Mente-corpo: il rapporto tra intelligenza e cervello

Lo spiega p. Ramón Lucas Lucas, professore di Antropologia Filosofica e Bioetica, in occasione di una conferenza sul tema domani al Regina Apostolorum

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Il rapporto tra intelligenza e cervello risponde a un vecchio dibattito ancora presente nei nostri giorni. In occasione della conferenza “Mente-corpo: il rapporto tra intelligenza e cervello”, che si terrà domani all’interno del Master in Scienza e Fede, all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, abbiamo chiesto aP. Ramón Lucas Lucas, L.C., professore di Antropologia Filosofica e Bioetica presso l’Università Gregoriana e l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, la sua posizione riguardo questo tema. 

“Per secoli si è cercato di spiegare il rapporto anima/corpo tramite speculazioni filosofiche e ragionamenti metafisici”, spiega padre Lucas Lucas. “Platone ne fecce uno dei sui temi prediletti. Agostino giunge a dire che per certi versi è più difficile comprendere l’unione dell’anima col corpo, che non l’Incarnazione del Verbo. Nel settecento Descartes operò la distinzione tra res cogitans e res extensa senza riuscirvi a spiegare il vero rapporto”.

“Nuove discipline – prosegue – sono nate e si sono sviluppate, fino ad arrivare alla contemporanea neuroscienza che cerca di trovare i collegamenti tra mente e cervello, tra persona e natura, tra etica e scienza. I neuroscienziati sono intenti a dimostrare che il libero arbitrio è un’illusione, che la coscienza è un epifenomeno del cervello, che la mente è semplicemente un fascio di neuroni. L’uomo neuronale, secondo il libro di Jean-Pierre Changeux, non oltrepassa la frontiera dell’orizzonte psico-fisico; il libro presenta un’esplorazione del cervello e dei meccanismi del pensiero, che sovverte lo statuto delle scienze umane e getta le basi di una biologia dello spirito”.

Infatti, si dice che l’uomo pensa con il cervello. Tuttavia, precisa il professore, “il cervello è un organo materiale”. Pertanto, “anche l’atto di pensare (il pensiero) e la facoltà che pensa (l’intelligenza) sarebbero, di conseguenza, entrambi materiali”. La prova del fatto che l’uomo pensa con il cervello, afferma Lucas Lucas,  risiederebbe nella “evidenza che durante la vecchiaia, a causa di un infortunio o di una malattia…, questo organo viene danneggiato e la capacità di pensare viene seriamente compromessa in base al danno subito dal cervello. Ma le cose non stanno proprio così. L’uomo non pensa col suo cervello, ma con l’intelligenza. Il cervello non e l’organo, ne la causa del pensiero, ma ne e soltanto la condizione necessaria”. 

Per capire esattamente il significato di questa risposta, padre Ramòn invita a considerare cosa succede nel caso dell’occhio, in relazione alla sensazione visiva, o nel caso dell’orecchio, in relazione alla sensazione uditiva. “L’uomo vede con l’occhio e ascolta con l’orecchio”, afferma, “ciò significa che l’occhio e l’orecchio sono rispettivamente gli organi dei sensi della vista e dell’udito: sono ‘organi’, cioè producono le sensazioni visive e uditive. Per questo, un uomo senza occhi non vede e un uomo con una malattia grave all’orecchio non può udire assolutamente nulla o ci sente poco”. Non avviene la stessa cosa per la conoscenza intellettiva: “Non è il cervello che produce il pensiero, come l’occhio produce la sensazione visiva, né tanto meno il cervello è l’organo dell’intelligenza, come l’occhio è l’organo del senso visivo”. In realtà, precisa Lucas Lucas, “la conoscenza intellettiva è di natura spirituale, mentre il cervello è un organo materiale. Per il principio di causalità, ciò che è materiale non può produrre ciò che è spirituale: la causa (materiale) non sarebbe proporzionata all’effetto (spirituale)”. Pertanto, “la causa della conoscenza intellettiva non può essere altro che una facoltà spirituale, come di fatto, è l’intelligenza”. 

Qual è, dunque, il rapporto tra intelligenza e cervello? “Non è una relazione causale – afferma Padre Ramón – ma una relazione di condizione strumentale”. Cioè, “l’intelligenza si serve del cervello per pensare, ma non pensa con il cervello. In realtà, per poter pensare, l’intelligenza ha bisogno dei sensi e del cervello, che le forniscono il materiale su cui pensare. Ricevendo gli impulsi trasmessi dai sensi, il cervello li elabora in sensazioni e immagini. L’intelligenza, con la sua capacità di astrazione, si serve di questo materiale per formare i concetti”. Ovviamente, aggiunge, “se non vi è tale materiale fornito dal cervello, l’intelligenza non può operare; quindi, l’intelligenza nell’atto di pensare si serve del cervello come condizione. Ad esempio: la causa della luce nella stanza in cui mi trovo ora è il sole, ma la condizione necessaria affinché il sole produca il chiarore nella stanza è che vi sia una finestra. Nessuno direbbe mai che sia la finestra a produrre (causa) la luce. Infatti, a mezzanotte la finestra è ancora lì, ma la stanza è buia. La finestra non causa la luce, ma e la condizione necessaria per mezzo della quale la luce causata dal sole possa entrare”.

P. Ramón Lucas conclude dicendo che “la ragione di ciò è che l’intelligenza è una facoltà dell’anima, mentre il cervello è un organo del corpo. Questo spiega due cose: in primo luogo, il fatto che l’intelligenza può continuare ad esistere anche quando il cervello è distrutto (immortalità)”. In secondo luogo, “il fatto che nello stato attuale di unione sostanziale dell’uomo, l’intelligenza non può capire senza il cervello perché le mancherebbe la condizione necessaria per poterlo fare”. D’altra parte, che il cervello non sia l’organo dell’intelligenza si dimostra dal fatto che “l’intelligenza pensa il proprio cervello, lo analizza, lo guida, per esempio, richiedendogli che fornisca alcune immagini e non altre”.

Ora, questo è un segno che l’intelligenza non pensa con il cervello: infatti, “non potrebbe con lo stesso atto pensare il cervello e pensare con il cervello, come l’occhio non può vedere se stesso”. In realtà “l’intelligenza possiede la capacità di porsi, in qualche modo, al di là e al di sopra del proprio cervello, dato che lo può persino pensare. Vi è, dunque, nell’uomo un ‘atto’ spirituale, il pensare; e una ‘facoltà’ spirituale: l’intelligenza”.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione