di aver ricevuto 3milioni di dollari di finanziamento dagli abortisti) è stato sconfitto dal repubblicano Kay Hagan. Il sostegno dei pro-life, al contrario, ha consentito una schiacciante vittoria a Cory Gardner, in Colorado, contro Mark Udall, soprannominato “Mark Uterus” per la sua ossessione a favore dell’aborto come diritto.

Sulla stessa linea anche il South Dakota, che offre al Senato Mike Rounds, popolare tra i pro-life americani poiché, quand’era governatore del suo Stato, firmò una legge che limita fortemente l’aborto. Nuovo senatore è anche Joni Ernst, che in Iowa aveva proposto un disegno di legge per riconoscere personalità giuridica all’essere umano fin dal concepimento.

Il Senato uscito dalle elezioni offre dunque un segnale positivo, che riaccende la speranza che venga ripreso l’iter di discussione della legge Pain Capable Unborn Child Protection Act, per ora bloccata dopo l’approvazione al Congresso. Questa norma modifica il codice penale federale per sancire il divieto d’aborto oltre le 20 settimane di gravidanza. La legislazione corrente, risalente al 1973, si basa su una sentenza della Corte Suprema che consente di fermare una gravidanza sino alla 24esima settimana.

Limitazioni giuridiche all’aborto, tuttavia, possono essere applicate Stato per Stato. È per questo che si rivela interessante osservare la nuova mappa politica dei governatori degli Stati Uniti ridisegnata dalle elezioni di midterm. Partendo dall’estremo sud, va segnalata la vittoria di Gregg Abbot in Texas, che ha sconfitto la democratica Wendy Davis, già pronta ad abolire la misura del precedente governatore Rick Perry, chiamata Texas House Bill 2, che proibisce l’aborto dalla 20esima settimana e impone una serie di restrizioni alle cliniche che praticano l’interruzione di gravidanza.

Vincono i repubblicani anche in New Mexico, in Nevada, in Alabama, in South Carolina, in Idaho, in Iowa, in Oklahoma, in South Dakota e in Kansas. In quest’ultimo Stato la conferma del governatore Sam Brownback è salutata con particolare favore dai pro-life. Brownback, convertito al cattolicesimo, con questa vittoria potrà correre alle primarie del Partito repubblicano per le presidenziali del 2016. Sarà allora che gli americani avranno l’occasione di completare la svolta storica iniziata due giorni fa con le elezioni di midterm.

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Federico Cenci

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