Medjugorje e il miracolo delle conversioni

Rino Cammilleri racconta: “Non ho visto miracoli né prodigi, e nemmeno una particolare esperienza spirituale. Ma infinite conversioni”

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di Antonio Gaspari

ROMA, mercoledì, 10 ottobre 2012 (ZENIT.org).– Tutto a Medjugorje risulta eccezionale: la durata del fenomeno delle apparizioni, le numerose guarigioni, l’interesse dei media. E, più di ogni altra cosa, l’eco suscitato nel mondo, eco che nel giro di un trentennio ha trasformato questo piccolo e sconosciuto villaggio dell’ex Iugoslavia nella meta di un milione di pellegrini l’anno.

Ma cosa spinge i fedeli a intraprendere il viaggio verso una località così remota? Che cosa li induce a percorrere la dura salita del Podbrdo o quella ancora più ardua del Krizevac, talvolta persino scalzi? E, al ritorno, cosa rimane loro del cammino spirituale compiuto?

Per rispondere a queste ed altre domande lo scrittore Rino Cammilleri ha scritto e pubblicato il libro “Medjugorje – Il cammino del cuore” (edizione Mondatori).

Nel libro Cammilleri racconta ciò che visto durante due pellegrinaggi che ha compiuto nel villaggio bosniaco, il primo nel 1990, sull’onda di una crisi esistenziale, e il secondo nel 2011, ricco di una sofferta maturità conquistata nel tempo.

Due viaggi, compiuti a distanza di un ventennio, durante il quale è cambiato il clima politico con la caduta del muro di Berlino, la disgregazione della Iugoslavia e la fine della guerra fredda; è cambiato il villaggio, cresciuto e ormai incentrato sull’accoglienza dei pellegrini; sono cambiati i veggenti, diventati oggi degli adulti che vivono una vita quasi “normale”. Quella che non è cambiata è l’intensità della sua esperienza religiosa.

Per saperne di più, ZENIT ha intervistato Rino Cammilleri

Cosa pensi del fenomeno Medjugorije?

Rino Cammilleri: Da lettore assiduo del Vangelo, cerco di essere realista e concreto, perciò applico la massima “vieni e vedi”. Sono andato due volte a Medjugorje, a distanza di vent’anni. Ho visto crescere e svilupparsi un fenomeno ormai planetario e vi ho applicato il criterio ermeneutico del Vangelo: gli alberi si giudicano dai frutti. Là c’è gente che prega, che ha ritrovato la via cristiana, che si confessa. Ed è davvero tanta. Se non sono buoni frutti, questi…

Ci sono state veramente le apparizioni?

Rino Cammilleri: Questo non posso dirlo, né spetta a me il giudizio. Io, di straordinario, non ho visto niente. Non ho nemmeno provato particolari “frissons” emotivi. Sono andato non da giornalista e nemmeno da semplice curioso, ma da pellegrino, come tutti. Avevo anch’io le mie richieste di grazie, come tutti, e non le ho  ottenute, come –suppongo- non pochi altri. Ma mi sono guardato attorno e quel che ho  visto mi è bastato. Se le apparizioni non ci sono state, allora il mistero è ancora più grosso.

Cosa pensi dei veggenti?

Rino Cammilleri: Ne conosco personalmente solo una, Marija. Viska l’ho vista da vicino (gli altri soltanto in tivù o in foto). La prima mi pare una persona normalissima, in tutti i sensi, e questo depone a suo favore. L’altra mi ha colpito per la gioia che sprizza da tutti i pori: una persona così gioiosa non l’ho vista mai. Per il resto, sto a quel che ho letto su di loro, so che i sei sono stati analizzati in tutti i modi dalla scienza più moderna e sono stati trovati sani di mente e di personalità. D’altra parte, tutti quelli che li hanno incontrati e li incontrano testimoniano della loro serena disponibilità. Considerando che sono più di trent’anni che fanno –mi si passi l’espressione- i veggenti di Medjugorje a tempo pieno, mi colpisce la loro perdurante non affettazione, il non atteggiarsi ispirato, la loro non richiesta –che sarebbe anche umana- di privacy, di essere lasciati finalmente in pace…

Come è possibile che le apparizioni si ripetano da così tanto tempo? Secondo alcuni esperti tutte le apparizioni di Maria nelle storia hanno avuto un periodo limitato…

