Media vaticani denunciano l'assassinio di due cristiani in Pakistan

Accusati di blasfemia

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CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 20 luglio 2010 (ZENIT.org).- I mezzi di informazione della Santa Sede hanno denunciato l’assassinio, questo lunedì, di due cristiani a Faisalabad (Pakistan), dove si difendevano dall’accusa di aver violato la legge sulla blasfemia.

La notizia ha ricevuto ampio spazio su “L’Osservatore Romano”, la “Radia Vaticana” e l’agenzia “Fides”. Le agenzie missionarie cattoliche di informazione, come Asianews, Églises d’Asie e Ucanews, hanno seguito il caso molto da vicino, mostrando la commozione che ha provocato nel mondo cattolico.

Le uccisioni di Rashid Emmanuel, promotore della Bibbia, e di suo fratello Sajid Masih, imprigionati da tre settimane perché accusati di blasfemia da parte di fanatici integralisti, sono avvenute al termine di un’udienza in tribunale nella quale sarebbe emersa la loro innocenza sulla base del rapporto di polizia che li scagionava dalle accuse.

Stavano per essere rimessi definitivamente in libertà quando un commando di uomini armati li ha freddati all’uscita del tribunale, ferendo il poliziotto che li accompagnava.

Il rito dei funerali è stato officiato da mosignor Joseph Coutts, Vescovo di Faisalabad, questo martedi.

In alcune dichiarazioni all’agenzia Fides, della Congregazione vaticana per l’Evangelizzazione dei Popoli, monsignor Coutts ha rivelato che il funerale è stato vissuto “in un clima di lutto, dolore e alta tensione emotiva”.

“Ho detto alla gente che il sangue di questi innocenti lo offriamo a Dio insieme con il Sangue di Cristo. Servirà per la nostra salvezza e, speriamo, per guarire la nostra comunità di Faisalabad dalle malattie dell’odio e della violenza”, ha ricordato il presule.

Secondo monsignor Coutts, “i due fratelli erano di famiglia cattolica ed entrambi avevano ricevuto il battesimo nella nostra Chiesa. Di recente, uno dei due, Rashid, tramite un breve corso su Internet, aveva ricevuto il mandato di un gruppo protestante per predicare la Bibbia”.

Nei giorni precedenti al duplice omicidio, a Faisalabad c’erano state proteste di piazza organizzate dalle associazioni degli integralisti islamici in un contesto di confronto acceso con la comunità cristiana locale.

Il 15 luglio un corteo d’integralisti era sfilato per le strade di Waris Pura, il quartiere alla periferia di Faisalabad abitato da più di 100.000 cristiani.

Nel corso della manifestazione, una sassaiola aveva colpito la facciata della chiesa cattolica del Santo Rosario, suscitando grande preoccupazione tra i fedeli.

I manifestanti musulmani avevano invocato più volte la condanna a morte dei due fratelli cristiani, ritenuti colpevoli di aver distribuito volantini con frasi ingiuriose nei confronti del Profeta Maometto.

Le indagini della polizia avevano invece accertato che i due fratelli non erano gli autori delle scritte incriminate. Le frasi blasfeme erano state aggiunte da qualcuno che aveva cercato di imitare la grafia dei due incriminati.

“Credo vi sia una strategia per far salire la tensione e l’odio interreligioso in Pakistan”, ha confessato monsignor Coutts.

Il segretario esecutivo della Commissione nazionale giustizia e pace della Conferenza Episcopale del Pakistan, Peter Jacob, citato da “L’Osservatore Romano”, ha rinnovato l’appello alle autorità affinché aboliscano la legge sulla blasfemia, spesso usata come pretesto da parte degli integralisti per perseguitare i cristiani.

Per il rappresentante cattolico, “è necessario convincere il Governo e l’opinione pubblica che tali norme sono pericolose per la sopravvivenza stessa del Pakistan”.

L’uccisione dei due fratelli ha reso ancora più difficile la situazione a Faisalabad. “In un clima di grande tensione emotiva”, questo lunedì sera i cristiani “hanno gridato e c’è stata qualche reazione scomposta e lancio di sassi contro negozi musulmani”, ha riferito a Fides padre Khalid Rashid Asi, Vicario generale della Diocesi di Faisalabad.

La reazione degli estremisti islamici non si è fatta attendere: alcuni predicatori delle moschee intorno a Waris Pura hanno esortato i musulmani a “combattere gli infedeli”, e nella notte una folla di oltre 2.000 militanti ha messo a ferro e fuoco il quartiere.

“In quattro sacerdoti siamo andati porta a porta, per tutta la notte, a parlare con i cristiani, chiedendo loro di non reagire per non innescare un pericolosa spirale di violenza e vendetta. Abbiamo detto loro: noi siamo di Cristo, amiamo la pace, perdoniamo i nostri aggressori”, ha detto padre Khalid.

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ZENIT Staff

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