"Mi sento un alieno intrappolato in un corpo umano" (Quarta ed ultima puntata)

Identità, accettazione ed impegno attraverso il Forum di Spazio Asperger

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Il crollo della maschera

Quando ho realizzato la corrispondenza delle mie caratteristiche “anomale” con i tratti della neurodiversità, la mia reazione è stata di una sorta di euforia, forse perch</em>é di tutte le identità che avevo cercato di calarmi addosso quella era la prima a somigliarmi. 

Ne è seguito un periodo in cui sono sembrata molto “più autistica” del solito – ciò perché avevo deciso che ero stufa di molte “maschere” che usavo per sembrare normale, sul momento non riuscendo a calibrare quali fossero utili in qualche modo e quali per nulla, così che piuttosto le rifiutavo tutte in massa. Il lato negativo è stato una maggiore insicurezza derivata dalla consapevolezza dei miei limiti, che prima ero solita ignorare brutalmente. 

La maggior conquista è stata probabilmente potermi “perdonare” per la mia infanzia infelice, per la quale ero solita detestarmi al punto di non poter nominare i miei comportamenti di allora senza che ne seguisse una crisi di rabbia; e in generale smetterla di colpevolizzarmi tutte le volte che ero detta “strana”, realizzando che non era una colpa e nemmeno per forza di cose un tratto negativo”. 

Impegno

 L´impegno al cambiamento (commitment) richiede consapevolezza, accettazione e flessibilità, oltre a valori personali che servano da motivazione allo stesso. Pur essendo inizialmente importante il coping, non si può passare l´intera vita a “far fronte” e vogliamo enfatizzare una prospettiva di crescita e quindi di modifica di se stessi. Questo ovviamente non significa non accettarsi, significa accettarsi per valorizzarsi. Quale delle due prospettive viene adottata dipende molto dal mindset, dal modo in cui la persona affronta la vita. Per questo motivo è importante incentivare la flessibilità cognitiva, senza flessibilità si può ottenere un “adattamento passivo”, in cui la persona reputa di dover essere accettata “così com´è” senza fare il minimo sforzo e mette in atto un adattamento reattivo, che è in realtà solo apparente in quanto porta all´evitamento esperienziale, ovvero ad evitare le sfide della vita che potrebbero ferire e rimarcare le proprie mancanze. Un vero impegno al cambiamento si ottiene invece attraverso una vera accettazione che partendo dalla consapevolezza di sé, nel bene e nel male, spinge a smussare i propri angoli e nella creazione di un programma di vita che si adatti attivamente al mondo e sia in linea con i propri valori. 

Insegno nella scuola primaria da dieci anni e ho iniziato a sospettare di essere AS quando un´ alunna molto speciale, che rientrava nello spettro autistico, fu inserita nella mia classe. Compresi subito che nessuno avrebbe apprezzato le sue doti straordinarie, perché tutti, colleghi compresi, si limitavano a evidenziare le giravolte che faceva in giardino durante la ricreazione e il suo mondo fantastico popolato da creature immaginarie. Compresi che se non avessi fatto subito qualcosa, la sua vita si sarebbe inevitabilmente frantumata in un abisso di solitudine. Iniziai a far notare ai compagni le sue abilità, che potevano diventare una risorsa per la classe. La scelsi come “tutor”, in modo che potesse aiutare i compagni in difficoltà durante le attività didattiche ed inserirsi così nel gruppo classe attraverso i suoi punti di forza. Non solo la bambina divenne un punto di riferimento per i compagni, ma gli stessi le costruirono una cortina protettiva intorno per scongiurare qualsiasi attacco a lei rivolto proveniente dall´esterno. Ho amato molto A. perché rivedevo in lei la bambina che ero stata. Ho voluto che avesse quella comprensione e quella complicità che a me erano mancate e mentre aiutavo lei sentivo di aiutare anche me stessa. Vorrei che la mia esperienza diventasse preziosa per gli educatori, gli insegnanti, gli psicologi, gli psichiatri e le persone tutte. 

Non so quanto possa servirti, ma la frase che finora ho pensato più volte, anche tanti anni fa, prima di sapere della diagnosi, è: Mi sento un alieno intrappolato in un corpo umano. Oggi questo alieno esiste ancora, ma assume connotati sempre piùumani. 

(Articolo tratto da Autismo Oggi, n. 22rivista della Fondazione Ares, in collaborazione con Spazio Asperger)

(La terza puntata è stata pubblicata domenica 15 settembre)

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Davide Moscone

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