Medio Oriente: primi attacchi della coalizione internazionale contro i terroristi

Tra i piloti dei caccia che hanno preso parte all’operazione, anche una donna degli Emirati Arabi. Intanto Obama annuncia una risoluzione all’Onu per fermare il reclutamento di jihadisti

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Mentre il presidente statunitense Barack Obama, all’Assemblea generale dell’Onu, annuncia l’imminente presentazione di una risoluzione che obbligherà tutti i 193 Paesi membri ad adottare leggi per contrastare il reclutamento di jihadisti e invoca una lotta globale contro il terrorismo, sui cieli del Medio Oriente le scie dei bombardieri iniziano a disegnare il suo auspicio. Una prima fase di attacchi via mare e soprattutto via cielo contro le roccaforti dei gruppi islamisti in Siria è iniziata la scorsa notte per opera della coalizione formata da Giordania, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Bahrain.

Le province siriane di Raqqa, Deir-e-Zor, Idlib e Hasake sono state i primi obiettivi della coalizione internazionale, intorno alle tre di mattina (ora locale), e sono state usate “varie combinazioni di aerei, da caccia, bombardieri, aeronavi di pilotaggio remoto e missili Tomahawk”, come ha riferito il Comando Centrale statunitense, per finire con “i campi di allenamento, magazzini di armi, veicoli e centri di comando” jihadisti.

Curioso che tra i piloti che hanno preso parte alla campagna militare ci sia anche una donna araba, il maggiore Mariam al-Mansouri, appartenente all’aviazione degli Emirati Arabi Uniti. Come riferisce il quotidiano locale The National, al-Mansouri, originaria di Abu Dhabi, è stata la prima donna ad entrare nell’accademia di volo allorquando quest’ultima ha aperto le porte anche al gentil sesso.

L’operazione militare in Siria, sebbene sia finalizzata ad estirpare il terrorismo, non gode dell’appoggio della popolazione civile. Lo riferisce il vescovo di Aleppo, Boutros Marayati, all’agenzia Fides. “Qui la gente non ha una visione chiara di quello che sta succedendo – fa notare l’Arcivescovo – ma certo non vede gli autori dei bombardamenti come dei ‘liberatori’. Il sentimento prevalente è che i raid non risolveranno i problemi, e potrebbero addirittura aumentarli. Aumenta ancora l’incertezza che tutti vivono ogni giorno. Quella con cui, ogni giorno, i padri e le madri di famiglia si chiedono se sia ancora possibile rimanere o se l’unica salvezza sia ormai da cercare nella fuga”.

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ZENIT Staff

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