Rino Cammilleri: Nel mio libro analizzo tutti gli aspetti su cui si appunta la critica, tra cui questo. Anche perché il libro narra di un mio viaggio anche mentale e storico: dopo trent’anni trascorsi ripiegato sulla storia del cristianesimo, tutti i dubbi che mi venivano in mente, man mano, su Medjugorje non li ho nascosti (e li ho affrontati proprio paragonandoli alle altre apparizioni mariane, alle “profezie”, ai “segreti”…). Riguardo a questo in particolare, devo dire che ci sono precedenti. Per esempio, alla veggente francese Estelle Faguette, nell’Ottocento, la Madonna apparve per oltre cinquant’anni, tutti i giorni, fino alla morte. Ma giudicare il soprannaturale alla sola luce –un po’ giuridica- del “precedente” può essere fuorviante…

E’ comunque indubbio che a Medjugorjie avvengano in continuazione conversioni. Tantissima gente anche scettica, si confessa, prega, si affida a Maria. Sulle mille grazie che scaturiscono da quel luogo non sembrano esserci dubbi. Conosco almeno tre persone atee e ostili alla Chiesa cattolica che sono andate a Medjugorije e che ora sono sacerdoti. Tu che ne pensi?

Rino Cammilleri: E’ proprio questo il motivo che mi ha spinto a interessarmene. Stando ai veggenti, la Madonna a Medjugorje chiama alla conversione ed è ciò che là accade in maggior copia. Libri (anche i miei quasi quaranta), convegni, piani pastorali, omelie, cortili dei gentili, cattedre dei non credenti e dialoghi vari non sembrano smuovere di un millimetro chi non crede. Si potrebbe dire che nemmeno un intero Concilio, visto che, proprio nel cinquantenario dello stesso, il papa è stato costretto a indire un Anno della Fede, in quanto è giusto questa che sembra in caduta libera nel terzo millennio cristiano. Seminari vuoti, vocazioni a picco, contestazioni da parte dei pochi rimasti, ostinati –contro l’evidenza- a credere che la soluzione stia nelle “riforme”. Poi, come hai detto, tu, basta andare a Medjugorje ed ecco un ateo incallito che torna prete.

Perché hai deciso di scrivere questo libro?

Rino Cammilleri: Perché nella ormai vastissima pubblicistica su Medjugorje mancava una voce che in qualche modo rappresentasse quelli che sono andati, non hanno visto miracoli né prodigi, non hanno ottenuto grazie e nemmeno una particolare esperienza spirituale. Eppure sono in qualche modo rimasti edificati dai fatti: anche Cristo, nel Vangelo, dice ai discepoli del Battista di riferire quanto vedono (…i sordi odono, gli storpi camminano…). E i fatti incontrovertibili che ho  visto sono appunto le infinite conversioni.

Cosa intendi comunicare?

Rino Cammilleri: Proprio questo: il miracolo più eclatante èla conversione. Chi, come me, ha per decenni scritto libri e parlato in pubblico sa meglio di chiunque altro quanto sia più facile –paradossalmente- guarire istantaneamente da un cancro all’ultimo stadio che mutare radicalmente le proprie convinzioni. Penso al primo grande convertito, san Paolo. Era così convinto della giustezza della sua causa da perseguitare quelli che considerava eretici, i cristiani. Poi, di colpo, in totale assenza di crisi esistenziali o di disgrazie personali, quest’uomo, braccio esecutivo ed armato del Sinedrio, diventa il più tenace (ed efficace) propagandista di Cristo, incurante della vitaccia che ciò gli costerà, fino al patibolo.

Quali sono le storie e le suggestioni che ti hanno più colpito?

Rino Cammilleri: Come scrivo nel libro, ognuno di noi rimane colpito da qualcosa che non colpisce altri. In ciò, davvero, ognuno di noi è unico e irripetibile. Quel che ha colpito me, lo racconto, certo, ma si tratta di fatti che a un altro risulterebbero irrilevanti. Credo che in questo ci sia in qualche modo il dito di Dio, che conosce ciascuno di noi e sa con che cosa “colpirlo”. In modo discreto e non invadente, di solito, secondo il suo stile rispettoso della libertà di ognuno. Non credo che sia esemplare, per altri, quel che m
i ha colpito e mi ha fatto propendere favorevolmente verso il fenomeno Medjugorje. I curiosi, comunque, lo leggeranno nelle mie pagine. Perché togliere loro il gusto di scoprirlo?

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ZENIT Staff

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